Franciacorta, cinquant’anni di doc (e dal 1995 docg) e non sentirli. È questa la chiave di volta con la quale il Consorzio - l’organismo che garantisce e controlla il rispetto della disciplina di produzione del territorio in provincia di Brescia, primo vino italiano prodotto esclusivamente con il metodo della rifermentazione in bottiglia - guarda al futuro. Fondato il 5 marzo del 1990 con sede a Erbusco, presieduto da Vittorio Moretti, riunisce 116 cantine e ha come finalità la tutela del marchio e del territorio, la valorizzazione del prodotto attraverso un continuo lavoro sul disciplinare e sul regolamento di produzione; l’informazione al consumatore fino alla promozione del Franciacorta quale espressione di un territorio, di un vino e di un metodo di produzione.
Più che un vino e un brand, dunque, un modo di essere. Il futuro al quale si guarda è in certo senso dietro l’angolo: dieci anni. “Franciacorta 2027: un dibattito per progettare il futuro” è stato infatti il tema di un incontro tenutosi di recente, in tempo di vendemmia, per delineare prospettive, criticità, azioni da decidere e attuare. Per avere un quadro di insieme su questo avvenire prossimo da progettare ci si è affidati a un’analisi e a una ricerca guidata dal prof. Domenico De Masi. “Avere una visione e condividerla è fondamentale per la crescita che hanno vissuto le nostre aziende e il nostro territorio. Ma il tempo corre. E l’oggi ci richiede di essere ancora una volta “visionari” per poter affrontare le sempre nuove sfide che ci troviamo a vivere” le parole anticipatici del presidente come incipit della comune riflessione su temi come vino strategie, mercati; turismo e territorio; marketing e comunicazione; nuove generazioni sia nella produzione che nei consumi. L’obiettivo: concepire e realizzare un progetto di grande respiro, partendo dalla terra e dalla valorizzazione dell’eccezionale patrimonio di risorse naturali ed ambientali di cui dispone il territorio e rendere la Franciacorta un fiore all'occhiello per l'Italia.
Siamo di fronte infatti a un territorio destinato, dalla natura e dagli uomini, a creare un connubio sinergico di campagna e lago, agricoltura e vitivinicoltura, gastronomia e turismo, arte e natura. Vino, paesaggio, ristorazione, accoglienza, ospitalità e cultura ne sono e ne costituiranno ancor più le eccellenze. Lo sguardo in avanti – questo l’assunto che è emerso della ricerca, è infatti quello di un’economia che dovrà poggiare su un assetto sempre più postindustriale a maggiore prevalenza di servizi, turismo e produzione enologica.
L’analisi sottolinea che a determinare questa evoluzione contribuiranno alcuni elementi che costituiscono altrettanti punti di forza: l’essere un territorio di nicchia estremamente vario sotto il profilo geomorfologico e paesaggistico, facilmente accessibile e caratterizzato da una forte ed inscindibile relazione tra la qualità del prodotto e la qualità della vita, con una straordinaria ricchezza di aziende vitivinicole, la capacità di offrire un servizio a 360 gradi e una classe imprenditoriale estremamente lungimirante.
L’ipotesi di lavoro e l’impegno in atto dovranno portare la Franciacorta, da qui al 2027, a caratterizzarsi come regione di turismo enoico, enogastronomico, del relax e dello charme, per un pubblico adulto e benestante: sarà, come detto, un turismo non di massa, ma centrato sul relax, su piacevoli attività ricreative e sul benessere il tutto coniugato con elevata qualità, Uno dei cardini del progetto è il vicino lago d’Iseo che ne costituirà un’importante risorsa e un significativo fattore attrattivo. Sarà però il vino a costituire un fondamentale motore della crescita di questo settore, grazie anche all’accoglienza che le cantine locali saranno sempre più in grado di garantire senza limiti di tempo.
Di qui, precisa il rapporto presentato, la prima vera sfida, quella di porsi in un’ottica di lungo periodo, con la rinuncia ad un immediato guadagno, guardando al domani con la capacità di decisioni comuni e convinte privilegiando una sensibilità tesa alla conservazione del territorio, al ripensamento urbanistico e alla sostenibilità delle attività. Un aspetto è stato sottolineato non di secondo piano e anzi considerato uno dei più complessi. Il limite resta quello - del resto comune a molta parte delle iniziative che vengono avviate in Italia – di avere molta difficoltà a immaginarsi come un sistema coeso e coerente. Fare sistema allora diventa il vero passaggio e la sfida di maggior impatto dalla quale deve scaturire il futuro che si immagina tra un decennio. E dovrà essere un fare sistema su più fronti concomitanti. Quello legato al prodotto certamente, ma anche quello della logistica, dei trasporti, della mobilità che per molti versi scontano ancora una visione riduttiva non al passo con lo sviluppo e l’affermazione che la zona ha avuto a livello nazionale e internazionale.
Il progetto è certamente ambizioso soprattutto perché si presenta come un disegno di insieme di un’area, di una molteplicità di soggetti produttori e di operatori di settori strettamente legati tra loto. Da qui al 2027, in sostanza, il Franciacorta deve arrivare a distinguersi - nella visione del Consorzio - dal generico panorama degli spumanti nazionali. Non si tratta di impegnarsi contro qualcuno, ma per qualcosa. Se a livello internazionale il ruolo di leader assoluto del metodo classico rimarrà allo Champagne, il Franciacorta intende divenirne il leader a livello italiano raggiungendo il valore di un brand che si estenderà con la sua influenza all’intero settore del food, dell’ospitalità e dell’attrattività del territorio nel suo insieme.
Nel disegno che emerge dallo studio l’impulso crescente e deciso alla viticoltura determinerà una profonda trasformazione territoriale, economica e culturale. Aumenterà la superficie destinata alla vite gestita dalle aziende che aderiscono al Consorzio e, con essa, crescerà anche la produzione. Un importante obiettivo è poi quello di arrivare tra dieci anni al 90/100 per cento di coltivazione biologica delle superfici destinate alla vite e questo comporterà, contestualmente, un attento ripensamento e ad un progetto di insieme su quelle che dovranno essere le “fasce di rispetto” tra vigneto e area urbanizzata. Qui si apre anche un altra sfida non di poco conto: quella di bonificare un’area punteggiata di manufatti industriali e commerciali abbandonati o in disuso rendendone ove possibile realizzabile una riconversione ad usi coerenti con quelli che animano la rivisitazione complessiva del territorio.
Tra i punti emergenti dello studio anche il fatto che le cantine da luoghi di produzione dovranno allo stesso tempo sempre più divenire luoghi di visita, di conoscenza e interattive dal punto di vista turistico e commerciale. Si dovrà realizzare quell’“Internet of things”, per il quale packaging e bottiglie saranno connessi tra loro e in grado di ricevere, inviare, condividere informazioni. Come a dire che l’etichetta potrà divenire strumento di viaggio virtuale nel territorio per conoscere in modo veloce il metodo con cui è stato prodotto il vino che si sta per bere. Ma non sarà soltanto un futuro virtuale e resterà sempre centrale il motivo conduttore che ha caratterizzato e caratterizza tuttora quest’area: “Il volto, oltre la bottiglia”. Un’unità nella diversità per così dire, quel mix che ha finora funzionato ma che ha bisogno di essere ripensato e riorganizzato dinanzi alle sfide del futuro e alla crescita in ogni angolo del mondo di competitor nel settore vitivinicolo.
Ecco perché, altro punto di forza, l’attività di ricerca e sviluppo dovrà avere un impatto sempre più incisivo che deve riverberarsi sui nuovi vitigni; sull’ottimizzazione delle curve di maturazione; sulla creazione delle cuvée; sulle tecniche di gestione agronomica dei vigneti; sulla battaglia contro i parassiti. Grazie alle biotecnologie si dovranno introdurre nuovi metodi per il controllo dei vigneti e per la composizione dei vini, e sfruttare nuove informazioni sulla genetica della vite. La direttrice biologica porterà poi alla riduzione drastica dell’utilizzo dei fitofarmaci e del conseguente impatto della produzione vitivinicola sull’ambiente.
Tra gli interventi di maggior valore vi sarà poi quello di essere in modo costante in linea con la tendenza evolutiva dei consumatori, che appaiono sempre sempre più attratti dal mondo enovitivinicolo ma attenti ai temi della sostenibilità e del benessere psico-fisico. Come più in generale e per molti aspetti, si dovranno privilegiare i valori di qualità, di rispetto per l’ambiente, di tutela del consumatore. Previsto infatti anche un disciplinare di produzione modificato in senso più severo e condiviso e l’adozione da parte dei produttori di un vero e proprio codice etico e ambientale.
Perfezione, bellezza, salute e sostenibilità sono infatti i punti sempre più ricercati e perseguiti da un consumatore-tipo che pretende anche qualità e tipicità. I prodotti vinicoli della Franciacorta dovranno adeguarsi e corrispondere ad uno stile di vita “trendy” e “green”; dinamico; sano, di buon vivere A cambiare, allora, dovrà essere anche il ruolo del Consorzio. Dovrà diventare un luogo di scambio, di formazione e confronto sia politico che imprenditoriale, formativo e culturale e svolgere molto più incisivamente la funzione di tenuta del gruppo di aziende, fornendo indirizzo e coordinamento e promuovendo politiche “ad hoc”, oltre a stimolare quanti ne fanno parte a fare sinergie, mettendo in relazione le cantine meno strutturate con quelle più grandi e favorendo la diffusione di uno spirito di appartenenza. Un obiettivo che dovrà anche coniugarsi con lo sviluppo di attività di formazione di eccellenza, interna ed esterna, nell’ambito del food&wine, rafforzando e strutturando la presenza internazionale e la capacità di ingresso in nuovi ambiti territoriali. Quindi un ponte tra le attività del territorio, i produttori, e i consumatori.
Insomma il Franciacorta 2027 sarà risultato di un vero e proprio mutamento epocale per un territorio e una produzione che deve, questo il senso che emerge dalla ricerca, superare i limiti che la sua crescita tumultuosa sta mostrando alla luce dell’evoluzione del settore non solo in Italia ma in molte delle realtà internazionali dove la produzione vitivinicola è oggetto di studio, di interventi e in prima battuta, di consumo.
Il punto da cui partire, è stato sottolineato, è creare un’unicità fatta di prodotto e territorio. La chiave di volta, il punto di riferimento devono essere bellezza e cultura ma esse vanno coniugate con la capacità di produrre ad altissima qualità per diventare leader. Uno dei nodi ancora da strutturare e promuovere – una dato che accomuna molte realtà italiane – quello che si definisce il settore e-volution, cioè la sfida dell’evoluzione tecnologica dove produzione, distribuzione, accoglienza, attrattività possono essere per il made in Italy di eccellenza, come Franciacorta, un volàno dalle prospettive ancora difficili da immaginare e soprattutto consistono in un “concetto” complessivo e inscindibile per il quale occorre attrezzarsi promuovendo e incentivando nuove professionalità, nuove funzioni, nuovi sistemi.