Tra il 3 e il 10 febbraio si sono svolte quattro affollatissime recite del Don Giovanni, a dimostrare tutto l'interesse di un vasto pubblico per uno dei caposaldi della trilogia italiana di Mozart, su libretto di Lorenzo Da Ponte. Alessandro Luongo ha debuttato nel ruolo di Don Giovanni (basso), Paolo Fanale in quello di Don Ottavio (tenore), e, nei panni di Masetto, Nicolò Ayroldi. Grande attesa c'è stata per il ritorno di Marina Comparato nel ruolo di Zerlina (soprano), per Caitlin Hulcup/Donna Elvira (soprano), per Roberto de Candia/Leporello (basso) e per Stephen Milling nel ruolo del Commendatore (basso).
In un teatro pieno di giovani, l'opera di Mozart è resa agile dalla sceneggiatura di Maurizio Balò, una struttura lineare, facilmente trasformabile al bisogno. La regia di Lorenzo Mariani, gustosamente movimentata, impone addirittura a Don Giovanni e Zerlina di cantare passeggiando su una stretta balaustra, visivamente equilibristi come i personaggi che interpretano. C'è una letteratura contrastante a proposito di questa opera di Mozart, a causa del personaggio principale, oggetto di interpretazioni multiformi in letteratura e nel cinema. C'è chi ci vede un manifesto contro il libertinaggio, chi la severità della condanna, chi, all'opposto, l'esaltazione della virtù, incarnata dalla coppia Don Ottavio-Donna Anna.
Limitandosi a questa versione messa in in scena al Teatro Comunale, il protagonista è dotato della capacità di esercitare un potere straordinario su tutte le donne che incontra: Elvira che lo rincorre senza sosta, soffrendo in modo spasmodico per i suoi frequenti abbandoni; Zerlina che, pur prossima alle nozze, non si sottrae al gioco, fra l'accettare e il respingere, molto simile a quello del principe dei seduttori, senza riuscire, forse volutamente, a tenerlo a bada. E poi c'è Donna Anna, di classe elevata, paladina di virtù. Ma che, guarda caso, dopo il rapporto che Don Giovanni le ha estorto, prende le distanze dal compagno al quale, pur professandosi innamorata, non si concederà di nuovo prima che lui abbia vendicato la morte di suo padre. Suggerendo che, dopo il rapporto col seduttore, quello col compagno virtuoso diventa facilmente procrastinabile.
Fin dal preludio ci arrivano però messaggi contrastanti: si inizia con toni di tragedia; nel prosieguo la musica si fa lieve, danzata a piccoli passi. Complessivamente, c'è uno sbilanciamento a favore di melodie fruscianti, ironiche, movimentate rispetto a composizioni cupe e drammatiche, quelle della punizione di Don Giovanni. Le musiche più avvincenti riguardano senz'altro la descrizione di questo personaggio irruento e scapestrato, ma capace di stupire e tenere avvinti, grazie alla straripante inventiva mozartiana. Anche perché Amadeus pare fosse egli stesso incline alla seduzione e molto scanzonato con le donne. La punizione inflitta a Don Giovanni dal Commendatore non pare da ascrivere al suo “libertinaggio”, bensì al delitto che ha compiuto. La condanna di Mozart è definitiva. Nello scontro finale egli soccomberà, malgrado la forza titanica da cui è animato, perché Mozart non può perdonare la noncuranza con cui Don Giovanni convive con un delitto. E' questo che chiede vendetta. Difficile trovare nel libretto sostegno a questa o quella interpretazione. Perché la trama, e perfino il significato dell'opera, la fa la musica, che è qui inequivocamente bella, variata nei registri stilistici per descrivere personaggi tanto diversi, inarrestabilmente vitale come il personaggio.
Opera sempre attuale, anzi sorprendentemente attuale, nel prendere posizione contro un certo sprezzo per la vita umana in sé, ascrivibile anche alla nostra società. Dal punto di vista musicale è tutto un susseguirsi in maniera incalzante di arie, parentesi musicali, numeri, duetti, scene assai note al grande pubblico. Basti pensare alla prima aria di Leporello Madamina, il catalogo è questo. L'opera è stata splendidamente eseguita da Zubin Mehta, alla sua terza esperienza col titolo nell'ambito del Maggio Musicale Fiorentino; le due precedenti direzioni sono del 1990 e del 2005. Bello sarebbe poterle riascoltare.
Perché le opere, più si conoscono, più si riesce a trarne sfumature nuove e impensate, a seguito di maggior esperienza di vita, maggior cultura generale e accresciuta cultura musicale. Ed è su queste considerazioni che va un plauso all'organizzazione del Teatro Comunale di Firenze, che permette agli under 25 di assistere agli spettacoli con una spesa più che sostenibile: uno strumento offerto alle nuove generazioni per costruirsi un futuro da melomani in questa nostra Italia, culla dell'Opera Lirica.
Foto: Teatro del Maggio Musicale Fiorentino©Gianluca Moggi New Press Photo, Firenze.