Chi non ha mai letto una saggio di estetica o di critica d’arte o di letteratura di Renato Barilli o visitato una mostra da lui curata? Conosciuto e attivo a livello internazionale, Renato Barilli ha curato numerose mostre, alcune delle quali sono entrate nella storia dell’arte contemporanea internazionale.
Pensiamo ad esempio alla sezione Opera e comportamento curata insieme a Francesco Arcangeli alla Biennale di Venezia del 1972 dove un giovanissimo Gino De Dominicis presentava un giovane down intento a osservare alcune opere dello stesso De Dominicis. Oppure la sezione Aperto della Biennale di Venezia del 1990 quando fu tra i principali sostenitori di Jeff Koons, allora sposato con la pornostar Cicciolina, il quale proprio negli spazi della Biennale espose la serie Made in Heaven basata su esplicite scene con la stessa Cicciolina. Non dimentichiamo poi le Settimane Internazionali della Performance (inutile ricordare a tale proposito una scena presente nell’immaginario collettivo internazionale: Marina Abramovich e Ulay nudi ai lati della porta d’ingresso della Galleria d’Arte Moderna di Bologna), Anni Ottanta, Anni Novanta, Officina Italia, Officina Europa, ecc.
Instancabile “decathloneta” come lui stesso ama definirsi, Renato Barilli è oggi blogger e artista e da poco si è conclusa una sua personale presso gli spazi di Caravan Setup presso l’Autostazione di Bologna. Da quando è andato in pensione Renato Barilli “ha fatto pace” con quel ragazzino che diligentemente e appassionatamente apprendeva da Arnaldo Gentili la tecnica pittorica dedicandosi ai paesaggi, agli interni, ai ritratti. Un appuntamento con se stesso come afferma lo stesso Barilli “con un ragazzino poco più che decenne che aveva già assunto l’abitudine di dipingere febbrilmente più o meno con le stesse modalità ora riprese, tenendo una specie di diario di quanto lo circondava, e acquisendo una notevole pratica nell’acquerello e nella tempera”.
Però tra quel ragazzo curioso di conoscere e imparare e il Barilli di oggi ci sono tutta una serie di esperienze che ho cercato di sintetizzare sopra in alcune righe e che gli hanno permesso di ricollegarsi a quella passione mai spenta con una consapevolezza maggiore e una maturità di segno, di gesto, di tratto che gli permette di dare sostanza, materia alle immagini che lui stesso raccoglie tramite la fotocamera del suo smartphone. La modernità ci ha abituati a una corsa continua verso il nuovo, sempre e a tutti i costi. E in questo senso le avanguardie e neoavanguardie del Novecento ci hanno abituato a pensare anche la vita culturale e artistica nella logica della moda liquidando una corrente a favore di un’altra e sostenendo semplicemente che non è più nuova, attuale, originale. Una corsa frenetica che alla fine ci ha portato nel momento attuale dove è fondamentale fermarsi, riflettere, meditare, ragionare. La “lentezza” contro la velocità. La lentezza che diventa gesto rivoluzionario, forma di resistenza, valore alternativo.
Afferma Barilli: “ci siamo spinti molto avanti, nella ricerca, accordandoci tutte le libertà, divagazioni, azzardi, scommesse, ma abbiamo ancora secoli, davanti a noi, come almeno si può sperare, e dunque, non conviene forse “raffreddare” la marcia del progresso, tornare a fare i conti più da vicino con quel convitato di pietra che è la realtà, e che incontriamo a ogni angolo, attraverso le circostanze cui la mia formazione anche letteraria mi porta quasi necessariamente a dare i nomi illustri delle 'epifanie' di Joyce o delle 'occasioni' di Montale?”. In questo senso Barilli, raccogliendo immagini stereotipate della realtà e riproducendole su fogli di carta Fabriano con una pittura a tempera, dona una sostanza materica a quei soggetti riscattando così quelle immagini dall’appiattimento creato dalla fotocamera. Non si tratta quindi di una mera documentazione e registrazione della realtà ma visioni “epifaniche” di una realtà “vera” che Barilli raccoglie come in un diario, dove il pubblico incontra il privato, l’artista incontra il critico e si aprono nuove consapevolezze di essere e osservare.
Nel “diario” di Renato Barilli si trovano volti noti del mondo dell’arte come Monica Cuoghi e Claudio Corsello, Pierpaolo Campanini, Nino Migliori, Nanni Menetti, Paola Sega e Alessandro Moreschini; cartoline illustrate di Bologna, Roma, Urbino, Milano, Cortina; scene di vita quotidiana.