"Sono un uomo e nulla di umano mi è estraneo" recita Cremete in una commedia di Publio Terenzio Afro, poiché tutto ciò di cui può essere capace un singolo uomo riguarda anche tutta l' umanità. Forse perché, come qualcuno crede, è stata concepita dall'Onnipotente, la mente umana contiene in sé ogni possibilità, che rimane inespressa fintanto che determinate circostanze non la rendono un fatto concreto, buono o cattivo che sia.
Si vive quotidianamente ognuno nella fiducia reciproca e tutti nelle istituzioni, che sono il frutto di un progresso etico e morale che regola i rapporti umani con equilibrio, in nome di valori sociali di giustizia e libertà conquistati in secoli di lotte. Ma se circostanze eccezionali, conseguenza di particolari contingenze storiche frutto magari di sinistre derive culturali, arrivano al punto da provocare uno stress sociale tale da scardinare quei valori eclissandoli, allora può scatenarsi il male assoluto, persino sotto forme istituzionali di sterminio programmato e burocratizzato, come è avvenuto nel secolo scorso con l'avvento del nazifascismo, nel cuore della civilissima Europa.
E si badi bene: i principali protagonisti di quell'orrore non erano individui di straordinaria mostruosità ma persone comuni, perfettamente a loro agio dietro la scrivania di un ufficio o nel salotto di casa, in pantofole, davanti al camino magari con i nipotini sulle ginocchia e probabilmente si ritenevano persone buone e generose, addirittura mansuete, e forse lo erano state veramente prima. Sono state quelle particolari "contingenze storiche" a scatenare in loro i peggiori istinti che fino a quel momento erano rimasti sopiti sotto la cenere delle infinite possibilità.
Ebbene ogni essere umano può correre un tale rischio in misura proporzionale alle sue capacità e al potere conferitogli dalla sua posizione nella scala sociale. La profonda convinzione che ha la maggior parte di noi di essere individui "civilizzati" incapaci di compiere cattiverie o anche solo atti contrari alla morale corrente o alla religione, ci rende ancora più permeabili alle degenerazioni più spaventose di cui talvolta siamo capaci. Solo la vivida Memoria storica di tali atrocità può farci tenere alta la guardia affinché la malapianta della barbarie sia sradicata sul nascere.
Ma la Memoria è labile anche in chi ha vissuto personalmente gli obbrobri della storia recente, figuriamoci in chi deve coltivarla solo sulla base di nozioni apprese in pedanti lezioni o in tediose conferenze. Da qui nasce l'esigenza di "armare" delle sentinelle per evitare che la Memoria fugga via lasciandoci inermi, come accadrebbe a un organismo senza anticorpi che non saprebbe più riconoscere i germi nocivi avendo smarrito le difese immunitarie che proprio sulla memoria cellulare basano la loro azione. Ma la Memoria storica, per essere efficace, deve colpirci, come nel Medioevo uno schiaffo sigillava l'investitura a Cavaliere affinché l'iniziato ricordasse il proprio dovere. Questa anamnesi ha un prezzo poiché i luoghi della Memoria costano e rendono poco in termini economici in un mondo imbarbarito che obbedisce solo alla legge del profitto, e tendono così a scomparire se, oltretutto, sono d'impiccio ad attività lucrose.
Uno di questi luoghi della Memoria, forse suo malgrado, è il Cimitero Militare Germanico di Costermano, sulla sponda veronese del lago di Garda. Può apparire a prima vista come un severo parco dove bellissimi ciuffi di erica lilla ornano tombe anonime di tanti poveri soldatini tedeschi spazzati via dalla Seconda guerra mondiale. E su questo non varrebbe tanto la pena di soffermarsi se non fosse che già uno sterminato cimitero di ventenni qualcosa dovrebbe pure insegnare. Peccato che nascosti tra le tombe delle anonime e probabilmente innocenti vittime della follia umana, siano rintanate le spoglie di chi di tale barbarie si è reso complice esaltandola fino a parossismi di orrore che anche la fantasia più morbosa farebbe fatica a immaginare.
Infatti vi sono sepolti anche 43 ufficiali delle SS alcuni dei quali responsabili di gravissimi crimini contro l'umanità: tra questi il tristemente famoso Christian Wirth noto anche tra i suoi come "Christian il barbaro". Tale personaggio fu il comandante del programma di sterminio eugenetico "Aktion T4", nonché primo ideatore delle camere a gas a monossido di carbonio poi sostituite, con teutonica efficienza, dal più efficace gas Zyklon B; Christian Wirth fu comandante del campo di sterminio di Belzec, consulente riorganizzatore di Treblinka e, più vicino a casa nostra, comandante della Risiera di San Sabba dove si distinse come rastrellatore di ebrei e partigiani nel triestino. Di “Christian il barbaro”, Franz Stangl, comandante del campo di sterminio di Sobibor, racconta: "... Il fetore... il fetore era ovunque. Wirth non si trovava nel suo ufficio. Mi portarono da lui... Stava in piedi su un monticello, vicino alle fosse.... le fosse... erano piene. Non posso raccontarle, non centinaia, ma migliaia e migliaia di corpi... oh Dio. Chiesi se potessi andare da lui e loro mi dissero che era furibondo. 'Non era prudente andargli vicino'. Chiesi qual era il problema, l’uomo con cui parlavo mi disse che una fossa era straripata. Vi avevano messo tanti, troppi corpi e la putrefazione si era prodotta troppo rapidamente … così da spingere i corpi verso l'alto e oltre, e i corpi erano rotolati giù per la collina. Ne vidi alcuni ... Fu terribile". Ecco lo schiaffo che ci deve colpire violentemente per fermarci e farci gridare: come è potuto accadere tutto ciò? Mai più, mai più un simile orrore!
Ma ora a Costermano è stato approvato un progetto di riqualificazione territoriale che mira alla costruzione di un parco giochi, di un ostello e di altre redditizie amenità proprio nella zona dove sorge il cimitero militare, area finora sottoposta a un particolare vincolo di tutela e definito dallo stesso console tedesco Axel Hartmann nel 2006 "un luogo di coscienza e ricordo, ma anche di ammonimento". E così i ragazzi giocheranno a pallone a pochi metri dalla fossa dove si contorce lo spirito di “Christian il barbaro”.
Solo pochi giorni fa a Noli un consigliere comunale ha proposto di porre una targa in memoria di Giuseppina Ghersi una ragazzina di tredici anni stuprata e uccisa dai partigiani nel '45, perché accusata di collaborazionismo con il regime fascista, pare avesse scritto un tema elogiativo sul Duce o roba del genere. Subito la sede locale dell'Associazione Nazionale Partigiani, l' ANPI, è insorta contro tale iniziativa con la motivazione che era "fascista", in un certo senso giustificando la violenza e l'uccisione di una bambina in quanto il fatto "non allontana la sua responsabilità per la scelta di schierarsi e operare con accanimento a fianco degli aguzzini... ecc. ecc.” .
Cito questo episodio che risale solo a pochi giorni fa, svincolandolo ovviamente da colorazioni politiche che sono qui solo occasionali, per fare capire meglio cosa intendo quando mi riferisco a una barbarie che anche oggi cova sotto la cenere, ignorando quegli ammonimenti a cui si riferiva il console Hartmann, e pronta a manifestarsi prima a parole poi a fatti quando distorsioni politiche e culturali portano a simili aberrazioni. Perché se viene occultato e dimenticato il monito della Memoria storica, di cui luoghi come il Cimitero Militare di Costermano con il fardello di orrore che gli è toccato in sorte di portare sono le sentinelle, o peggio ancora se tali luoghi vengono banalizzati riducendoli a un posto come un altro, dove ci si indigna un pochino per cinque secondi e dopo pochi metri si mangia un consolante hamburger nel McDonald’s che sorgerà lì a fianco o ci si rinfranca con un massaggino nella SPA che sorge sulla collinetta lì davanti, allora perderemo progressivamente quegli anticorpi che ci permetteranno di riconoscere il mostro che nasce in mezzo a noi e lo lasceremo crescere finché alla fine non ci azzannerà alla gola.