A quanto pare, ogni tanto gli adulti si prendono una pausa per sedersi a contemplare il disastro della loro vita. Allora si lamentano senza capire e, come mosche che sbattono sempre contro lo stesso vetro, si agitano, soffrono, deperiscono, si deprimono e si chiedono quale meccanismo li abbia portati dove non volevano andare... La mia famiglia frequenta tutte le persone che hanno seguito lo stesso percorso: una gioventù passata a cercare di mettere a frutto la propria intelligenza, a spremere come un limone i propri studi e ad assicurarsi una posizione al vertice, e poi tutta una vita a chiedersi sbalorditi perché tali speranze siano sfociate in un'esistenza così vana. La gente crede di inseguire le stelle e finisce come un pesce rosso in una boccia... Io ho 12 anni, abito al n°7 di rue de Grenelle in un appartamento da ricchi. I miei genitori sono ricchi, la mia famiglia è ricca, e di conseguenza mia sorella e io siamo virtualmente ricche... Ma una cosa è certa, nella boccia dei pesci io non ci vado … Presto lascerò l'infanzia e, nonostante sia certa che la vita è una farsa, non credo di poter resistere fino alla fine ... Per questo ho preso una decisione: alla fine dell'anno scolastico, il giorno dei miei 13 anni, il 16 giugno prossimo, mi suicido.
Queste accorate, ma lucide parole di Paloma, una preadolescente della Parigi bene, che si rifiuta di entrare a far parte della vita degli adulti e che vede con occhi critici e disincantati le contraddizioni dei “grandi”, sono espresse nel bel libro di Muriel Barbery L'eleganza del riccio, grande successo di pubblico e di critica in questi ultimi anni. Questo romanzo racconta in maniera acuta e puntuale la difficoltà di una preadolescente a lasciare il mondo dell'infanzia per paura di inoltrarsi nella selva del mondo degli adulti. Paloma sceglie infatti di nascondersi, di non essere vista e disturbata nei suoi pensieri, escogitando di uccidersi come unica soluzione per evitare di vedersi trasformata in un adulto conformista, ma sperando così di finire la sua vita in gloria, martire della coerenza e della incorruttibilità, per non tradire gli alti ideali che connotano, d'altra parte, la mentalità degli adolescenti.
Assistiamo con tenerezza e curiosità, leggendo il libro, a tutto il movimento frenetico della mente che si attiva in questa età di passaggio. È incredibile come i pensieri dei ragazzi siano così complessi e profondi, come guardino al futuro e ai comportamenti degli adulti con animo severo e sofferto. Gli esempi con cui identificarsi spesso non sono giudicati così fortificanti e rassicuranti, perciò la fatica del crescere, per alcuni di loro, non vale la pena di essere vissuta, non si intravvede il perché continuare ad inseguire le stelle e cioè gli ideali irraggiungibili, per poi finire in una boccia per pesci rossi, cioè, alla fine rassegnarsi a una vita chiusa, senza prospettive, con dei limiti intollerabili rispetto alla tensione creativa e libertaria.
Allora capita come a Paloma, di ribellarsi alla “banalità” del vivere quotidiano per non mortificare i propri ideali di giustizia, di bellezza, di libertà. Capita di voltare le spalle alla realtà della vita per rivendicare il bisogno di volare alto, di esprimersi con compiutezza, di realizzare il proprio senso dell'esistere. Paloma inventa la strategia del “ritiro”, del fare il riccio, chiudendosi al rapporto con i familiari e nascondendosi negli antri più reconditi della casa per non farsi trovare, sia per segnalare con l'assenza il suo malessere, che per stare sola con se stessa, con la sua parte più vera, per non scendere a compromessi con lo stile di vita ipocrita che, ai suoi occhi, connota irrimediabilmente i comportamenti degli adulti.
Il diario diventa la sua valvola di respiro, lì può, in piena libertà, pensare e scrivere i pensieri profondi che non confiderebbe a nessuno al mondo, certa che non sarebbe capita, che sarebbe inutile comunicarli, che il linguaggio condiviso dai familiari non si può sintonizzare sul suo, in quanto li sente tutti stranieri, completamente estranei alla sua vita interiore. Paloma è sola di fronte al compito evolutivo della crescita, fa un'estrema fatica a superare il nodo dei legami infantili, tanto che ha bisogno di distruggere le immagini familiari per poter fare questo salto in avanti e separarsi emotivamente da loro.
L'idea del togliersi di mezzo, al compimento dei tredici anni, diventa il leit motif dei suoi pensieri, è un'idea che le fa quasi compagnia, che la sostiene nei suoi barcollamenti e che, paradossalmente, diventa per lei come una base sicura, una sorta di trampolino da cui lanciarsi per sfidare la realtà. Forse non si rende pienamente conto di cosa veramente quella decisione estrema significhi, forse non ha ancora realizzato fino in fondo cosa significhi sparire per sempre. Certamente sarà per farla pagare cara ai suoi, forse anche per realizzare un ideale di assoluto, per sentirsi l'eroina sacrificale; senza dubbio l'ideazione di uccidersi ha a che fare con l'insuperabile paura di incontrare la verità del dolore che la vita può offrire. Sta di fatto che da sola non ce la fa, può solo scappare dal palcoscenico inscenando l'ultimo atto tragico, ma nonostante sia dilaniata da questi sentimenti, pare che nessuno si accorga dei suoi tormenti, se non cogliere con disappunto questa sua strana mania di nascondersi e scomparire.
Per fortuna Paloma troverà un traghettatore che l'aiuterà a superare il guado dell'età ingrata, e non sarà il famoso psicoanalista della madre, né i suoi genitori tanto colti, tanto meno la sorella filosofa, ma sarà Renée, la portinaia del suo stabile, una cinquantenne, anche lei ex-ragazzina sola, intelligente e spaventata che aveva trovato conforto e nutrimento nei libri di cui era ghiotta. Renée aveva scoperto un bel rifugio dove nascondersi: la guardiola della portineria, un luogo e un lavoro che non avrebbero mai lasciato trapelare i suoi sentimenti, la sua ricchezza culturale, la sua verità di donna sola, raffinata, sapiente, ma soprattutto terrorizzata dalla vita.
Paloma e Renée si incontrano, si annusano, si riconoscono come due animali che si sono nascosti per paura di essere braccati e tramite questa relazione, finalmente profonda, riusciranno a uscire allo scoperto, a non aver più bisogno dei pungiglioni del riccio per difendersi dagli altri. I ricci fuori sono protetti da aculei, una vera e propria fortezza, ma dentro sono morbidi, risolutamente solitari sì, ma eleganti.
Quando la vita sembra scorrere per il meglio ecco la tragedia: Renée muore travolta da un camioncino. Per la prima volta Paloma proverà un dolore reale, profondo, forse quel tipo di dolore che aveva tentato di negare e rifuggire quando si nascondeva alla vita “(Renée) è morta … io che cosa provo? Ho paura di guardare dentro me stessa e vedere cosa sta succedendo. Mi vergogno anche un po'. Credo che in fondo volessi morire per far soffrire ... la mamma e il papà, solo perché allora non avevo mai sofferto davvero … Ma ora per la prima volta sono stata male, tanto male … per la prima volta in vita mia ho sperimentato il senso delle parole mai più. Non preoccuparti Renèe, non mi suiciderò ...”
Le parole di Paloma sono toccanti davvero, svelano pensieri contorti, ma profondi e ci aiutano a comprendere che quei comportamenti inspiegabili e paradossali che gli adolescenti spesso mettono in atto e che ci lasciano, a dir poco, perplessi, sono in realtà il modo escogitato per sopravvivere a un subbuglio interiore che li confonde e li mette in ansia. È anche un modo per comunicare che stanno attraversando un intoppo nel loro percorso; è, senza dubbio, una richiesta d'aiuto per poter snodare il groppo e continuare il cammino della vita. Quando la vita si fa troppo greve e pericolosa, hanno bisogno di incontrare la loro Renée …