L'illustrazione di un libro è il complemento più prezioso per la lettura e un efficace stimolo per l'immaginazione. Fra i lettori e l'autore del testo, l'illustratore è l'indispensabile intermediario, il traduttore della fantasia. Egli aiuta ed indirizza con la sua interpretazione: trasforma il testo in una canzone, in un ballo, in una musica coinvolgente; i colori poi, sono il tocco magico che avvince.
Jean Ignace Isidore Gérard, noto come Grandville, è uno degli artisti più fantasiosi e creativi dell'Ottocento francese. La sua arte consiste, principalmente, nel fare uso delle metafore animali: fare la parte del leone, pavoneggiarsi, avere il carattere di un'orso, essere una vipera, un porco, scimmiottare (come nelle “singeries” fiamminghe), ed altre cento. Dal segno abile della sua matita, il disegno passa, per arrivare alla stampa, alla matrice silografica o calcografica, ma molto spesso, e con migliore risultato, alla moderna tecnica della litografia che ormai sta conquistando l'Europa.
Fin dall'antichità si può osservare nell'arte figurativa una fantasiosa aggregazione dei caratteri fisici degli animali con l'uomo, efficace nell'animare il mondo delle fabulae di tutti i tempi e nel meravigliare con i bestiari medioevali. Lo zoomorfismo nell'arte egiziana, la metempsicosi dei greci, degli orientali e di alcune religioni africane, avevano suggerito a Giovan Battista Della Porta, nel Cinquecento, la fisiognomia umana e a Charles Le Brun, un secolo più tardi, il metodo per disegnare le passioni, descrivendo i rapporti delle caratteristiche umane con quelle degli animali. Ancora, nel Settecento, Johann Caspar Laveter, alla ricerca dell'armonia tra bellezza fisica e morale, presenta una “linea di animalità” passando attraverso diversi stadi, da una testa di rana fino alle sembianze di Apollo.
Grandville fa tesoro di tutto questo e crea una zoomorfosi tutta sua, arricchendola con uno stile personalissimo, moralizzatore, ironico, sagace e satirico. Il bel mondo, la società corrotta, la giustizia ingiusta sono i temi dominanti e le vittime dei suoi disegni. Nella sua breve vita (1803-1847) trova il tempo di illustrare almeno una ventina di libri importanti, oltre alle numerose collaborazioni con varie riviste satiriche di origine politica. In particolare le opere “Les Métamorphoses du jour, Fables de la Fontaine, Petites misères de la vie humaine, Cent proverbes, Fables de Florian” gli consentono un alto grado di espressione grafica.
Ancora la straordinaria e modernissima “Autre monde” con un sottotitolo che sembra già il programma per il Futurismo del primo Novecento: “Transformations, visions, incarnations, ascensions, locomotions, explorations, pérégrinations, excursions, stations, cosmogonies, fantasmagories, rêveries, folâtreries, facéties, lubies, métamorphoses, zoomorphoses, lithomorphoses, métempsycoses, apothéoses et autres choses”. Se “Le Diable a Paris” descrive criticamente usi e costumi della Parigi contemporanea,“Les Etoiles”, rende omaggio all'astronomia delle donne e alle donne come astri; sarà l'ultima opera illustrata da Grandville, nel 1847, poco prima di morire nella clinica psichiatrica di Vanves.
Ma è nei “Fleurs animées”, edita nel 1847, che Grandville si rivela soprattutto romantico e cortese: la sua travolgente fantasia raggiunge veramente il massimo grado di espressione in quest’opera, dove l’introduzione di Alph Karr e il testo di Taxile Delord restano in secondo piano per lasciare posto alla prepotente suggestione delle 52 tavole litografate a colori. Il testo manifesta l’amore per i fiori attraverso simpatici racconti che sembrano creati apposta per dar modo al Grandville di offrirci una splendida rappresentazione antropomorfa. La delicatezza del fiore d’arancio e del gelsomino, il profumo della viola e della rosa, il fascino del tulipano e della pansée, la teatralità della violaciocca, l’eleganza della verbena, del the e del caffè esprimono sentimenti e sensazioni come la timidezza, la gioia, la bellezza, il sussiego.