Vorrei parlarvi del mio viaggio a Belgrado, delle passeggiate in riva al Danubio e degli incontri che hanno cambiato la mia vita. Potrei raccontarvi delle corse fatte per arrivare in tempo nel punto in cui l'incantevole città si lascia ammirare da un binocolo. E ancora degli amici persi, fedeli compagni di viaggio ma poi diventati esseri dalle sconosciute sembianze.
Una corsa verso la vita in un tempo fermo, immortale, statico. Il tempo della riconciliazione. Si riconcilia l'anima assieme al cuore quando sei lì, mentre qualcuno attorno a te s'incammina e imbocca strade diverse. Lì a Belgrado di sbocchi non ce ne sono, la città è solo un cuore che pulsa. Dall'interno l'unica prospettiva è quella dell'equilibrio.
Da Belgrado a Novisad il viaggio è unidirezionale, sai già che nel luogo dove approderai troverai gli stessi strascichi, le stesse ferite, gli stessi solchi nell'anima. La stessa malinconia negli occhi delle persone. Occhi un po' a mandorla, occhi verde bottiglia.
Qui a Novisad una fortezza sovrasta la città, imponente, fiera, padrona. La vita sembra snodarsi dalla vetta, diramarsi verso il centro, dove stradine strette e luci soffuse rendono magica e spettrale l'atmosfera già tetra. Anche se dimentico i nomi delle persone so scandire le emozioni ad una ad una. Secoli di storia distrutti dai bombardamenti e offuscati dalle polveri, urla strazianti di madri che ancora si disperano, bambini divenuti uomini che non parlano della guerra se non sei tu a far loro delle domande. Un tatto che noi occidentali probabilmente non abbiamo mai avuto.
Chiese ortodosse sembrano comparire dal nulla tra una bottega e l'altra mentre profumi di spezie pervadono i sensi. Si cammina senza fretta perché tutto è sospeso un po' nel passato e forse anche nel presente. La sensazione infatti di essere sospesi, di stare in un limbo e di travalicare il labile confine tra realtà e finzione. Anche questa è magia serba. Anche questa è vita e morte, è ricordare e dimenticare.
Il tempo della riconciliazione in un luogo dalle tante contraddizioni. La bellezza di questi posti stride con la sofferenza ancora oggi così visibile sul volto di chi osserva, diffidente e silenzioso i viandanti. Ci sarà un altro tempo per queste persone? Me lo sono chiesta tante volte. Un tempo per loro ma anche per me perché è il posto dove vorrò sempre tornare, dove avrò sempre qualcosa da andare a prendere, dove mi hanno insegnato talmente tante cose che ho provato a scriverne.
E perché il mio cuore batte incessantemente ad Est.