La politica estera americana, a partire dalla presidenza di Bush figlio e poi di Clinton e di Obama, si è sviluppata intorno al principio di Nation Building, una specie di crociata intesa a imporre con la forza i principi della democrazia liberale ovunque fosse possibile sull'intero pianeta.
Il risultato di questa politica, strumentalizzata attraverso interventi militari, ha portato con scarsi successi al diroccamento degli esistenti regimi dittatoriali in Iraq e in Libia e ai tentennamenti politici del Presidente Obama occorsi n Siria. Tutti interventi destabilizzanti e fallimentari con immensi spargimenti di sangue e spese siderali intesi a estendere ove possibile uno strumento di conduzione politica, la democrazia liberale, che negli ultimi anni si sta dimostrando sempre più osteggiata e in crescenti difficoltà perfino nei paesi occidentali.
Il diffuso scontento delle popolazioni mondiali nei confronti delle rispettive classi politiche, sfociato nel populismo e nelle forze radicali di destra sia negli Stati Uniti che in Europa, sembra rivelare un indebolimento dei concetti della democrazia liberale a livello mondiale in aperto contrasto con la politica degli Stati Uniti e dell'Europa intesa a esportare un sistema di governo nel quale gran parte dei cittadini nei due continenti oramai nutrono seri dubbi.
La debolezza della politica denominata "Nation Building" e comunque quella di voler esportare il concetto di democrazia con la forza o con il "soft power" come si è fatto in Europa, annettendo alla NATO una serie di Paesi già parte dell'Unione Sovietica, ha creato nella popolazione Russa un genuino rancore e un rafforzato nazionalismo che ha trovato in un uomo forte come Putin la sua espressione. Dispiace pensare che un personaggio come Putin o chi per esso sia infatti il prodotto della miope politica della NATO e dell'Occidente, ma purtroppo questa appare essere la realtà.
Come se non bastasse vale la pena ricordare che la politica di Nation Building infrange il principio della non interferenza negli affari interni degli Stati Sovrani sancito solennemente nel trattato di Westfalia del 1648 sul quale si è retto l'intero ordine internazionale durante secoli, e che è alla base della convivenza internazionale. La Pax Americana che continuava a consentire tale ordine sotto il benevolo occhio di una superpotenza che pattugliava tutti gli oceani assicurando la libera circolazione dei mari, il commercio internazionale e la globalizzazione, sembra ormai, considerando quanto sopra, un prodotto del passato, aggravato sia dalla deliberata minore presenza negli scacchieri internazionali del Presidente Obama che dalla politica di ispirazione isolazionista del presidente eletto Trump.
Testo di Gianluigi Quentin