Da sempre la figura di Cristo esercita immenso fascino in milioni di individui, credenti e non, attratti dal miracolo della sua identità, pur sottolineando che Egli è in primo luogo un uomo realmente esistito in un preciso momento storico. Ad iniziare dal suo percorso biografico e attraverso il ruolo imprescindibile che ha avuto nella storia dell’umanità, agli occhi del mondo Cristo risulta essere emblema della Chiesa cristiana, simbolo della speranza della vita eterna.
Anche nei pittori e scultori di tutti i tempi una esigenza spirituale ha prodotto la raffigurazione artistica della sua vita, e quindi anche dell’evento che maggiormente interessa questa nota, della Crocifissione. Il soggetto è andato maturandosi lentamente diverso tempo dopo la sua morte e l’evolversi dei soggetti che manifestano la rappresentazione della Crocifissione di Gesù nell’arte è stato lento e ineguale.
All’inizio, nel primo secolo, questa rappresentazione era assente perché i Cristiani di Roma subivano il flagellum delle persecuzioni, ma ad iniziare dal secondo secolo, gli affreschi delle catacombe segnano l’inizio dell’arte cristiana. Queste decorazioni posseggono essenzialmente un valore iconografico, perché pur facendoci apprezzare l’arte del ritratto religioso, sono spesso privi di una valenza pregevole. I decoratori delle catacombe evitavano tuttavia dal rappresentare le sofferenze di Gesù, come la crocifissione (ma anche la flagellazione, la coronazione di spine, ecc.) e la stessa croce è raramente raffigurata.
Dobbiamo aspettare il V secolo per vedere Gesù raffigurato tra i due ladri con le braccia aperte e le mani inchiodate sulle formelle lignee della porta della chiesa di Santa Sabina a Roma, il più antico esempio di scultura lignea paleocristiana.
La nascita della pittura sacra viene fatta coincidere con la nascita della pittura italiana e della sua identità. Tra i fondatori di quest’arte troviamo Cimabue, molto attivo nella seconda metà del Duecento. Per il grande Crocifisso (448x390 cm) di Firenze (Chiesa di Santa Croce, 1275-1280), l’artista fiorentino ha utilizzato la tecnica della tempera su tavola, riportando l'iconografia del Christus patiens cioè un Cristo morente sulla croce, volto quindi a soppiantare l’immagine del Cristo trionfante, con gli occhi chiusi, la testa appoggiata sulla spalla e il corpo inarcato a sinistra. Il corpo è longilineo e sinuoso e i colori sono arricchiti di una tonalità verde scuro che lo rendono cadaverico, in linea con la concezione dell'opera.
Masaccio, Piero, Angelo
La toccante e meditata Crocifissione di Masaccio faceva parte dello smembrato e in parte disperso Polittico di Pisa, del quale costituiva il comparto centrale superiore. L’opera, datata 1426 e conservata a Napoli (Museo Nazionale di Capodimonte), rappresenta l’assoluta drammaticità dell’evento nel momento della morte del Messia, che ha la testa infossata e le ossa dello sterno che giungono quasi al mento a causa della trazione delle braccia inchiodate alla croce.
Molto diverso è il modo di rappresentare l’evento drammatico della Crocifissione di Piero della Francesca. Gesù sulla croce non manifesta sofferenza dopo la morte, mentre il gesto di Maria, con le braccia tese verso il corpo del figlio e avvolta nella nera veste da lutto, esprime come in una rappresentazione sacra, il senso del dolore e di un dramma universale.
Beato Angelico si dedicò alla decorazione ad affresco del convento di San Marco a Firenze su incarico di Cosimo de’ Medici, tra il 1438 e il 1445, anno della sua partenza per Roma, per poi tornarvi intorno al 1450, quando completò alcuni ambienti. Tra la decorazione troviamo Cristo inchiodato alla Croce dove, sulla sinistra, l’artista pone Maria che assiste alla straziante tortura, ma scosta lo sguardo, incapace di tollerare un simile supplizio.
La seconda metà del Quattrocento e i primi anni del Cinquecento sono dominati dalla personalità di Giovanni Bellini, ritenuto fin dai contemporanei una figura di eccezionale grandezza. Nella sua straordinaria produzione ha manifestato una continuità stilistica producendo molte opere di soggetto sacro, anche riconducibili alla Crocifissione e Passione di Cristo, quali la Pala di San Giobbe, il Trittico dei Frari, la Pala di Pesaro.
Nel periodo postridentino, che segue il concilio di Trento (1545-1563), l’arte ha la funzione di accompagnare visivamente l’itinerario spirituale del cristiano, rivivendo la vita del Messia e, nel nostro caso, il suo ciclo pasquale di morte e resurrezione.
Fra tanti artisti, spiccano le figure di Tintoretto e Rembrandt, grandi pittori religiosi del Rinascimento e del Barocco e quest’ultimo artista olandese non realizzò soltanto quadri, ad esempio Cristo sulla Croce (1631, Collégial Saint Vincent, Le Mas-d’Agenais), ma anche acqueforti ispirate alla vita di Cristo. Entrambi ebbero temperamento drammatico, senso profondo ed equilibrato degli eventi, gusto splendido per il movimento e il colore.
Tintoretto, soverchiato dall’amore per il gesto e la spontaneità, è stato un artista profondamente religioso, che non si è limitato a dipingere, più di altri maestri un grande numero di tele ispirate alla vita di Cristo, ma ha saputo combinare agli azzurri e violetti della sua arte un’intensa drammaticità, come nella Deposizione dalla croce di Venezia (1560 circa, Gallerie dell’Accademia), nel Trasporto di Cristo morto al sepolcro di Edimburgo (1565 circa, National Gallery of Scotland), ne La via al Calvario nella Scuola di San Rocco a Venezia (1554).
Il Seicento
Nei decenni della prima metà del Seicento, dove la Riforma cattolica si afferma nella duplice ricerca di rappresentare l’Incarnazione del Figlio di Dio, ponendo l’accento sia sulla sua divinità che sulla sua umanità, le strade di vari artisti ne offrono una immagine concreta e realistica, con conseguenze estetiche e spirituali fondamentali nel futuro dell’arte sacra. L’effigie di Gesù Uomo-Dio diventa modello e occasione per tradurre in forme idealistiche, oltre che in messaggi religiosi, una visione del Figlio di Dio e della sua bellezza. In Italia tre grandi interpreti del barocco, Caravaggio, Guido Reni e Guercino, hanno spesso dedicato al soggetto della Passione numerose opere. In particolare va sottolineato come l’immagine di Gesù nella Crocifissione di Guido Reni, nella chiesa romana di San Lorenzo in Lucina, sia nel tempo divenuta archetipo iconografico universale (1639-1642).
Moderni e contemporanei
Dal XIX secolo la figura del Cristo in croce tende a laicizzarsi e a perdere definizione. Anche Paul Gauguin sente la necessità di confrontarsi con un tema religioso tuttavia, se le fonti indicano che il supplizio sia avvenuto su una piccola altura a settentrione di Gerusalemme (Calvario o Golgota), nell’opera Il Cristo giallo (1889, Buffalo, Albright-Knox Art Gallery) il pittore parigino opera una trasposizione spazio-temporale riconducendo tale evento nella dimensione quotidiana della Bretagna ottocentesca.
Nel Novecento vari artisti raffigurano la Crocifissione, tra questi Pablo Picasso con la Crocifissione di Parigi (1930, Musée Picasso) e, in Italia, Renato Guttuso, con Crocifissione (1940-1941, Roma, Galleria Nazionale Arte Moderna). Lo stesso titolo Crocifissione, priva dell’articolo La, non è casuale mettendo in evidenza come l'opera rappresenti non solo il dramma di Gesù ma quello di tutta l'umanità. L’artista infatti, pur rappresentando l'episodio evangelico della Crocifissione, pone l'accento sull' universalità del dolore e sulla sua profonda attualità. Composta durante la Seconda guerra mondiale, risente dell’orrore per il massacro degli innocenti e le inutili crudeltà.
La rivisitazione del Cristo e il suo recupero mistico lo attua nel 1938 Marc Chagall nel Crocifisso Bianco di Chicago (Art Institute), dove senza discepoli né Madonna, il Nazareno è in croce con il corpo bianco privo di peso, mentre tutt’intorno è raffigurata la dolorosa fuga degli ebrei perseguitati dal nazismo. Eloquente anche la vasta produzione di Salvador Dalì e, in particolare, la Crocifissione di New York (1954, Metropolitan Museum of Art), che annovera in una atmosfera extratemporale un Cristo surreale e trasfigurato.
L’opera di Agostino De Romanis, Cristo, uomo e Croce (1980, olio su tela, Collezione privata) è stata benedetta da papa Giovanni Paolo II nel 1980 in occasione di una mostra collettiva al Museo Capitolare della Cattedrale di San Clemente di Velletri. Alla sinistra è raffigurato un Gesù scheletrico con perizoma e benda rossa che gli copre gli occhi, mentre su di una croce di colore celeste è “sospeso” un uomo nudo, pure bendato. Il Cristo e l’uomo sono “legati” da un lungo chiodo rosso che trapassa il piede destro dell’uomo per incunearsi nella coscia del Salvatore. Dietro la croce si intravedono persone, o meglio i soli volti, con bocche aperte e occhi atterriti, straziati dalla vista della raccapricciante scena. L’opera accomuna la sofferenza e il destino di Cristo con quella dell’uomo, costretto a percorrere da solo e nell’oscurità, quindi al buio, l’esistenza.
Anche nel XXI secolo molti artisti si sono cimentati nel raffigurare la Crocifissione, tra questi c’è Fernando Botero che nella sua Crocifissione (2011, Museo di Medellín) inserisce come sfondo svettanti grattacieli: l'immagine e l'anno di realizzazione, il 2011, fa subito pensare a New York. In questa opera il volto e il corpo di Gesù è verde, perché Botero non perde il suo elemento caratteristico: Gesù è infatti raffigurato grasso e tozzo, con gambe divaricate e piedi non sovrapposti, tanto da dover utilizzare complessivamente quattro chiodi invece dei canonici tre.
L’utilizzo del cemento armato raccoglie e raccorda l’atteggiamento critico di Francesco Petrone e la sua capacità creativa, con la realizzazione di un universo costituito di materiali ibridati in maniera inedita e dagli esiti plastici significati e sorprendenti. Tra le opere del ciclo Amen troviamo la scultura Souvenir da una croce (2017, Collezione privata) realizzata in cemento racconta la mercificazione dei simboli della fede umana. Il corpo di Cristo non c’è, è libero dalla materia, glorificato, purificato, trasfigurato, si è fatto luce, sono presenti soltanto le mani e i piedi di Gesù, in questa opera riproduzioni anatomiche dello stesso artista. Una approfondita anamnesi iconografica della Crocifissione, e più in generale della Passione, si trova nello straordinario libro Volgeranno lo sguardo. La Passione di Gesù: storia, Sindone, iconografia, appena pubblicato dalla Lateran University Press, Città del Vaticano.