Una scoperta inaspettata di questa estate è stata la prima edizione di DAP (Danza in Arte a Pietrasanta) - Festival di danza contemporanea, che ha avuto il luogo a Pietrasanta, dal 18 Giugno al 1 Luglio.
Pietrasanta da sempre è abitata da una tribù di artisti. La vicinanza alle cave di marmo ha fatto sì che la città sia diventata un cento culturale artistico, un gioiello nella Versilia. Nel tempo a Pietrasanta hanno soggiornato grandissimi maestri: Michelangelo Buonarroti, Fernando Botero, Marina Abramovic, Ai Weiwei, Anish Kapoor, Noguchi Isamu e tantissimi altri scultori, pittori, musicisti e ora anche ballerini! Trovo semplicemente geniale l’idea di far convivere la danza e la scultura. Ho avuto l’occasione di ammirare le coreografie create intorno alle opere d’arte, dove i corpi diventavano sculture e viceversa. Inoltre, una parte del programma era dedicata alle master class tenute dai migliori coreografi internazionali di danza contemporanea.
A dire il vero, sono capitata all’apertura del Festival per caso e con poca fede, ma sono rimasta profondamente colpita dalla forza e dalla capacità dei ballerini di esprimere e trasmettere le loro emozioni attraverso il linguaggio corporeo della danza. Il progetto finale La Folla, presentato durante la chiusura del Festival, è stato creato da artisti danesi: il maestro Jorgen Haugen Sorensen, il coreografo Sebastien Kloborg e il musicista e compositore Kim Helweg. I tre hanno realizzato un progetto presso il Royal Danish Theatre e il Teatro Comunale di Pietrasanta per 4 danzatori e 10 allievi di DAP College. Ho vissuto questo Festival con grande piacere e tante emozioni, e alla chiusura ho avuto l’occasione di parlare con Adria Ferrali - grande ballerina, insegnante, coreografa e direttore artistico del Festival.
È stata sua l'idea di organizzare questo fantastico Festival?
Sì, sono tornata in Europa dopo aver lavorato negli Stati Uniti, in Germania, Russia, Messico, Brasile, Norvegia, Svezia e Danimarca. Il mio interesse per le arti visive mi ha portato a Pietrasanta: il mio punto di riferimento erano le opere di Noguchi Isamu che lavorava qui. Tra l'altro io sono cresciuta tra Firenze e Pietrasanta, fra queste panchine e questi pini, e conosco benissimo la Versiliana (il parco dove ci troviamo). Fin da piccola avevo respirato questo ambiente, le cave, la villa di D’Annunzio, i centri scultorei di Pietrasanta, Michelangelo. Tutto ciò era presente nella mia mente. Anche io avevo desiderato l’appoggio di un grande artista, un grande scultore che ispirasse o migliorasse le mie messe in scena e le ricerche coreografiche che costruivo intorno al mondo.
Quindi ha deciso che era arrivato il momento di far uscire la danza contemporanea sul palcoscenico di Pietrasanta?
La danza nel frattempo è mutata, si è ristretta, è diventata una cosa d’élite, è rimasta solo la danza classica a sopravvivere nell’area, mentre il contemporaneo ha subito delle mutazioni; il mondo è cambiato. Sono passati tanti anni e continuavo a realizzare le mie messe in scena, a insegnare, formare allievi, ma a un certo punto, mi è arrivata l’idea di spostare la danza dal teatro verso le opere d’arte per darle un significato, per portare la danza fra la gente e portare la gente verso la ricerca della danza. Non parliamo solo di danza tradizionale, classica, con il tutù, quella che sta sui palcoscenici, ma scartiamo le tavole dei palcoscenici e facciamo uscire la polvere, liberando il demone del palco per risvegliare i sentimenti. Cambiamo le radici e mettiamo la danza fra il pubblico, fra il popolo, svegliamo le anime!
Quali sono i punti di riferimento del Dap Festival?
Dap Festival agisce su due punti: uno è la fusione della danza contemporanea con le arti visive, l'altro è che la danza si apra verso gli spazi esterni, per un nuovo connubio fra il pubblico e la danza, per creare un amore nuovo e far innamorare la gente.
Complimenti per la sua geniale idea e anche per come è riuscita di realizzarla. Devo dire che sono rimasta letteralmente sorpresa, soprattutto dopo aver visto l’interpretazione della compagnia russa di Boris Shipulin. Come siete riusciti a trovarlo e invitarlo?
Ricordavo benissimo Boris dai tempi in cui lavoravo in Russia, l’avevo visto ballare e l’avevo notato fra 10-15 danzatori a Novosibirsk. Fuori c’erano meno 30 gradi e mi sono ricordata di questo giovane che aveva scaldato il mio animo perché dentro di lui c’era una vibrazione particolare, quella del talento. Mi sono detta di voler aprire i palcoscenici ai giovani talenti e fargli vivere questa esperienza. Abbiamo portato Boris a ballare sul pontile di Marina di Pietrasanta. L’alba si alzava fra i monti, c’era un tenore che cantava e i ballerini russi ballavano. Il pubblico è rimasto allibito da questa apparizione meravigliosa, è stata un'improvvisazione, perché Boris ha adattato la sua interpretazione alla presenza inaspettata del tenore, ed è stata una cosa favolosa. Quindi noi del Dap viviamo il momento!
Ciascun partecipante doveva creare una corografia intorno a un'opera d’arte?
I danzatori dovevano adattare le loro coreografie alle opere d’arte o agli spazi architettonici predisposti per la messa in scena.
Come è nato il progetto educativo - il DAP college?
I coreografi che vengono qua insegnano anche. Realizzano non solo un progetto artistico, ma anche un progetto didattico che si svolge durante i 4-5 giorni della loro residenza all’interno della manifestazione. Una residenza artistica funziona così: si viene, si porta un’opera coreografica, si interagisce con la scultura e poi si partecipa alle master class. Gli allievi seguono il corso di danza classica, molto educativo e formativo, in cui sono incluse anche discipline complementari come Pilates, Gyrokinesis e teoria musicale per i coreografi. Questa preparazione permette di aprire la mente dei danzatori verso stili diversi. L’insegnamento del college è stato costruttivo, tutti hanno imparato e gli allievi sono saliti sul palco della Versiliana, sono stati scelti i migliori per participare ai balletti creati dai coreografi. Inizialmente solo Kloborg doveva contribuire a questa presentazione, poi anche il coreografo americano Tan Dao si è offerto di partecipare con alcuni danzatori.
Sono giovani i vostri allievi? Che età hanno?
Sono giovanissimi, hanno circa 18 anni e arrivano da tutto il mondo: due russi, un gruppo di americani e degli italiani.
La sera stessa, dopo le bellissime esibizioni sul palco della Versiliana sono stati indicati i tre vincitori del Festival. Le tre coreografie di Tan Dao hanno avuto una menzione speciale per il delizioso passo a due classico eseguito dai ballerini texani. Boris Shipulin è stato premiato per il suo progetto Scales and a little bit more, con Stanislav Ponomarev e Svetlana Sokolova. La brasiliana Miriam Barbosa è stata premiata per l'esibizione del numero aereo insieme al messicano Javier Dzul. Inoltre Maria Kochetkova, solista del San Francisco Ballet e dell'American Ballet Theatre, ha avuto un riconoscimento speciale.