Kyoko Ide 井手京子 nasce e cresce a Saga, un piccolo paese del sud-est del Giappone. Sua madre badava alla casa e ai figli, ma era un'artista nel cuore, costantemente impegnata nella creazione di svariati progetti; Kyoko cresce circondata dai dipinti e dagli oggetti artigianali realizzati dalla madre che poneva una speciale cura nei dettagli e tanta creatività.
Kyoko si appassiona, sulla scia del forte imprinting materno, all'arte, ma allo stesso tempo percepisce una forte attrazione per l'apprendimento della lingua inglese. Si iscrive così al Tsuda College, un'università femminile di Tokyo, e si specializza in Relazioni Internazionali e Studi Culturali. Durante il periodo del college decide di sospendere gli studi per un anno per frequentare l'Università di Arizona negli Stati Uniti. Il "viaggio" di questa giovane giapponese si fa sempre più ricco di esperienze e di "immagini". Vola alle Hawaii per conseguire la laurea in Lingue secondarie (Applied Linguistics) dell'Università delle Hawaii dove sviluppa una tesi molto interessante sull'identità femminile e l'apprendimento delle lingue. Qui lavora come insegnante di inglese e allo stesso tempo diventa tutor degli insegnanti delle Università delle Hawaii e del Giappone. La sua particolare predisposizione per le relazioni e la sua estrema trasparenza la portano a intrecciare rapporti con personaggi trasversali, non solo del mondo dell'Arte.
Nel frattempo Kyoko decide, prendendosi un periodo sabbatico, di fare una pausa e mettere un punto alla sua carriera di insegnante, trascorrendo circa due anni in monasteri buddisti zen in California e in Francia, seguaci delle tradizioni di Thich Naht Hanh e Soto Zen. L'attrazione per la meditazione e il mondo ascetico si fa dirompente e Kyoko non si perde d'animo, dandosi da fare nelle cucine dei monasteri, dove scopre un'altra grande dote: l'abilità nel cucinare. In uno dei monasteri francesi conosce un uomo italiano, che oggi è suo marito, e che la porterà in Italia. E proprio in Italia, terra del mangiar bene, decide di perseguire l'arte della cucina. A Roma frequenta varie scuole di cucina dove si specializza in cucina italiana tradizionale e cucina vegetariana giapponese. Per promuovere la sua nuova attività crea un blog di alta cucina e acquista la sua prima fotocamera DSLR grazie alla quale esegue dei magistrali scatti fotografici dei piatti che lei stessa cucina e che deve pubblicare. La giovane creativa si innamora della fotografia nel momento stesso in cui prende in mano la sua prima macchina fotografica.
Inizia un percorso molto complesso e articolato, ma oltre all'attività della cucina, la vita di Kyoko in Italia non è molto serena. Era un insegnante di lingua ricercata e affermata e credeva nel potere delle lingue, ma, in Italia, le cose non procedono nel modo giusto: Kyoko incontra molta difficoltà nell'apprendimento dell'italiano e spesso prova un opprimente senso di frustrazione per la sua incapacità di esprimermi e connettersi con gli altri. La fotografia è la sua salvezza per superare anche questa barriera, non avrà più problemi a comunicare. Ora Kyoko sa fotografare, e molto bene, con le sue immagini si collega istantaneamente agli altri, ma ancor più di questo prova semplicemente tanta gioia nel fotografare. E sente giusto. La fotografia diventa la sua nuova lingua.
Ma mentre intraprende questo nuovo entusiasmante percorso scopre di avere un cancro al seno. Sono necessari due lunghissimi anni anni per completare le cure, e con tanta forza e coraggio Kyoko vince l'ennesima battaglia. Questi due anni le hanno dato l'opportunità di conoscere persone che non avrebbe mai potuto incontrare senza passare attraverso questo tunnel di sofferenza. Anche durante tale periodo continua a fotografare la gente e la natura dell'Umbria, e capisce che la fotografia è assolutamente ciò che veramente vuole fare nella vita. Con le sue parole: "Mia madre è scomparsa alcuni anni dopo la mia laurea e io ora vivo lontana dal mio paese di origine. I due anni trascorsi nei monasteri buddisti zen sono stati in parte il mio tentativo di riconciliazione col dolore, perché la mia famiglia era una fonte di gioia e anche di sofferenza, come probabilmente lo è per la maggior parte delle persone. Forse è proprio per questo che trovo particolarmente piacevole e soddisfacente fotografare le famiglie. I momenti che trascorriamo con i familiari - i più piccoli, i vecchi, i nostri genitori, i fratelli e le sorelle, gli animali domestici - sono veramente preziosi. Spero di catturarli il più possibile".