L'appuntamento con Clarissa Leone è a Pescara, durante un break dalle riprese del cortometraggio Ero al settimo piano che la vede protagonista di una storia ispirata a fatti realmente accaduti. Arriva puntualissima ed emana da subito una forte carica energetica che lascia intuire la personalità di una donna entusiasta e piena di grinta e determinazione. Clarissa, classe 1982, è conosciuta dal grande pubblico soprattutto per aver preso parte al cast della celebre fiction Mediaset Distretto di Polizia 6 dove l’abbiamo vista nei panni di una criminale, Renata, collaboratrice dell'avvocato Grimaldi e del temuto Carrano.
In realtà però la sua carriera è costellata di numerose esperienze cinematografiche e teatrali: tra gli ultimi lavori ricordiamo la sua interpretazione del ruolo di madre del protagonista de La buona terra, cortometraggio scritto e sceneggiato da Viviana Bazzani, diretto da Davide Desiderio e finalista all'Edinburgh Indie Film Festival che ha selezionato il film tra circa ventimila opere pervenute da ogni angolo del mondo. La pellicola, che ha anche avuto il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, è stata interamente girata in Abruzzo e narra la storia di un bambino di dieci anni e della sua famiglia nel periodo successivo al tragico terremoto a L'Aquila. Il film si apre con una favola animata di grande interesse sociale: I fratelli Terrè e Moto scritta dalla stessa Bazzani il giorno successivo al sisma che nel 2016 ha duramente colpito Amatrice e alcune località nelle Marche.
Clarissa, sei un’attrice che ha mantenuto un forte legame con la sua terra, l'Abruzzo, e il tuo nome è spesso legato a pellicole che ne raccontano i drammi, ma che evidenziano anche le tante qualità della sua gente, come la forza, la dignità e l’ottimismo. Quale ruolo hai sentito più tuo nei vari film legati a questo territorio?
Quando leggo una nuova sceneggiatura studio minuziosamente il personaggio partendo proprio dalle sue origini. Cerco di capire cosa fa nella vita e perché lo fa. Questo mi serve per dare il più possibile veridicità a tutto il lavoro. Con La buona terra tante cose purtroppo le conoscevo alla perfezione avendo vissuto in prima persona quei tremendi momenti del terremoto a L’Aquila e non solo.
Sarai protagonista di un altro cortometraggio in uscita nel 2018 dal titolo Ero al settimo piano, incentrato sulla sofferenza di un giovane militare che, tornato da una missione all'estero, lotta contro la leucemia e che, grazie all’amorevolezza della moglie in dolce attesa, lascia presagire un messaggio di speranza e rinascita. Puoi dirci qualcosa sul tuo nuovo ruolo e quanto ti senti coinvolta emotivamente in questa pellicola?
Interpreterò il ruolo di moglie e mamma coraggiosissima. Il mio sarà un ruolo importante, così come accade nella vita, le donne spesso si trovano a dover affrontare momenti davvero drammatici con forza, determinazione e spesso dietro a grandi sorrisi. Il tutto per il bene della famiglia e per trasmettere la forza necessaria per credere in un futuro migliore. La storia è ispirata a fatti realmente accaduti. Una storia molto commovente che tratta il tema della malattia con un grande messaggio di speranza e rinascita. Una storia bellissima scritta a quattro mani da Viviana Bazzani e Giulia Rizzardi e con la produzione di Vincenzo Funaro.
Un altro corto che ti vedrà coinvolta è Il Regalo, scritto e diretto da Viviana Bazzani, che racconta la storia di un nonno, del suo amato cane e di figli, nipoti, parenti disattenti alla sua unica necessità, un po’ di affetto. Quanto è vicino e quanto è lontano dalla tua personalità il personaggio che interpreti?
Il regalo è un piccolo capolavoro magistralmente sceneggiato e diretto dalla Bazzani, che racconta proprio la lontananza emotiva tra persone che in realtà sono fisicamente vicine. Molte volte accade di trovarsi in luoghi affollatissimi o addirittura a cene intime e vedere che la gente non si guarda più in faccia perché troppo occupata a fare selfie o postare in tempo reale un aggiornamento sui vari social network. Il mezzo chiaramente non è il problema centrale ma l’utilizzatore sì. Sono una grande amante delle nuove tecnologie e dei vari social, ma resto ben legata a ciò che respira e che ha emozioni vere da trasmettermi. Il personaggio che interpreto è tutto il contrario di quello che sono.
Qual è la tua opinione dell’attuale cinema italiano in un contesto in cui gli investimenti dedicati all’arte sono sempre minori?
Il patrimonio culturale rappresenta da sempre un bene preziosissimo del quale è bene prendersi gran cura. Per quel che riguarda lo stato attuale dei finanziamenti destinati alla cultura, e quindi anche al cinema, è facile camminare su un filo di retorica lamentosa. Da sempre la settima arte è vittima di mancati riconoscimenti che invece meriterebbe e di grandi tagli o ancor peggio di un sistema contorto che spesso scoraggia anche i più intraprendenti finanziatori. Ciò che bisogna premiare a mio avviso sono le tante coraggiose realtà che ci permettono di vedere piccoli o grandi opere indipendenti davvero molto valide. Il mio vuole essere un incoraggiamento a darsi da fare anche se spesso il sistema che vorremmo non c'è. È dura, certamente, ma qualsiasi grande risultato deriva dal sacrificio.
Il tuo percorso professionale comprende anche esperienze di recitazione a teatro, come Ragazze interrotte, Un paio d'ali, Slice of death, Volo per Managua. Quale ti ha più affascinata e a quale personaggio teatrale ti senti più legata?
Il mio percorso è iniziato proprio con la formazione teatrale del maestro Enzo Garinei a Roma grazie al quale ho lavorato su molti personaggi del teatro e del cinema internazionale. Un bellissimo ricordo riguarda la mia interpretazione del personaggio di Laura Jesson, protagonista di Breve incontro di Noel Coward e diretto nel film del 1945 da David Lean (nel film interpretato dalla meravigliosa Celia Johnson). Ho sempre amato i film in costume e fu davvero meraviglioso potermi cimentare in questa esperienza.
Quale tuo sogno artistico potrebbe essere realizzato nel nuovo anno?
Mi piacerebbe proprio lavorare in un film in costume. Magari interpretando qualche bel personaggio del passato che possa fare ancora sognare.
Sei giovane e indubbiamente molto bella, quanto ritieni influisca, oltre al talento, l’aspetto fisico nella settima arte e quali consigli ti senti di dispensare a chi vuole intraprendere una carriera come la tua?
Amo prendermi cura di me e del mio aspetto fisico, ma allo stesso tempo cerco di nutrire anche la mia mente con lo studio e la formazione. Sicuramente una persona dall'aspetto curato ha più possibilità di attirare l'attenzione ma poi bisogna saper dimostrare anche di saper fare. Per chi volesse intraprendere la strada della recitazione è bene dire che è buona regola imparare una corretta dizione e poi affidarsi a professionisti come actors coach qualificati per avere una solida e valida preparazione.
Lavorare come attrice non significa semplicemente interpretare un ruolo, ma conoscere la psiche umana e possedere una certa sensibilità, è dunque cuore, fatica e pazienza, doti che sicuramente Clarissa Leone possiede. Ricordiamo che, con Troppo tempo per pensare l’attrice ha vinto, alcuni anni fa, il premio come miglior attrice non protagonista al 10° Nettuno Film festival. Non possiamo che augurarle il meglio per il suo futuro!