Un’esplosione di eventi a Firenze e dintorni caratterizza questo inizio di autunno in cui, placati gli ardori dell’estate, il clima contribuisce a rendere piacevolissimo il soggiorno.
L’autunno è stato celebrato allo Chalet Fontana con una festa lunga un giorno, il 23 settembre, l’equinozio da cui l’autunno prende le mosse. Un evento molto affollato, per l’offerta variopinta e la possibilità che i nuovi proprietari hanno dato al visitatore di vivere uno spazio storico come lo chalet della fine dell’800, frequentato da fiorentini illustri, Rosai e Pratolini, per dirne due, e recentemente risorto a nuova vita senza dimenticare il passato, anzi conservandone ricordo nel restauro. La festa è iniziata con una lezione di yoga, seguita da aperitivo nel vivaio, con musica jazz di sottofondo, e vendita di piante e ortaggi direttamente nell’orto dello Chalet. Pomeriggio nell’orto bioattivo e a seguire corso di acquerello botanico. Adatto a tutti coloro che vogliono rifugiarsi in un’oasi verde, facilmente raggiungibile, dove mangiare cibo genuino, a chilometro zero, cucinato da un giovane chef molto creativo. C'è stata una festa per ogni stagione che inizia, ottimo per far conoscere i prodotti di stagione, contromisura alla grande distribuzione che fornisce una varietà di cultivar tutto l’anno, facendoli però arrivare da posti lontanissimi.
È di questi giorni anche l’apertura della mostra I nipoti del re di Spagna. Ambientata al tempo di Pietro Leopoldo, il granduca progressista, a tutti noto per avere abolito la pena di morte. Qui ne vediamo un altro aspetto, quello di genitore di numerosa prole, attraverso il quadro, ultimo acquisto delle collezioni di Pitti da parte del suo direttore, Eike Shmidt. È il ritratto incompiuto, ad opera di Raphael Mengs, di due figli di Pietro Leopoldo, Ferdinando e Maria Anna, in abiti ricercati ma non da cerimonia. Qui Mengs riesce a ottemperare a due esigenze contrastanti: esibire il rango reale, senza togliere ai due fratelli la naturalezza infantile. Pochi anni prima lo stesso pittore, nel ritrarre i figli di Carlo III, aveva seguito la tipologia del ritratto principesco tradizionale, perché la tradizione in Spagna a differenza della corte fiorentina, non era stata minimamente intaccata dalle nuove idee illuministiche. Questa dei ritratti principeschi era un’usanza molto diffusa, per tenere informati i parenti lontani. In questo caso il nonno di Ferdinando e Anna Maria, il re di Spagna Carlo III, aveva dato espressamente l’incarico a Raphael Mengs, suo pittore di corte, di recarsi a Firenze per fornirgli i ritratti dell’intera famiglia del figlio. Era il modo di seguire la crescita dei nipoti e lo stato di salute di tutti. Lo scambio di ritratti, all’epoca, era in uso anche fra i promessi sposi. Essendo sempre matrimoni combinati quelli dei figli dei regnanti del tempo, il ritratto era d’aiuto per abituarsi all’aspetto del promesso sposo e della futura sposa. Le grandi famiglie dell’epoca facevano un numero esorbitante di figli, in modo che ne sopravvivessero abbastanza (in un secolo in cui la moria infantile era elevatissima) da essere proposti per regnare sul maggior numero di Stati, attraverso un opportuno matrimonio. Il Direttore ci ricorda in conferenza stampa “Compito di un museo vivo è di tutelare le opere, preservare la memoria, trasmettere cultura attraverso mostre e ricerche, ma anche 'far respirare' le collezioni…”. Molti dei quadri della collezione di Pitti, scelti dai curatori Ceriana e Roettgen a corollario del nuovo acquisto, aggiungono significato all'essere una rassegna della ritrattistica infantile di Pietro Leopoldo di Lorena. Scopriamo l’interesse vivissimo di Mengs per l’arte fiorentina, la sua destrezza nel sostituire gli abiti comodi che Pietro Leopoldo faceva indossare ai piccoli con abiti più consoni al gusto tradizionale della corte spagnola. La mostra creata intorno a questo acquisto è una lezione di alta museologia, che ci rende edotti sui significati e l'essenza di un museo ben diretto.
In questo stesso periodo si tiene nel complesso monumentale della basilica di Santa Croce, al Cenacolo, la Cappella Pazzi e il Chiostro, un evento, ideato da Controradio, l’emittente fiorentina fra le più seguite in città. Dalla sera del 6 al mattino del 7 ottobre avranno luogo, in tre diversi momenti, tramonto, notte e alba, vari spettacoli, accompagnati da sonorizzazioni dal vivo, canti, duetti tromba-pianoforte, concerto jazz fuso con musica africana. Una novità per il complesso architettonico, dove si sono da sempre tenuti concerti di musica, ma solo classica. Il titolo, Genius loci, allude a ricordi, sentimenti e suggestioni che si sono stratificati in quei luoghi ma anche alla forza che la musica sprigiona, in grado di far acquistare nuova vita a luoghi del passato. L’invito a partecipare a questa manifestazione gratuita, sponsorizzata dalla Regione è soprattutto rivolto ai Fiorentini, quasi a risarcirli dell’effetto collaterale del turismo, la sottrazione di aree importanti alla fruizione dei cittadini, percorse come sono tutto l’anno da orde di turisti in visita.
Poiché la Toscana storicamente viene identificata con la civiltà etrusca, da due anni, nel mese di settembre, essa si dedica alla celebrazione di questo popolo. Fiesole, sulle colline intorno a Firenze, ha scelto di organizzare un percorso celebrativo che illustri la componente etrusca dell’area fiesolana. Rivolta ai cittadini, la passeggiata parte dalla cinta muraria, nel tratto delle mura meridionali dell’insediamento etrusco, prosegue fino a villa Il Roseto, casa-studio di Giovanni Michelucci, architetto appassionato di archeologia, di cui aveva una visione molto personale. Continua per via di Doccia, da cui si gode un bel panorama di Fiesole e Firenze, arriva all’area Garibaldi, con una sedimentazione archeologica che va dall’età etrusca alla longobarda. Ecco poi la ben nota area del Teatro Romano, dove la parte etrusca è l’area del Tempio, e infine il Museo, che raccoglie molti reperti e le strutture etrusche giunte fino a noi. Il percorso termina nel piccolo oratorio di Sant’Ansano, l’ultima residenza di Bandini, fra gli iniziatori della ricerca di questa civiltà a Fiesole. Promosso dal Comune di Fiesole, dalla fondazione Michelucci e dall’architetto Dezzi Bardeschi, direttore della rivista Ananke, che indaga le connessioni fra territorio, storia e cultura. Durante il cammino verranno letti brani di studiosi e pensatori appassionati di archeologia, da Gori a Winckelmann, a Bandini, a Giovanni Michelucci.
È stata inaugurata in questi giorni a Palazzo Strozzi anche la mostra Il Cinquecento a Firenze. Tra Michelangelo, Pontormo e Giambologna, che esamina le due componenti, civile e religiosa, di grandi artisti del secondo Cinquecento, tra “maniera moderna” e controriforma, con la committenza dei Medici e della chiesa, attraverso una raccolta spettacolare di oltre settanta fra quadri e statue (17 delle quali restaurate per l’occasione) provenienti da chiese, musei e collezioni private, messi a disposizione con una generosità che ha permesso agli organizzatori di raggiungere grande chiarezza espositiva. Il visitatore coglie scopo e messaggio della mostra semplicemente percorrendone le sale, e riuscendo così a trarre il massimo dalla visione delle opere esposte.
È stata inaugurata l’ultima settimana di settembre anche la 30ma Biennale Internazionale dell’Antiquariato. Così la introduce Fabrizio Moretti, segretario generale della Biennale: “L’Arte italiana è universalmente ancora molto amata, anche se deve scontrarsi con nuove mode e tendenze. Coloro che l’amano, la collezionano e vogliono fare buoni affari, devono sapere che la vera, imperdibile vetrina la trovano a Palazzo Corsini, dove, ogni due anni, gli antiquari più qualificati espongono i loro pezzi migliori, per presentarli ai connoisseurs di tutto il mondo”.
L’elenco delle iniziative che si possono cogliere in zona al momento termina qui con un evento in Piazza Signoria, centro dei centri di Firenze. Vi è stata appena posta una colossale opera moderna di Urs Fisher, che per dimensioni sembra volersi misurare con lo storico Palazzo Vecchio, posto di fronte. Sempre Moretti ha sponsorizzato l’invito all’artista, nel nome di “nuove mode e tendenze” di cui diceva sopra, affiancato dal critico Bonami e col beneplacito del Comune. La statua è composta di una serie di corpi in alluminio, di forma non definita, impilati uno sull’altro in tutte le direzioni, così da occupare lo spazio con una energia potenziata dalla sensazione incombente che la statua possa disfarsi, liberando al suolo le sue parti in un tintinnio metallico capace di risvegliare l’arte che questa piazza contiene, sopita dal trascorrere dei secoli.