C’era una volta un’Elfetta di nome Desideria, protettrice di tutti i Principi e le Principesse capaci di superare prove incredibili per Amore. Viveva nella Galassia degli Spiriti Luce, distante dal nostro Pianeta più delle Stelle, ma poteva arrivare dovunque in un battibaleno. Gli Spiriti Luce sono Elfi, Fate e Folletti costituiti interamente da fotoni di Luce e giungono sulla Terra come un Raggio di Sole in una giornata di Primavera. Ma come nascono gli Spiriti Luce? Ogni Spirito ha la sua storia: una storia molto lunga.
Desideria, per esempio, era figlia della Regina Letizia, una Regina senza corona e senza Regno, ma dotata di un’Anima Purissima. Chi era suo padre? È un discorso lungo, cominciamo dal destino di sua madre che la volle sposa di un Mago malvagio che torturava le anime più nobili imprigionandole nel bozzolo di una Crisalide. Per non assistere alle crudeltà di suo marito, Letizia si lasciava andare a un Sonno Profondo, per questo era stata soprannominata La Regina del Sonno. Il Sonno la aiutava a sopravvivere in una vita di Sogno: i suoi Sogni erano bellissimi, pieni di Principi, Principesse, Fate, Gioia, Festa e Amore. Come mai Letizia aveva sposato questo Mago? E come era poi nata Desideria?
La Regina del Sonno era l’ultima dei dieci figli di un sarto: era nata bianca come un fiore di biancospino, con la pelle vellutata di rosa e la voce delicata d’usignolo. Era la Luce degli occhi dei suoi fratelli, la Stella di tutti i loro incontri, la Gioia della vita nella sartoria. Passava il tempo a cantare, a danzare, a filare la seta e a tessere tessuti preziosi con i quali poi i fratelli le cucivano i vestiti più belli: eleganti, delicati, pregiati e decorati con i nastri più raffinati.
E proprio questa sua bellezza e il suo nobile carattere attrassero l’interesse del Mago: egli catturò i suoi nove fratelli e promise che li avrebbe lasciati liberi solo se lei lo avesse sposato. Letizia volle salvare la vita dei giovani e per far questo sacrificò tutta la sua bellezza affidandosi al terribile Mago. Fu condotta in un Castello Oscuro, colmo di stanze buie e di stanzoni pieni di prigionieri, migliaia e migliaia di Anime che il Mago teneva nei suoi bozzoli. Quella vita però le divenne intollerabile e piuttosto che continuare a giacere a fianco di quell’uomo, chiese di essere allontanata dalla sua stanza: fu spedita in un’enorme camera dove non batteva mai il Sole, posta nel piano più alto del Castello e con le grate alle finestre in modo che non potesse fuggire.
Un bel giorno che un Raggio di Luce era penetrato nella penombra della stanza, la Fata del Focolare, sua madrina, impietosita per la sorte ingiusta toccata alla sua protetta, giunse su di una splendida carrozza volante. Le portò in dono un paio di deliziose ciabattine magiche e un’infinità di scatolette piene di foglietti di tutti i tipi di carta possibili, colorati e dipinti con le fantasie più straordinarie. Poi la Fata si sedette accanto a lei e le insegnò l’arte di costruire animali e oggetti di carta. Letizia, cominciò a dedicarsi alla creazione di splendide Farfalle di Carta, così meravigliose che sembravano vive: in esse sperava di trasferire l’Anima delle Crisalidi prigioniere di suo marito per salvarle dalla loro assurda sofferenza. Costruì talmente tante Farfalline che i suoi armadi ne erano pieni zeppi e questo dava la sensazione che ci fosse nell’aria come un volo sospeso.
Letizia attivava il suo volo non appena indossava le sue Ciabattine Magiche, morbide come il piumaggio di uno struzzo, fatte tutte di piumine appena nate di pavone, variopinte con tutti i colori dell’iride. Le Ciabattine erano allegre e svolazzanti e danzavano sulla Musica come fossero in eterna fuga. Letizia si librava leggera nella stanza come avesse ai piedi proprio le ali di una Farfalla, della Farfalla più leggera che fosse mai venuta fuori dal suo bozzolo. In quel momento le ante degli armadi si aprivano e tutte le Farfalle che vi erano riposte saltavano fuori per volare libere e leggere nelle loro splendide ali di carta. Ed era come se infiniti Raggi di Sole penetrassero dalla finestra e la riempissero di Luce, Gioia e di una dolce Melodia. La Regina sentiva nel volteggiare di quelle Farfalle la forza della sua anima purissima e del mistero affascinante della vita.
In una di quelle giornate di temporale in cui in pieno giorno sembra di essere al crepuscolo, al rombo dei tuoni e al bagliore dei fulmini, Letizia si sentiva particolarmente affranta e con uno sospiro lieve invocò sua madrina. La Fata comparve immediatamente in un crepitio di fiamma: Letizia aveva bisogno di una nuova speranza, voleva che la Fata le donasse un oggetto magico per portare nella sua vita qualche cambiamento. E così la Fata le fece un bel dono:
Ti dono uno Specchio di Luce
e tutta la sua saggezza
il segno riflesso ti conduce
a saper cogliere la pienezza.Ascolta cosa suggerisce!
Accogli quello che dice!
La Fata agitò la sua bacchetta magica fatta di stelline e disse:
Esci Specchio Magico e Parlante
che di questa fanciulla sarai l’aiutante!
Dette queste parole comparve nelle manine piccole e delicate di Letizia un delizioso specchietto rotondo grande quanto un occhio: emanava una luce abbagliante bianca di Luna. La Fata, prima di sparire nel rombo di un potente tuono, aggiunse:
Non separartene mai!
E non avrai più guai!
Letizia guardò lo specchio con dolcezza e sussurrò:
Sono felice caro specchietto
cosa racconta il tuo bell’occhietto?
D’ogni saggezza mi voglio nutrire
io prigioniera non voglio morire.
In quel momento ci fu uno scoppio di fumi colorati e in mezzo a quei colori comparvero due occhi dolcissimi e una voce gentile e delicata disse:
Mia bella Regina
mi manda la tua madrina
a liberarti ti aiuterò
con saggezza provvederò.
Allora Letizia chiese:
Cosa devo fare?
Dimmi mio signore!
Rispose il signore dello specchio:
Fra le Crisalidi di tuo marito
un Cavaliere è imprigionato
ha un Cavallo tutto d’Argento
che corre come il vento.Il Mago lo riempie di torture
più delle anime passate e future
perché non sopporta la grandezza
di quel Principe di fierezza.Se il Cavaliere vuoi aiutare
una Farfalla devi creare
la più bella che mai farai
la tua anima le donerai.Scegli la carta più delicata
tra quelle che ti ha dato la Fata
di un colore caldo e brillante
che le infonda il potere volante.Deve essere una Farfalla
Bianca Rossa oppure Gialla
mettici tutta la tua bravura
e non ti pentirai sicura.
Come disse queste parole il fumo pian piano disparve e il signore dello specchio rientrò nel suo spazio. Letizia prese un nastro di velluto vermiglio e si legò lo specchio al polso come fosse il più prezioso dei braccialetti: lo specchio brillava come il più meraviglioso dei diamanti. Poi andò a cercare tra le sue scatolette: ne aveva una mai aperta perché era così tempestata di pietre preziose che temeva che il solo gesto dell'apertura la potesse sciupare. Questa era la migliore occasione per aprirla e guardare il segreto che vi era contenuto.
Quando le sue manine furono sopra la scatoletta non ci fu bisogno di esercitare alcuna pressione perché la meravigliosa scatoletta si schiuse da sola come un bocciolo di rosa. Si udì un tintinnio che sembrava provenire da un’altra dimensione e si videro dei barbagli di luce fluorescenti come un’Alba luminosa. Da questi segnali Letizia ebbe la certezza di aver scelto la scatoletta giusta tra le innumerevoli che le aveva portato la Fata. Ma lo spettacolo che le si parò davanti quando vide cosa c’era dentro le colmò l’anima di dolcezza. In mezzo a un drappo di velluto rosso come l’Amore giaceva un’unica cartina vermiglia fosforescente da cui si staccavano perline di luce intermittente come il pulsare di un cuore innamorato.
Quando Letizia prese quella cartina tra le dita sentì una morbidezza inconsueta: era come se nelle molecole di quella carta fosse penetrato uno spirito delicatissimo. Poi si udì un leggero lamento come parlasse una voce intessuta dai fili dell’anima più bella che potesse esistere. Letizia sentì per quella cartina un Amore così Puro che ebbe paura di deteriorarla al solo contatto. Si avvicinò la cartina alle labbra e fu stordita dal suo profumo: era così delizioso e forte che le penetrò nell’anima come un soffio di calore e le discese in fondo in fondo al cuore come un alito di libertà. Si mise la cartina sul cuore per tutta la notte e l’indomani cominciò a lavorare con tutta la sua destrezza per farne una Farfalla.
Fu un compito lungo e difficile per via della grande bellezza e dolcezza di quella cartina: ad ogni piegatura sembrava che emettesse un flebile lamento. Letizia impiegò un’intera giornata per ogni piega per non dolere al cuoricino che batteva nelle molecole di quella carta. Le ci volle, quindi, un mese intero per creare la sua Farfalla e lo fece con tutto l’Amore che il suo cuore poteva. Quando realizzò l’ultima piegatura tremava come una foglia investita da un soffio di tramontana. Poi con le ultime energie che le rimanevano soffiò sulle ali della Farfalla e disse:
O mio spirito delicato
la mia vita ti ho donato
la tua anima è nella mia
sempre insieme e così sia.Il mio cuore batte forte
ci separerà solo la morte.
Ora sono così stanca
giaci sopra la mia pancia.
Mentre disse queste parole, distesa tra le bianche Lenzuola di Seta del suo Letto a Baldacchino, si sciolse in un Sonno profondo che durò un mese intero. Sognò un Principe straordinario che la liberava e la baciava con le sue labbra morbide come il velluto. Fu un Sonno di Sogni di Gioia e di Scoppi di Luce e di Felicità da cui si svegliò la mattina di Capodanno: era piena d’energia e di voglia di danzare. Quando aprì gli occhi, una magnifica Farfalla la guardò lampeggiando d’Amore: quando i loro occhi si incontrarono si liberò un’energia d’Amore talmente forte che nacque Desideria, l’Elfetta di Luce fatta solo di Puro Amore.