I Baustelle sono tornati con un disco, Fantasma, e un imminente tour in quattro teatri italiani (il debutto a Bari il 19 febbraio poi a seguire Roma, Firenze, Milano). La loro è stata una vera apparizione nel mondo discografico italiano, annunciata già dal titolo stesso dell’album ("fantasma" in greco antico significa infatti "apparizione", ndr).

Un concept con un unico filo conduttore: il tempo. Un disco nato per piano e voce e rivestito da un’orchestrazione a metà tra la colonna sonora di un film dell’orrore e un western. Il frontman del gruppo Francesco Bianconi non nasconde di essersi ispirato a Ennio Morricone e alle musiche delle pellicole di Dario Argento: “Nel caso di Fantasma non si è trattato di vestire con l’orchestra brani pop-rock, come talvolta era avvenuto in passato, ma di scrivere e pensare le canzoni nude come lieder per pianoforte e voce, sapendo che ci sarebbe stata un’orchestra di 60 elementi a dare maggiore corpo alla loro struttura”.

Francesco Bianconi insieme ai suoi compagni Rachele Bastreghi e Claudio Brasini ha registrato il disco tra la Fortezza di Montepulciano, nel paese dove sono nati, e la Polonia: qui hanno inciso con la Film Harmony di Wroclaw (Breslavia). Determinante il ruolo svolto dal maestro Enrico Gabrielli: “Abbiamo così coronato un nostro sogno, suonando con l’orchestra” sottolinea lo stesso Brasini.

All’inizio il progetto era più ambizioso: un’opera, un radiodramma, un film immaginario. L’idea è stata poi accantonata, ma nell’album si respira un’atmosfera da film. I Baustelle si confermano cinematografici, colti e contemporanei. Basterebbero questi tre aggettivi per descrivere il gruppo.
Fantasma è ricco di citazioni e riferimenti a chi ha segnato il Novecento in musica e non solo. “In La natura di Rachele Bastreghi c’è un frammento dell’adagietto della quinta sinfonia di Mahler, in Finale un’invenzione sul Quatour composto da Messiaen nel campo di concentramento. In Monumentale l’omaggio è al poeta Eugenio Montale”. Insomma un lavoro spiazzante a cominciare dalle dimensioni: 19 brani, 6 strumentali. Un disco che è una sfida: nasce come un percorso musicale da ascoltare tutto di seguito, dall’inizio alla fine. Quasi una provocazione nell’era dello shuffle e dello skip.

“E’ il disco 'nel mezzo del cammin di nostra vita', come diceva uno di Firenze” scherza Bianconi. “E’ il disco dei quarant’anni, sottolinea ancora. Il tempo è visto come passaggio, in positivo e in negativo. Si parla della fine del tempo intesa come Apocalisse, come momento in cui arriverà la vera felicità. In Radioattività si cerca l’eterno nell’età e il bello nell’orrore. Il tempo è inteso come declinazione del passato che pesa sul presente, come male della società e in Futuro il tempo è nella difficoltà di riuscire a vedere una prospettiva. Ecco il vero spettro è proprio il futuro, mai così incerto come ora, ai tempi della crisi. Un futuro fantasmatico”.

C’è chi ha definito il disco pessimista, ma a cominciare dal singolo La morte non esiste più si ha la sensazione che invece il tentativo sia di esorcizzare la paura. “Questo disco è un passo abbastanza lungo verso terreni che non avevamo esplorato, forse l’inizio di un nuovo cammino. E’ il primo disco che abbiamo prodotto artisticamente noi, sicuramente inizia una nuova fase" conclude Bianconi. "Il tempo mi fa paura quando nonostante il suo trascorrere, io rimango sempre uguale a me stesso da un punto di vista artistico. I cambiamenti li apprezzo molto, sono una buona cosa perché significano evolversi”. Non sempre i fantasmi fanno paura.