Laureata in filosofia, alla fine degli anni '80 Francesca Archinto ha creato a Milano la cooperativa Giocoteca per i bambini. Ha collaborato con il Comune di Milano nell’Ufficio Ludoteche e nel 1999 ha fondato la casa editrice Babalibri, specializzata in libri illustrati per l’infanzia, con lettori da 0 a 10 anni. È stata promotrice dell’Associazione Baba-Umpa! per stimolare e realizzare un’attività di animazione e diffusione del libro per l’infanzia.
Da dove è scaturita la passione per l’editoria infantile?
La passione per l’editoria per l’infanzia è arrivata dopo aver studiato nell’ambito della psicopedagogia e aver lavorato nel campo del gioco infantile per una ventina di anni. Certo, come figlia d’arte - mia madre Rosellina fondò nel 1966 la casa editrice Emme Edizioni che rivoluzionò l’editoria per ragazzi in Italia – sono cresciuta in mezzo a bei libri e sicuramente questo mi ha aiutato a formarmi un occhio attento. In ogni caso, la prima esperienza lavorativa l’ho fatta a Milano, aprendo uno spazio gioco polivalente che accogliesse soprattutto bambini della fascia prescolare. Era un luogo che proponeva uno spazio ludoteca, uno per i laboratori, un luogo di accoglienza per genitori e bambini. È stato per me un periodo straordinario perché potevo sperimentare tutto quello che avevo studiato all’università. Quando questa esperienza si è esaurita ho voluto trovare un lavoro che avesse al suo centro, ancora una volta, il mondo dei bambini (che dopo vent’anni conoscevo ormai abbastanza bene). Ho avuto l’opportunità di cominciare a lavorare nella casa editrice Babalibri e piano piano ne sono diventata la direttrice editoriale.
Il suo lavoro ha creato un “gap” tra il suo essere diventata “personaggio” pubblico e il suo essere “persona”?
Fortunatamente la figura dell’editore è per la maggior parte delle volte sconosciuta al lettore. Per me parlano i libri che pubblico.
Sessualità, maternità, lavoro: tre fili che s’intrecciano, confliggono o si elidono? E il rapporto con l’uomo?
Fanno parte tutti e tre della vita della donna. Ognuna è libera di scegliere quale privilegiare. Credo fermamente nel confronto con l’uomo, ma purtroppo sempre più spesso è lo scontro che prevale (soprattutto da parte maschile).
Uomo/donna: album illustrati al maschile e album illustrati al femminile…
Li combatto! La letteratura non è divisibile in maschile e femminile. Ogni lettore deve avere l’opportunità di appassionarsi a qualsiasi tema.
È mai successo che un libro per l’infanzia fosse illustrato da disegni fatti da bambini?
Credo che i bambini preferiscano illustrazioni create da adulti perché vogliono confrontarsi con altro. Tutti i bambini disegnano le loro storie, ma quello che cercano nei libri non è ciò che già fanno. Sinceramente non credo che un lettore adulto sarebbe interessato a leggere il manoscritto del vicino di casa (a meno che questi non sia un abile scrittore).
Cos’è che incanta i bambini, che li fa rimanere a bocca aperta come uccellini in attesa dell’imbeccata successiva?
La curiosità. I bambini si guardano intorno, per loro tutto è novità. Vogliono conoscere, sperimentare, mettersi alla prova. Sono esseri aperti, come i loro occhi.
Si occupa dei libri per bambini dallo 0 ai 10 anni, fascia d'età molto ampia, che si differenzia notevolmente per competenze e interessi. È molto diverso il target della prima infanzia rispetto all’età scolare: nei bambini piccoli, quando non c’è ancora il linguaggio, la sensorialità diventa il mezzo privilegiato di espressione, poi c’è l’apprendimento del linguaggio e solo in seguito comparirà la parola scritta. Ci vuole raccontare come si costruisce un libro adatto alle diverse esigenze?
Babalibri pubblica solo ed esclusivamente albi illustrati. La maggior parte sono dedicati alla fascia prescolare, ma ci piace ogni tanto proporre questo genere letterario anche ai ragazzini più grandi. L’albo illustrato ha la particolarità di raccontare una storia attraverso due linguaggi, quello iconico e quello testuale. Due linguaggi che si devono integrare alla perfezione. Le illustrazioni sono il motore primo per la lettura del bambino piccolo, ma restano di grande importanza anche per i ragazzini che hanno appreso a leggere. Educare alla lettura di un’immagine, in una società che ne fa il fulcro, è indispensabile per poter acquisire un proprio personale occhio critico, importante per discernere e valutare senza doversi uniformare alle mode. Ed è proprio per questo che Babalibri propone albi illustrati anche per una fascia di lettori più grandi (ma non necessariamente più avvezzi alla lettura delle immagini).
L’immagine è la prima trasformazione mentale della sensorialità, per cui diventa anche veicolo di comunicazione privilegiato e allora l’illustrazione di un libro è una questione molto delicata ed essenziale…
Certo, il bambino piccolo legge un libro attraverso le immagini ed è quindi importante considerare un libro per la sua qualità, la sua bellezza e la varietà stilistica! Le illustrazioni di un libro devono riuscire a creare una relazione, oserei dire intima, con il piccolo lettore, devono offrirgli emozioni, devono accompagnarlo in un altrove. Devono, in sintesi, raccontare lasciando, allo stesso tempo, al lettore grande libertà d’interpretazione.
La fiaba, il raccontare storie, il libro da guardare, da leggere con il genitore prima dell’addormentamento, diventano dei rituali insostituibili, quell’appuntamento serale che crea intimità e che infonde sicurezza, le storie condivise diventano anche parte della storia di quel bambino con quel genitore. Qual è la sua esperienza in proposito, le capita di avere dei riscontri?
I riscontri li troviamo nella storia dell’umanità. Il momento del racconto o della lettura c’è sempre stato: le famiglie riunite la sera intorno al camino, il villaggio attorno al fuoco, il bambino tra le braccia di papà e mamma… Le parole che avvolgono gli ascoltatori, la consapevolezza di vivere insieme un momento magico… Si tratta di un rito collettivo pieno di magia che sta alla base della nostra idea di condivisione. Le storie, patrimonio indispensabile di una comunità, una volta trasmesse ai piccoli hanno la forza di accendere e poi nutrire la passione per la lettura.
Le illustrazioni di un libro si depositano nell’immaginario come figure familiari che accompagnano nel mondo dei sogni, aiutando a combattere la paura del buio e dei fantasmi che lo possono popolare. È una grande responsabilità fare libri per i bambini…
I libri ci raccontano esperienze altrui: sono le esperienze del protagonista che vive situazioni spesso condivisibili con il lettore. Attraverso le storie, il lettore si rapporta con il protagonista, spesso s’immedesima in lui. Diventa così naturale per il lettore trovare soluzioni a situazioni difficili. Per i bambini succede esattamente la stessa cosa: se il protagonista di una storia ha paura del buio ma grazie al suo orsetto trova il modo di affrontarlo, non c’è niente di più naturale per il bambino che acquisire questa capacità. Ma attenzione! I libri per i bambini non devono essere trattati come delle medicine, non devono essere utilizzati per risolvere i problemi. Perderebbero immediatamente senso perché le storie hanno valore solo attraverso l’interpretazione personale. Il lettore è unico, diverso da tutti gli altri.
Cos’è cambiato nelle ultime generazioni d’infanzia nell’approccio al libro illustrato rispetto al passato? Non credo sia cambiato nulla nelle generazioni d’infanzia bensì è cambiato l’atteggiamento del mondo adulto nei confronti del libro per bambini. C’è più consapevolezza nel considerare la letteratura per l’infanzia elemento necessario per la crescita cognitiva ed emotiva dei bambini.
Il mondo infantile è sempre più costipato dai media televisivi, che tendono a uniformarne l’immaginario…
Purtroppo questo è valido anche per il mondo adulto. L’uniformità nel pensiero, nelle scelte, nelle aspettative future… L’omologazione è, a mio avviso, un grande pericolo. È per questo che parlo della grande importanza di offrire varietà di libri ai bambini: varietà di stili narrativi, illustrativi, di colori, di formato, di carta…
Milano è una città amica dei bambini?
Milano è una grande città che dovrebbe per prima cosa abituare gli adulti a pensare un po’ di più con la testa di un bambino. Spesso l’adulto, pensando di fare la cosa giusta per il proprio bambino, privilegia il suo modo di pensare e non considera i desideri del piccolo. Mi spiego con un esempio: ogni mattina il genitore accompagna suo figlio a scuola in automobile perché è troppo pericoloso farlo a piedi (troppe auto, c’è traffico, l’aria è irrespirabile, fa freddo, fa caldo, arriva tardi in ufficio, ecc.) Pensa di fare la cosa giusta ma non è così. Probabilmente il suo bambino apprezzerebbe di più andare a scuola a piedi, potersi guardare intorno, incontrare persone, bagnarsi sotto la pioggia, fare domande, esplorare e scoprire la città tenendo la mano a mamma o a papà. Le priorità di noi adulti sono molto diverse da quelle dei bambini e difficilmente siamo in grado di spostare il nostro punto di vista.
Quali luoghi, ambienti, monumenti della città riterrebbe capaci di stimolare la fantasia e la curiosità dei bambini?
Milano con i suoi luoghi più o meno conosciuti, le sue case, i suoi giardini, le vetrine, le strade, stimola curiosità nei bambini. Ogni angolo della città ha una sua storia da raccontare. Milano è un libro pieno di storie che possono affascinare bambini e adulti.