Da sempre snobbo le isole minori italiane, a favore di mete lontane, tropicali. Giunto all’Elba, a maggio dell'anno scorso, e per puro caso, sono rimasto letteralmente a bocca aperta: in un baleno mi sono perdutamente innamorato di tanta superba bellezza, al punto che, girandola palmo a palmo, ho desiderato di andarci a vivere.
Tra le gemme dell’arcipelago toscano, ecco l’Elba, con 147 km di costa e 32.000 anime, un’isola polimorfa e lussureggiante a un tiro di sasso da Piombino, selvaggia e splendente, frastagliata da una interminabile sequela di baie, cale e spiagge esotiche dai bassi fondali in acque vitree ricche di fauna marina, ricoperta da castagni, lecci secolari, agavi e fichi d’india tipici dei paesi arsi dal sole. Un breve ma intenso viaggio vissuto fuori stagione, quando la natura è in fiore, le spiagge pressoché deserte, il parcheggio tollerato e tutto diventa più semplice, in un clima primaverile capace di regalare giornate di sole cocente.
L’Elba non è però solo mare, inserita dall’Unesco nella mappa dei luoghi scientifici di maggior prestigio, fu crocevia di popoli ricchi di storia, conteso in ogni epoca per la sua posizione strategica, per i minerali e le sue miniere di ferro, che resero possibile il sorgere della civiltà Etrusca e poi il successo militare di Roma già dal 453 a.C. Il mio desiderio di catalogazione mentale delle località e delle spiagge, per assimilarle e familiarizzare con l’intera isola, inizia da subito, dallo sbarco nel capoluogo Portoferraio (12.000 ab.), dove l’antica darsena a ferro di cavallo termina nella torre della Linguella, eretta nel 1548. La scalinata tra i vicoli del centro mi guida alla chiesa della Misericordia (1677), con l’attiguo museo napoleonico, e alla Palazzina dei Mulini, la residenza invernale di Napoleone affacciata sul mare.
Mare turchese e quiete li trovate alla vicina Cala dei Frati; si raggiunge dalla spiaggia delle Ghiaie attraverso un breve tratto di costa rocciosa. Nel tardo pomeriggio scorro i 13 km della striscia d’asfalto che verso SE conduce alla profonda insenatura del golfo di Mola, dimora di Porto Azzurro, la località di pescatori più vivace e pittoresca dell’isola, sovrastata a est dalla Fortezza di Portolongone eretta nel 1603 da Filippo III di Spagna e utilizzata fin dal 1858 come colonia penale. L’antico nome di Porto Longone nel 1947 fu cambiato nell’attuale proprio per evitarne l’associazione dell’abitato al carcere, poiché ancora oggi dire “Porto Longone” equivale ad “andare in galera”.
Il modesto tratto di spiaggia, davanti a piazza Matteotti, è ciò che rimane del lungo arenile oggi occupato dalla banchina del porto. Molto meglio quella di Barbarossa, nella baia successiva verso est, dove un tempo sbarcavano i pirati saraceni. Al medesimo incrocio per la spiaggia, girando invece verso Monte Castello in breve si sale al santuario della Madonna di Monserrano (1606), fatto costruire in cima a un dirupo panoramico dall’allora governatore spagnolo Josè Ponce de Leon, che fece porre al suo interno un’altra chicca esotica da non perdere: la copia esatta della Madonna Nera che si venera a Montserrant di Barcellona.
Girando da sud la baia di Mola si gode una preziosa veduta prima di scendere a Naregno, un mezzo chilometro di sabbia bruna chiusa tra pareti di roccia e vigilata dal faro di Forte Focardo. C’è però l’incognita di trovare parcheggio per chi non risiede negli hotel della baia. Da Naregno, in appena 3 km di strada secondaria salgo la pendice del monte Calamita ed entro nel cuore di Capoliveri, paese di minatori, oggi animato da ritrovi notturni, ristoranti e negozi che si affacciano sul suggestivo intreccio di scalinate e strette vie del centro. I suoi 165 metri d’altitudine fanno sentire gli abitanti dei privilegiati: “Quando giù si soffoca per il caldo qui si respira”. Lo sguardo spazia a 360 gradi, fino alle isole del Giglio, Montecristo e Pianosa.
Consigliata la colazione sulla terrazza della Pasticceria l’Orchidea, in viale Australia, con una stupenda apertura su mare e monti. La strada che scende a SO mi conduce all’accogliente spiaggia di Morcone, col lato nord occupato dal Mandel Diving Centre, uno splendido resort entrato nel Guinness dei Primati per aver celebrato il matrimonio subacqueo più numeroso: 261 partecipanti, prete e sindaco compresi. La parte alta del complesso, gestito dal dinamico Stefano Capocchi, è fornita di piazzole per camper. Accanto, con la veranda a bordo spiaggia, il ristorante Albatros offre un’eccellente cucina a prezzi giusti, tipo ravioli neri agli scogli, coperti da tre gamberoni giganti (11 euro), semplicemente squisiti.
Le insenature successive appartengono alle altrettanto belle stazioni balneari di Pareti, vero lido di pace e natura, e della più estesa Cala dell’Innamorata, che prende il nome da un’antica leggenda d’amore, teatro nel mese di luglio di una suggestiva rievocazione che coinvolge l’intero paese. Da qui, 9 km di strada sterrata seguono dall’alto la costa meridionale della frastagliata penisola fino alla miniera di ferro e all’esclusivo centro ippico Villa delle Ripalte, residence alberghiero a cui fa capo l’intera Costa dei Gabbiani, strada compresa. Possono proseguire soltanto i clienti, e, negatomi il permesso di transito, debbo fare ritorno per la stessa via dell’andata. Nella mappa del World Meritage Provisional List of Geological Sites, le zone minerarie di Rio e del Monte Calamita, vengono classificate come monumenti geologici tra i più prestigiosi dell'intero pianeta.
Iniziando da sud il giro dell’isola in senso orario, la prima località balneare di rilievo che s’incontra è l’arco di sabbia del Lido di Capoliveri, nel Golfo Stella, con due camping inseriti in uno scenario di natura selvaggia e rigogliosa, molto frequentati dai giovani durante l’alta stagione. La provinciale 30 (P30) supera il marcato istmo del Monte Stella (155 m), che racchiude il chilometrico arenile di Lacona nel golfo omonimo, caratterizzato per le sue dune di sabbia bruna, finissima, e i molteplici servizi turistici. E’ una delle poche spiagge dell’Elba che consente un’ombreggiatura naturale, grazie alla pineta a ridosso del mare. I due golfi confinanti, Stella e Lacuna, custodiscono ancora una quindicina di pregevoli cale e spiaggette sparse lungo le insenature delle loro coste, tra cui quella di Laconella, ulteriormente protetta dalla punta della Contessa, priva di servizi, ma pure del chiasso della sorella maggiore Lacona.
La serpentina della trascurata P30 supera il Passo del Monumento (261m) e scende alla baia di Marina di Campo, la più estesa spiaggia dell’isola: un’ampia fascia di sabbia bianca lunga 1400 metri, che ricopre l’intera rada dal porto alla località La Foce. Non è un caso che proprio qui fu tentato lo sbarco alleato nel 1944. Deserta a maggio è però molto affollata in alta stagione, avendo alle spalle un grosso nucleo urbano di impostazione turistica. L’accesso è facile, anche ai camper, dato che gran parte della baia è accompagnata dal lungomare. Spuntino al bar gelateria Baobab, nella piazza centrale del centro storico, servito da Ghislan, la sorridente cameriera marocchina. Dall’estremità est della spiaggia mi allungo a curiosare nel vicino aeroporto internazionale per piccoli velivoli privati e da turismo, con tanto di dogana e ufficio passaporti.
Continuando l’esplorazione verso ovest, la P25 diventa presto la litoranea sud-occidentale della superba Costa del Sole, compresa tra Cavoli e il borgo marinaro di Chiessi. Già dalla discesa panoramica di Cavoli ci si rende subito conto che qualcosa è cambiato: non più spiagge dorate o brune come nella parte orientale dell’isola, a causa delle miniere di ferro, bensì bianchissime sul genere dei tropici. Sabbia fine e granulosa, di quelle che non si attaccano alla pelle. L’arena scotta, fa molto caldo e mi trovo immerso in acque turchesi senza quasi accorgermene. C’è solo qualche bagnante qua e là, un vero paradiso, anche se le foto appese al bar mostrano il caotico affollamento di piena estate. E’ certamente il luogo ideale per i più giovani in cerca di divertimento, da evitare se si ama la tranquillità.
Gli scogli granitici levigati nella parte ovest dell’arenile mostrano i segni di un’antica attività estrattiva, testimoniata dai resti di colonne e opere romane e medievali sparse nei dintorni. Occorre invece la barca per visitare la suggestiva Grotta Azzurra, che si apre a circa un miglio. In appena un chilometro si scende a un’altra perla di questo tratto di costa: Seccheto, antitesi alla frenetica Cavoli frequentato, anche in piena stagione, da coloro che invece amano la quiete. Sul lato est gli scogli formano un intreccio di piscine naturali adatte ai più piccini, tuttavia l’intero fondale della caletta è basso, sabbioso e l’acqua particolarmente cristallina. Anche qui stabilimenti balneari tutt’attorno, ma con un unico bar che fornisce servizio di sdraio e ombrelloni.
Ancora due chilometri e dall’alto della strada mi appare la stupenda visione di Fetovaia in fiore, una delle baie più note e ritratte dell’isola. In candida sabbia splendente e fondali che scendono dolcemente, ben riparata in uno scenario naturale di rigogliosa vegetazione, non molto deturpato dalla pressione edilizia. Scenografia decisamente esotica, coi verdi monti alle spalle che addirittura ricordano le isole della Polinesia. Ora quasi deserta, ma attrezzata e ben bazzicata in alta stagione. Lasciato quest’altro gioiello, da salvaguardare, dalla cima della scogliera la P25 continua a regalarmi panorami mozzafiato sulla costa e il mare aperto fino alla Corsica, distante 60 km, ben visibile all’orizzonte. Ovunque scorgo persone che nuotano o prendono il sole su massi e scogli che affiorano da acque color smeraldo, straordinariamente limpide.
Nel borgo marittimo di Pomonte trovo un piccolo parcheggio, una piccola spiaggia ai piedi del Monte Capanne (1009 m) e a poche decine di metri dalla riva il relitto dell’Elviscot, un piccolo cargo affondato nel 1972 a seguito di una violenta burrasca. Giace a una dozzina di metri ed è tra le mete preferite dagli amanti delle immersioni. Ancora due piacevolissimi chilometri e mi trovo in un bar avvolto da gigli nella parte alta di Chiessi, il bianco abitato che scivola giù alla passeggiata parallela alla spiaggia in ghiaia, cinta da lisce pareti di granito. Essendo esposto ai venti da sud, è il luogo ideale per gli appassionati di windsurf e adatto anche allo snorkeling grazie ai suoi variegati fondali ricchi di pesce.
La superba scogliera di ponente prosegue nel susseguirsi di immagini e scorci panoramici che si proiettano curva dopo curva, ognuno con le sue sfumature. A inebriare ancor più i sensi contribuisce il profumo intenso della ginestra, dei rosmarini, dell’erica e dei cisti rampicanti. Fortunatamente il profilo paesaggistico di questo delicato tratto di costa è rimasto integro, assolutamente da proteggere per le future generazioni. Entro a Colle d’Orano (134 m), da dove i sub amano scendere attorno ai tre pinnacoli della secca Castagnole per ammirare polpi, gronghi, pinna nobilis e posidonia. Qui ha termine la rinomata Costa del Sole, la fascia litoranea più apprezzata dai turisti, tuttavia le meraviglie dell’Elba sono dovunque, non hanno fine. Infatti, scendo alla raccolta cala di S. Andrea e resto subito colpito dal suo fascino particolare, che alterna scogliere e spiaggette di fine sabbia color ocra. Cinta da rovi di fiori fucsia a ridosso dalle coste piane, i lastroni di granito levigato unici nel loro genere, composti da granito e cristalli di ortoclasio. Un breve percorso tra le rocce conduce all’arenile di Cotoncello, piccolo quanto incantevole. L’acqua degrada velocemente ovunque, ma non in spiaggia.
Dopo un tratto interno ma sempre panoramico sulla costa di NO, eccomi sulla promenade di Marciana Marina, mondana e romantica al tramonto, quando il sole scompare dietro la possente struttura cilindrica della Torre Medicea (XII sec.), che domina il porto. Fondamentale nel sistema di allerta contro il pericolo di incursioni piratesche. Merita una visita il vecchio quartiere marinaro di Cotone, mentre la spiaggia più frequentata è certamente quella in ghiaia della Fenicia, alle spalle della torre. La sera, al pub Coltelli si fraternizza facilmente tra brindisi e buona musica.
La strada torna a seguire la costa, col mare che cambia colore a ogni insenatura. Scelgo di fare un sopralluogo alla grande mezzaluna custode di una delle più estese e comode spiagge dell’isola, suddivisa tra tre località: Procchio, Campo Dell’Aia e l’insenatura di Guardiola sull’estrema punta orientale. A seguire, un altro affascinante golfo, quello della Biodola: sabbia fine e macchia mediterranea che arriva fino al mare, con un campeggio a ridosso della spiaggia. Qui l’acqua degrada molto dolcemente e consente di fare lunghe passeggiate con le gambe a mollo. Un cammino sugli scogli porta a Scaglieri, simile nelle caratteristiche. Giro attorno alla montagna a nord e scendo gli scalini che introducono alla poetica cala di Forno, borgo di pescatori con le case sulla spiaggia e quella stupenda palma tropicale nel mezzo che mi ha stimolato svariate foto. Luogo d’incanto, un vero gioiellino. Unico neo il parcheggio pressoché inesistente.
Sulla via del ritorno, nella parte alta orientale, mi ha colpito Rio nell’Elba, antico borgo medievale e minerario del X secolo, arroccato sulle pendici del Monte Capannello (178 m). Distrutto nel 1534 a opera del pirata Barbarossa e in seguito ricostruito, rimane uno dei paesi più ricchi di storia, con vicoli stretti, piazzette minuscole, balconi fioriti, lavatoi scavati nella pietra, chiese e fortezze. L’unico dove l’acqua di rubinetti e fontane è totalmente potabile. La costa orientale da Rio Marina a Cavo cataloga spiagge meno appariscenti e invitanti, forse per le nubi di fumo che da Piombino, oltre lo stretto, incrinano la poesia dell’isola.
Informazioni utili:
Geografia – Sorella maggiore delle sette isole dell’Arcipelago Toscano, l’Elba è la terza isola italiana per estensione. Lo sviluppo massimo est-ovest (Punta Nera - Capo Pero) è di 27 km, mentre quello nord-sud (Capo Vita - Punta dei Ripalti) è di 18 km.
Ambiente – L'Elba è un’isola protetta e tutelata, appartenente al Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. E’ quindi importante salvaguardare l’ambiente incontaminato.
Turismo – Agenzia per il Turismo dell’Arcipelago Toscano:
Portoferraio, via Elba 4 ( sotto il portico nel piazzale degli autobus, di fronte al molo d’approdo dei ferry Comandante Massimo).
Tel.: 0565 914671
www.aptelba.it
Orari: 08.00-19.00; domenica 9.30-12.30 /15.00-18.00.
Clima – Temperature assai mitigate anche nel periodo invernale. Le giornate di pioggia sono abbastanza scarse, in particolare nei mesi estivi.
Venti – il vento prevalente è lo Scirocco, che spira da SE e raramente con forza. Durante i mesi estivi si alterna nelle ore pomeridiane con il più fresco Maestrale (NO). Al contrario il Libeccio (SO) e il Ponente (O), pur essendo meno frequenti, quando soffiano sono ragguardevoli. Inesistenti, se non in sporadiche giornate invernali, i gelidi venti di Tramontana (N) e Grecale (NE).
Movida – Per chi è alla ricerca della movida elbana, con pub e discoteche aperte fino all’alba, i centri di maggior mossa serale e notturna sono Portoferraio, Capoliveri e Marina di Campo.
Enogastronomia
La fama dell’Elba è affidata alla produzione vinicola, già celebre al tempo dei romani: Sangioveto rosso e Procanico bianco, vini classici che si pregiano della denominazione controllata, e dell’altrettanto noto Aleatico, un liquore rosso di alta gradazione ideale per i dessert. Antica pure la coltivazione dell’olivo, grazie a clima e suolo favorevoli. La gastronomia tradizionale isolana si basa su piatti semplici e sani, ma molto gustosi, dove domina la fantasia degli accostamenti tra pesce e verdure. Tra questi, i piatti più popolari sono la sburrita di baccalà, il gurguglione, il polpo lesso e lo stoccafisso, importato dagli spagnoli. La Schiaccia Briaca è invece una torta di noci, uva passa, nocciole e pinoli.