“Interessante, avvincente, raffinato e credibile. Peccato lo scivolone nella scelta del finale”. “Ma è così nel libro di Austin Wright Tony and Susan da cui è tratto il film”. “Che importa, un libro dà l’ispirazione, ma nulla vieta allo sceneggiatore - che in questo film è tutt’uno col regista - di fare i suoi cambiamenti”. Dialogo con Tom Ford che non ha mutato né la sua né la mia posizione. Sicuramente il finale dividerà il pubblico, che lo può vedere in sala dal 17 novembre.
Il film comincia con le immagini di una performance, ideata dalla gallerista Susan (la talentuosa Amy Adams), che cinicamente mette in mostra montagne di carne traballante di alcune anziane che furono avvenenti majorettes in gioventù, ottenendo uno strepitoso successo di un pubblico che anela ad essere soprattutto scosso, più che messo a confronto con la creatività. Il mattino dopo la vediamo, dopo una notte insonne, a misconoscere il suo lavoro, sfogandosi inascoltata con il secondo marito, giovane, bello e traditore (Armie Hammer). Un preambolo che descrive la sua attuale vita, lussuosa ma senza soddisfazioni né affetti, in una casa algida come la galleria che lei ha scelto di dirigere, non avendo il coraggio di coltivare una creatività propria.
A questo punto, preparandosi a un week-end solitario, riceve un libro, a lei dedicato dal primo marito Tony (Jake Gillenhaal), uno scrittore che ha cacciato dalla sua vita dopo due anni di matrimonio, benché fosse ancora innamorato di lei, accusandolo di essere un debole. Sono passati 17 anni, e Tony ha sviluppato una capacità narrativa, forse proprio per elaborare il dolore della separazione, attraverso un thriller a forti tinte, che noi vediamo, appena Susan si immerge nella lettura, come film parallelo, sapientemente costruito da questo regista che sa anche fare uso dello stile, ottenuto lavorando nel mondo della moda, e dove, rispetto alla violenza di alcuni personaggi, Tony appare tutt’altro che un debole. Particolarmente riuscito l’imprevedibile Ray (Aaron Taylor-Johnson), che innalza la suspence di certe scene, divenendo, nelle abili mani del regista, un personaggio con livelli di sadismo non comuni.
La lettura fa rivivere a Susan ricordi di una relazione che le appare più valida di quella che si trova a vivere nel presente. “Tieniti stretto chi significa qualcosa per te…” vuole essere il messaggio di Tom Ford con questo film. Sicuramente la protagonista è colpita dalla capacità di scrivere che la forza del racconto rivela, e forse rinasce in lei il desiderio di incontrare nuovamente Tony. Non ci è dato sapere che iniziativa prenderà a seguito della lettura del libro. Tony la anticipa con una mossa meschina che lo fa apparire, questa sì, un uomo debole. Diciassette anni non sono bastati per elaborare la separazione?