Qui è quel Raffaello da cui, fin che visse, Madre Natura temette di essere superata da lui e quando morì temette di morire con lui.
Nel Pantheon di Roma è possibile leggere questo celebre distico di Pietro Bembo, che ben racchiude il talento e la bravura di un artista ineguagliabile come Raffaello. Ammirato per la sua precisione nel disegno, per l’abilità nella composizione e soprattutto per la dolcezza con la quale delineava i lineamenti delle sue Madonne, la popolarità di Raffaello sembra destinata ad aumentare con il tempo.
La mostra inaugurata a Roma, presso le Gallerie Nazionali di Arte Antica, nella sede di Palazzo Barberini, dedicata alla Madonna Esterhàzy si preannuncia infatti un gran successo. Grazie a una politica di scambi internazionali, portata avanti dalle Gallerie, il pubblico potrà finalmente ammirare una delle opere più interessanti e significative della produzione artistica raffaellesca. La curatrice, Cinzia Ammannato, ben sottolinea la necessità di offrire al pubblico un’esperienza positiva: “La collaborazione con uno dei più importanti musei europei, quale il Szépművészeti Múzeum di Budapest, chiuso fino ad autunno 2018, ci ha permesso di realizzare il progetto. Oserei dire che è stato un modo per colmare assenze reciproche, con l’intento di valorizzare al massimo le opere di Raffaello presenti nei due musei. Soprattutto la chiusura del museo ungherese mi ha facilitato nell’impresa e non solo dal punto di vista pratico ma soprattutto etico. Mi spiego meglio: non si è dovuto togliere un capolavoro ai visitatori di quel museo ma ci è stato permesso di restituirlo al pubblico”.
Seppur il formato della tavola di pioppo sia di piccole dimensioni, l’emozione che suscita questo piccolo capolavoro è infatti davvero indescrivibile: la perfetta armonia dei membri delle sue figure, disegnate con amabile grazia trasmettono una tenerezza e una dolcezza destinata a permanere nel tempo. Cinzia Ammannato ha scelto di evidenziare il momento di passaggio di Raffaello da Firenze a Roma, mettendo a confronto quest’opera con il disegno, conservato presso il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi e qui rappresentato con una riproduzione in grande formato. Mentre il fondale del disegno presenta un partito tipicamente fiorentino, fatto di colline e alberi; nello sfondo della tavola è possibile riconoscere la presenza di rovine romane, che ricordano il Tempio di Vespasiano e la Torre dei Conti nel Foro Romano. La datazione del dipinto, intorno al 1508, è un ulteriore conferma del fermento che stava vivendo in quegli anni Roma, pronta ad accogliere l’arrivo di Raffaello per la decorazione delle Stanze Vaticane.
Il pubblico potrà ammirare anche altre quattro importanti opere che ben testimoniano la svolta che la capitale ha rappresentato per la carriera dell’artista: due tavole tratte da Raffaello, La Madonna col Bambino, conosciuta come la “Madonna dei garofani” e il Gesù Bambino, entrambe del XVI secolo; una riproduzione raffaellesca della Madonna col Bambino e san Giovannino, eseguita con penna, inchiostro e matita nera su carta bianca e la celebre Madonna col Bambino, conosciuta come "Madonna Hertz", di Giulio Romano, allievo prediletto di Raffaello.
Tutti questi confronti concorrono a far cogliere nel pubblico l’emozione di quel momento intenso e intellettualmente frenetico per l’artista. Abbiamo chiesto a Cinzia un suggerimento per prepararci al meglio a questo importante incontro: “Mi piacerebbe che il pubblico godesse di questo piccolo capolavoro così come ho fatto io stessa, immergendomi nella qualità del tratto, nelle parti del non finito, nel paesaggio denso di citazioni della Roma antica; correva l’anno 1508!”.