... Fernando Mondego che dopo l'incarcerazione di Dantes, partecipa come coscritto nell’esercito francese, ai conflitti che in quel periodo imperversano in Grecia. Durante la quale guadagna denaro e reputazione e una volta tornato in Francia con il titolo di Conte de Morcerf, sposa Mercedes e diventa membro della Camera dei Pari...
Tu: Insomma ebbe un bel successo!
Io: La vita fu radiosa per lui, almeno fino a un certo punto!
Tu: Un certo punto?
Io: Fino a quando fu processato per alto tradimento!
Tu: Perché?
Io: Quando era ufficiale in Grecia!
Tu: Capisco!
Io: Alla fine la moglie e il figlio lo abbandonarono!
Tu: E lui se la prende?
Io: Si suicida sparandosi!
Tu: Dantes ebbe un ruolo in questa faccenda?
Io: Lui fece ritrovare la lettera che dimostrava il fatto con certezza!
Tu: E come lo fece?
Io: Impersonando il signor Zaccone...
... un nobile italiano, la cui ricchezza era pari solo alla sua aura di mistero. Figlio di un ricco armatore maltese, che vive nell'agio di una ricca rendita. Appare come una persona gentile ed educata, sebbene restia a dare eccessive confidenze...
Tu: Ma la lettera cosa riportava?
Io: Il chi, il perché, il come, il cosa!
Tu: Comincia dall’inizio!
Io: Alì-Tebelen (un Pascià di Giannina) venne rovesciato dal suo acerrimo nemico: il generale Kourchid!
Tu: E che c’entra Fernando?
Io: Lui, in quanto ufficiale francese, si astiene dall’intervenire per salvarlo!
Tu: Perché?
Io: Perché gli viene offerto del denaro!
Tu: Ed come diventa ricco!
Io: Già!
Tu: Un altro dei cospiratori fu il procuratore del re, ricordo bene?
Io: Gerard de Villefort...
... fu il responsabile materiale dell'incarcerazione di Dantes che, pur riconoscendo l’innocenza del giovane, si vide costretto ad incastrarlo per salvare la propria posizione e la vita del padre Noirtier: un rivoluzionario; un bonapartista. Dantes, infatti, era l'unico testimone dell’esistenza della lettera con la quale si avvertiva Noirtier, dell’imminente insurrezione volta a rovesciare il re di Francia; se quella lettera fosse finita in mani sbagliate, il padre sarebbe stato condannato a morte e lui, certamente, avrebbe perduto per sempre la sua posizione di rilievo presso il re...
Tu: E che fine fa?
Io: Diventa pazzo!
Tu: Pazzo?
Io: Sì, riceve una serie di brutte notizie, tutte nello stesso giorno!
Tu: Tali da scuoterlo così tanto?
Io: Prima scopre di avere un figlio illegittimo!
Tu: Ah!
Io: Un certo Benedetto che condanna all’ergastolo per essere un assassino!
Tu: Poi?
Io: Poi, tornato a casa dal tribunale, scopre che la moglie Heloise si è avvelenata!
Tu: Terribile!
Io: Ma prima avvelena il figlioletto Edouard!
Tu: Poi diventò pazzo?
Io: No, non fu quella l’ultima notizia che apprende prima di impazzire!
Tu: E quale fu?
Io: Apprese che dietro tutti quei fatti c’era il Conte di Montecristo!
Tu: Ironico!
Io: Già!
Tu: E, invece, il terzo cospiratore?
Io: Danglars...
... Dopo aver incastrato Dantes, si trasferisce in Spagna, diventa milionario, acquista un titolo nobiliare e torna in Francia divenendo il più ricco banchiere di Parigi...
Tu: Insomma non finisce male!
Io: No, fino al giorno in cui conosce il Conte di Montecristo!
Tu: Infatti lui...
Io: Lo spinge al tracollo finanziario e infine lo fa rapire!
Tu: E poi?
Io: Gli fa dilapidare il denaro rimastogli per sfamarsi!
Tu: E perché?
Io: Lo punisce toccandolo su ciò che reputa più importante!
Tu: E come finisce?
Io: Danglars si pente di aver cospirato contro Dantes e lui, così, lo perdona restituendogli la libertà!
Tu: Mica giusto, però!
Io: Da uomo povero... s’intende!
Tu: Ah, meglio!
Tu: E l’ultimo dei cospiratori?
Io: Caderousse?
Tu: Sì, Caderousse!
Io: Caderousse...
... è il personaggio che assume il ruolo più marginale durante tutta la cospirazione, poiché era del tutto ubriaco al momento nella quale si scrisse la lettera e partecipò senza quasi rendersene conto...
Tu: Quindi rimane impunito?
Io: Dantes all’inizio lo perdona lasciandolo alla sua vita...
Tu: Ma?
Io: Ma alla fine, arriva alla conclusione che è marcio esattamente come tutti gli altri!
Tu: Ragion per cui?
Io: Lo lascia assassinare senza nemmeno provare a salvarlo!
Tu: Chi lo assassina?
Io: Ricordi Benedetto?
Tu: Il figlio illegittimo di Villefort?
Io: Proprio lui!
Tu: Ed è per quell’assassinio che, infine, sarà condannato da Villefort?
Io: Sì, che ironia, eh?
Tu: Già!
Io: Allora, vuoi leggerlo?
Tu: Sì... credo di sì!
Io: Credo? Che vuol dire credo?
Tu: Vuol dire forse!
Io: Forse?
Tu: Forse sei tu ad essere bravo nel raccontarlo!
Io: Perciò non lo vuoi leggerlo?
Tu: Non ho detto questo!
Io: E allora che hai detto?
Tu: Che sono quasi convinto!
Io: Ma?
Tu: Ne hai altre di storie su quel romanzo?
Io: Sì, certo!
Tu: Ti ascolto allora!
... Nel romanzo appaiono tre personaggi i quali ebbero la stessa indole caratteriale del padre di Dumas, e che fecero le stesse scelte di vita del padre di Dumas. In altre parole sembrano proprio ispirati al padre dello scrittore...
Tu: A quali ti riferisci?
Io: Al visconte Alberto De Morcef; al generale Flaviano d’Epinay; a Edmondo Dantes!
Tu: Cosa te lo lascia supporre?
Io: Prima devi conoscere la vita dell’uomo in questione!
Tu: Dici del padre dello scrittore?
Io: Sì!
... Il suo nome era Thomas Alexandre Davy de La Pailleterie. Nacque dall’unione di un nobile marchese francese e di un’umile schiava africana...
Tu: Perciò, il padre dello scrittore era un mezzo sangue?
Io: Esatto!
Tu: Quindi Alexandre Dumas aveva nelle vene del sangue africano!
Io: Il padre era africano per metà, lui per ¼!
Tu: Ma il padre dello scrittore non era marchese?
Io: No, perché litigò con il padre!
Tu: Il nonno di Dumas?
Io: Sì, era in disaccordo con lui, ma non si sa molto della faccenda!
Tu: Ma il cognome del padre dello scrittore non era Dumas, come mai?
Io: No, ma lo diventerà!
... il padre dello scrittore, infatti, ripudiò il titolo nobiliare paterno; rinnegò il cognome altolocato del padre; e abbandonò la casa nella quale ebbe i natali...
Tu: Insomma aveva molto carattere!
Io: Il confine tra carattere e caratteraccio è molto sottile!
Tu: Sicuramente!
Io: Comunque porto via con sé anche la madre!
Tu: Che, invece, si chiamava Dumas?
Io: Già, usò parte del sopranome della madre!
Tu: Parte?
Io: Il suo soprannome era ''la femme du mas''!
Tu: La donna... ?
Io: ... della masseria!
Tu: Perciò aveva pochi mezzi economici, giusto?
Io: Ed ecco perché decide di arruolarsi nell’esercito!
Tu: E poi che successe?
Io: Che fece carriera, che da soldato divenne generale...
... Il generale Dumas era un militare dal carattere fiero e impavido, possedeva un coraggio enorme, infatti, tutti i suoi compagni d'armi lo avevano soprannominato il diavolo nero...
Tu: Il diavolo nero?
Io: Già!
Tu: Perché era un mezzo sangue?
Io: Già, ma anche perché era coraggioso in battaglia e schietto con tutti!
Tu: Insomma, un tipo in gamba!
Io: Senza dubbio, ma l’ultima caratteristica (quello di essere schietto con tutti) gli procurò non pochi guai!
Tu: Ossia?
Io: Il generale non approvava la politica imperialistica di Napoleone e sai che fece allora?
Tu: Glielo disse apertamente?
Io: Sì, e non direi che quella fu una grande idea!
Tu: Come reagì Napoleone?
Io: Lo fece arrestare per insubordinazione!
Tu: Per quanto tempo?
Io: Per un anno!
Tu: E dopo?
Io: Fu degradato e cacciato dall’esercito!
Tu: Ma tu come sai tutte queste cose!
Io: Durante la prigionia – per non annoiarsi – tenne un diario!
Tu: Un diario?
Io: Dove scrisse l’intera sua autobiografia!
Tu: Hai capito il tipo!
Io: Sì, ne venne fuori l’immagine di un romantico, avventuriero, spregiudicato!
Tu: Capisco!
Io: Ma la somiglianza tra il padre dello scrittore e i personaggi del romanzo qual è?
Io: Ricordi quando il visconte de Morcef litigò con il padre?
Tu: Uhm...
Io: Dopo che il padre (Fernando) fu accusato di tradimento!
Io: Sì, allora?
Io: In quella circostanza il padre dello scrittore si comportò come il visconte de Morcef!
Tu: Che fece?
Io: Abbandono la casa paterna!
Tu: Sì, adesso, ricordo!
Io: Inoltre, abbandonò la casa paterna, portando via con sé anche la madre Mercedes!
Tu: Ah!
Io: Leggi a pagina 832 del romanzo!
Tu: Perché?
Io: Ho sottolineato la frase del visconte Morcef!
''Coraggio, madre mia, venite, venite, noi qui non siamo più in casa nostra''.
Io: Subito dopo, inoltre, il visconte de Morcef ripudiò il cognome del padre!
Tu: Pagina?
Io: 936!
''Che cosa è mai la vita per me? Oh, ben poca cosa senza di voi, madre mia, credetelo; perché senza di voi questa vita, ve lo giuro, sarebbe cessata nel giorno in cui concepii qualche dubbio sull’onore di mio padre e rinnegai il suo nome''.
Tu: E prenderà anche il cognome della madre?
Io: Certo e come il padre dello scrittore in quel frangente rimarrà senza mezzi economici!
Tu: Perciò si arruola nell’esercito?
Tu: Pagina 935?
''Voi abiterete a Marsiglia, e io partirò per l’Africa, dove invece del nome che ho lasciato, farò illustre il nome che ho assunto […] oh, allora spero, prima che si compiano sei mesi, di essere ufficiale: se ufficiale, la vostra sorte è assicurata, madre mia, perché allora avrò del denaro, e per voi e per me e di più un nuovo nome di cui saremo orgogliosi, poiché quello sarà il vostro vero nome''.
Io: Guarda, poche righe dopo si capisce anche meglio!
Tu: Pagina?
Io: Pagina successiva!
''Ebbene madre mia, da ieri sono ingaggiato negli Spahis'' aggiunse il giovane abbassando gli occhi intimidito, poiché non sapeva egli stesso quanto v’era di sublime nel fare il soldato. ''Dirò che mi sono accorto di avere un corpo, e che potevo venderlo. Mi sono venduto, come si dice'' aggiunse tentando di sorridere, ''più caro di quanto pensassi di valere, vale a dire per duemila franchi''.
Tu: Effettivamente le somiglianze ci sono!
Io: Ma c’è anche il generale Flaviano d’Epinay!
Tu: Lui era come il generale Dumas?
Io: I due generali disapprovavano Napoleone!
Tu: Pagina?
Io: 678!
''Ebbene'' domandò il presidente, ''che ne dite, signor generale?'' ''Io dico che è troppo poco tempo che abbiamo prestato giuramento al re Luigi Diciottesimo da violarlo di già a beneficio dell’ex-imperatore''.
Io: E sai come finirà?
Tu: Male?!
Io: Gira pagina!
''Signore'' disse il presidente alzandosi e col tono più severo, ''badate a ciò che dite! Le vostre parole ci dimostrano che all’isola d’Elba si sono ingannati sul vostro conto, e che hanno ingannato noi! L’invito vi è stato fatto a motivo della fiducia che voi ispiravate''.
Io: Inoltre i due generali erano ottimi combattenti!
Tu: Scommetto con un carattere fiero e imprudente?
Io: Proprio così!
Tu: Perciò?
Io: A causa di quelle parole d’Epinay fu sfidato a duello!
Tu: Pagina?
Io: 682!
''Il signor d’Epinay era stimato il miglior spadaccino dell’esercito, ma fu stretto tanto vivamente, che fino dalle prime botte indietreggiò e cadde. I due testimoni lo credettero ucciso, ma il suo avversario che sapeva di non averlo ferito, gli presentò la mano per aiutarlo ad alzarsi. Questa circostanza invece di calmarlo, irritò il generale, che piombò a sua volta sull’avversario''.
Tu: Alla fine d’Epinay perderà?
Io: Sì!
Tu: Invece, le somiglianze tra Dantes e il padre dello scrittore?
Io: Entrambi sono degli avventurieri, entrambi sono dei giramondo!
Tu: Pagina?
Io: 5!
''Era un giovane di vent’anni circa, alto, snello, con occhi neri, e capelli color dell’ebano.'' Si scorgeva in tutta la sua persona quell’aspetto di calma e di risoluzione che sono proprie degli uomini avvezzi fin dalla loro infanzia a lottare coi pericoli. ''Ah siete voi Dantes?'' Esclamò l’uomo dalla barca''.
Continua l’8 maggio...
Leggi anche la Prima parte