Incredibile pensare a come sia cambiato il modo di ballare dei giovani! Se lo raccontate ai sedicenni di questo terzo millennio che escono da casa dopo le dieci di sera e tirano la notte fino all’alba nelle discoteche, inebriandosi di luci strepitanti e di suoni apocalittici con bassi che dalle orecchie vanno a rotolarsi roboanti nello stomaco, probabilmente non vi crederanno, tanto era diverso il modo di ballare dei sedicenni e dei diciottenni che ora di anni ne hanno più di sessanta.
Si ballava in casa, con una sorta di rotazione tra amici. Si chiamavano balletti. I genitori delle ragazze lasciavano fare, anzi favorivano questo tipo di incontro perché tenevano un po’ sotto controllo le figlie ed eventuali spasimanti, pur senza mai farsi vedere in queste feste danzanti. Gli orari erano meno impegnativi e miti di quelli di oggi. Bastavano quattro ore dalle sei del pomeriggio alle dieci di sera: ore certo meno suggestive e affascinanti di quelle notturne, che erano permesse solo a Capodanno quando si poteva fare baldoria fino all’alba prima di andare a vedere il sorgere del sole che non sempre si concedeva, spesso nascosto dalle nuvole e dalla pioggia.
Anche la musica era più timida. Bastava un giradischi di non eccessive pretese tecnologiche e ci si contentava di un volume sonoro contenuto, senza bassi eccessivamente profondi e acuti troppo isterici. Per l’occasione si mettevano in comune le risorse musicali di tutti, raccogliendo insieme per ogni balletto i piccoli microsolchi a 45 giri; ognuno portava i suoi. Per questo ogni disco aveva la sua etichetta preparata alla buona con il nome del proprietario.
Eppure si riusciva a scaricare adrenalina con i balli svelti e a sognare abbracciandosi nei lenti. Non c’erano particolari effetti luminosi; ma a metà della festa, quando l’ambiente s’era un po’ riscaldato, si abbassavano un po’ le luci perché il guancia a guancia danzante potesse venire meglio. E ne nascevano di cotte e di fidanzamenti, con innamoramenti travolgenti e dolenti rifiuti, con gelosie e contese di fidanzati e di fidanzate. Alla metà degli anni Cinquanta per il ballo lento il grande favorito era don Marino Barreto junior; erano ancora sulla cresta dell’onda i Platters con la leggendaria Only you ed esordiva Tony Dallara che ne imitava il gorgheggio spopolando con Come prima. Il panorama canoro dei pomeriggi danzanti era occupato dal giovanissimo Modugno con Musetto e da Teddy Reno con la sua spensierata e un po’ casereccia Piccolissima serenata. Suonatissime sul giradischi erano anche Mia cara Carolina di Van Wood e Carina di Fred Buscaglione.
La diffusione delle canzoni era affidata in quegli anni soprattutto alla trasmissione radiofonica Il Discobolo, antesignano di Hit parade. È andato in onda dal 1953 al 1961: un disco al giorno tutti i giorni per soli cinque minuti, dalle 13.50 alle 13.55. Pur con la limitata diffusione dei dischi e con le trasmissioni radiofoniche su due sole frequenze, che non trasmettevano musica tutto il santo giorno, si canticchiava molto più di oggi, forse perché le canzoni erano più abbordabili e semplici. Si potevano imparare a memoria da libretti molto presenti nelle nostre case. Editi dalle Messaggerie Musicali, raccoglievano i testi delle canzoni di maggiore successo. Ognuno aveva un titolo monotematico: Canzoni alle stelle del 1953, Le canzoni del focolare del 1955, Le Canzoni della Fortuna del 1957 e Le Canzoni di San Remo. Costavano, secondo il numero delle pagine, dalle cento alle trecentocinquanta lire. L’autobus e il quotidiano ne costavano trenta. Avevano copertine coloratissime, vivaci e divertenti. Ne sono sopravvissuti pochissimi nelle nostre case, perché erano sottoposti a consultazioni continue e spesso maldestre che li portavano a consunzione totale. Se ne trovano ancora in vendita in internet a costi peraltro accessibilissimi per il piacere dei collezionisti e dei nostalgici di quegli anni.
Ma nel 1961 in concomitanza con la chiusura delle trasmissioni del Discobolo esplose una grande rivoluzione con una sensazionale novità musicale che sconvolse la tranquillità dei balletti casalinghi. Nei negozi di musica si andò tutti a caccia di uno strepitoso 45 giri. Aveva una busta verde con la faccia di Peppino di Capri e in un riquadro rappresentato da una lente dei suoi famosi occhialoni due titoli: Non siamo più insieme e Let’s Twist again.
Il twist, che novità! Lo aveva lanciato l’anno prima il cantante rock Chubby Checker e Peppino di Capri lo riproponeva da noi. Non c’erano passi e movenze particolarmente complesse da imparare, non era necessario ballarlo in coppia, si poteva ancheggiare liberamente ognuno come voleva e far caciara. E allora i genitori di giovinette in età da ballo, già abbastanza perplessi per gli eccessi vocali degli "urlatori", si preoccuparono molto trovando le movenze del twist un po’ scomposte, in un pericoloso momento in cui le gonne erano arrivate fino al ginocchio; per lo più tacevano per non essere accusati di essere “matusa”, ma tra di loro si confidavano il grande interrogativo: “dove andremo a finire?”.
Sempre nel 1961 ad Amburgo esordirono i Beatles. Prese il via una rivoluzione, non solo musicale, irrefrenabile. Da allora tutto è cambiato. Oggi è molto difficile stabilire se si divertivano e sognavano con la musica più i sedicenni di cinquanta anni fa o quelli di oggi.