Il mio incontro con Alexandra Kostina (classe 1990) - giovanissima scrittrice, poetessa e artista, non è casuale. Avrete immaginato che, avendo lo stesso cognome, potessimo essere parenti, e vi confesso che non avete torto. Conosco Alexandra da quando era una bambina, quindi la sua genialità non è stata una scoperta per me.
Alexandra mi racconta la sua esperienza dopo che ha trascorso 5 settimane presso l'“Art-kommunalka di Erofeev e gli altri” a Kolomna, una città che dista circa 100 km a sud-ovest di Mosca. In realtà questo luogo è un museo d’arte contemporanea che si trova in una vecchia “kommunalka”(un'abitazione tipica della Russia sovietica, dove un grande appartamento dotato di numerose stanze viene condiviso da più nuclei familiari”).
L’appartamento è situato nella stessa casa dove una volta si trovava il reparto “Vino e Vodka” di un mercato di alimentari. Qui ha vissuto Venidikt Erofeev, l’autore del famoso libro Mosca-Petushki, il poema dedicato all’alcool e al viaggio. L’autore a sua volta aveva dei problemi con l’alcool e ha scritto il romanzo proprio qui, quando viveva e lavorava scaricando casse di vino e vodka. Ora la sua casa è diventata un museo, dove una parte è dedicata all’epoca sovietica con oggetti dei vecchi tempi (alcuni di questi appartenevano a Erofeev). L’altra parte funziona come un residence, dove possono soggiornare scrittori e artisti che arrivano qui da tutte le parti del mondo. Durante il loro soggiorno elaborano un progetto, presentandolo all’interno del museo. Per avere il diritto di soggiornare bisogna presentare la domanda e vincere il concorso. Alexandra ha vinto e ha avuto l’opportunità di presentare il suo progetto.
Come si è evoluto il tuo progetto?
Inizialmente ho pensato di fare un lavoro strettamente letterario, che poteva essere un libro di poesie o di prosa, ma arrivando qui ho scoperto che potevo anche creare una mini mostra come sintesi del mio lavoro. Durante le 5 settimane del mio soggiorno ho organizzato alcune master-class e sono riuscita a individuare una forma visiva. Sono venuti fuori 10 quadri grafici con le mie scritte e un libro che ho realizzato a mano. Ogni quadro è fornito di un piccolo specchio attaccato alla base, un elemento necessario per leggere i miei testi.
Quindi i testi vengono rispecchiati e sono in qualche modo simmetrici?
La simmetria è molto importante nel mondo della presentazione visiva, possiamo immaginare una farfalla o un fiocco di neve. L’immagine ha in sé un senso di armonia. Ho deciso di sperimentare, inserendo la simmetria nel testo. Come punto di partenza ho preso le lettere, ma solo quelle simmetriche, che hanno un asse orizzontale o verticale. Scartando così le lettere asimmetriche, ho cominciato a operare con più di 20 lettere dell’alfabeto cirillico. Sono le lettere “A”, “O”, “H”, “К”… Dalle lettere formavo delle parole, era come un gioco per ragazzi. Non nascondo il fatto d’aver utilizzato anche il supporto tecnologico. Ho consultato dei siti che aiutano a formare una grande parola da tante piccole. Pian piano dalle parole sono uscite fuori le frasi.
Come sono le frasi che hai scritto, sono delle rime poetiche?
Ogni tanto uscivano fuori delle rime, ma non si può definirle poesie, almeno per me non lo sono. Posso definire i miei testi come borderline, sono al confine tra la prosa e la poesia. Parallelamente ho cominciato a creare il mio libro, anche questo ha un senso di simmetria. Le pagine somigliano ad ali di farfalle. Ho voluto scrivere e cucire a mano questo libro, è stato un processo molto meditativo.
Vedo che anche il libro è fornito di uno specchio, come si utilizza?
Nel mio libro è scritta solo metà di ogni lettera, le parole e le frasi complete compaiono solo se appoggi lo specchio sulle righe rosse. Diventa una specie di gioco, devi trovare l’angolo che ti fa vedere meglio la frase. Ogni tanto assi verticali e orizzontali si intrecciano, questo dipende dal senso di simmetria di ogni lettera. In questo modo le parole creano una specie di albero grafico. Non tutti i testi hanno un senso preciso, quindi possiamo definirli come un genere di “avanguardia” o di “letteratura sperimentale” che viene creato applicando appositamente delle regole. Possiamo prendere come esempio il sonetto o La Divina Commedia di Dante, che hanno come base un numero o una forma poetica universale.
Lo specchio di Kolomna non è il tuo primo lavoro, so che da tempo scrivi dei palindromi. Specchiare le parole ti piaceva fin da bambina?
Avevo utilizzato lo specchio per scrivere per la prima volta solo nel mio ultimo progetto, ma l’idea di trovare frasi che si possono leggere ugualmente da ambedue i versi mi piaceva dai tempi della mia prima lettura di Alice nel paese delle meraviglie. Ogni palindromo ha un senso di simmetria, ma per leggerlo non utilizziamo lo specchio, lo fissiamo nella mente.
So che hai vinto un concorso creando palindromi. Racconta come è accaduto.
Era il concorso che ogni anno organizza il poeta e critico di letteratura sperimentale Evgeniy Haritonov nella Biblioteca Statale della Gioventù. Oltre i palindromi vengono presentati video, sound, poesie e “zaumi" poesie (poesia scritta in una lingua inesistente oppure composta dai suoni). Era già il secondo anno che partecipavo e questa volta ho vinto il concorso, il che mi riempie di gioia e di orgoglio. L’anno prossimo potrò entrare nella giuria, il che mi fa sentire ancora più orgogliosa del mio lavoro e mi dà la possibilità di conoscere altri poeti che scrivono palindromi. Mi fa piacere avere le chiavi d’accesso a questa comunità di poeti.