Dopo l'impresa compiuta nella 19ma tappa da Vincenzo Nibali, che aveva ridotto lo svantaggio dalla maglia rosa con una frazione epica, nell'ultima tappa prima della passerella finale il ciclismo ha vissuto un'altra giornata epocale, con un'altra straordinaria e storica pagina di sport scritta ancora una volta dallo “squalo dello stretto”.
Del resto si sa: il ciclismo è lo sport votato alla fatica, al sacrificio e al sudore, tanto, tantissimo sudore. Questa è la più efficace e la più bella delle risposte che il campione siciliano, patrimonio italiano, potesse dare a chi non aveva trovato niente di meglio da scrivere nelle prime settimane della corsa rosa, che “lo squalo” era diventato un pesce rosso. Questo è il modo migliore per chiudere la bocca a chi scrive e parla di sport senza conoscere minimamente il sacrificio, la dedizione, lo stato emotivo che stanno dietro la preparazione di un atleta che si accinge ad affrontare un impegno così massacrante. Vincenzo Nibali ha conquistato dunque la maglia rosa nell'ultima tappa sulle Alpi, e lo ha fatto volando e triturando tutti gli avversari annichiliti, battuti senza appello con una prova di superiorità che non ammette repliche: ha vinto il più forte.
E di forza ne ha tanta il corridore messinese. Tanta forza di carattere per non farsi piegare dalle pressioni a cui è sottoposto chi è favorito nelle grandi corse e ha tutti gli occhi puntati addosso, tanta forza per non perdere la tranquillità davanti ai detrattori che da subito hanno cercato di sminuirlo e di destabilizzarlo nonostante il ricco palmarès conquistato negli anni. Due Giri d'Italia con quello conquistato oggi, una Vuelta di Spagna (2010), un Tour de France (2014), una Tirreno-Adriatica e innumerevoli altre vittorie non avrebbero bisogno di presentazione e dovrebbero incutere comunque un senso di rispetto.
La vittoria di oggi però è stata quella più bella e di valore, forse perché la più sofferta. In questa edizione del giro abbiamo visto un Nibali in difficoltà per qualche giorno, con la gamba che non girava a dovere, un Nibali che non riusciva a esprimere tutto il suo valore e la sua classe sopraffina, ma i campioni, quelli veri, trovano sempre la forza di rialzarsi. A Vincenzo le cose semplici non sono mai piaciute, e anche in questo Giro si è rialzato da combattente proprio durante il suo momento più difficile grazie all'amore della gente, dei suoi tifosi e grazie a una squadra di valorosi scudieri che lo hanno sostenuto nei momenti di maggiore difficoltà. Un encomio speciale va fatto a Michele Scarponi, il gladiatore indomabile che ha sempre scortato Vincenzo mettendosi totalmente al suo servizio, poi Kangert, Fuglsang, lo stesso Vanoli, che ha dovuto lasciare la corsa rosa per una caduta. Ma Vincenzo ha vinto soprattutto con il carattere, senza risparmiarsi mai, lottando con il cuore, il coraggio, la generosità e con quella caparbietà che lo contraddistinguono da sempre in sella alla sua bicicletta.
La Guillestre-Sant’Anna di Vinadio di 134 Km, resterà nella storia del ciclismo. La tappa si presentava dura come quella del giorno precedente se non addirittura di più; la stanchezza avrebbe potuto fare la differenza, ma di certo non ha condizionato la volontà dello squalo siciliano.
Una salita subito nei primi Km della tappa; la fuga parte sul Col de Vars, dieci uomini si lanciano all'attacco: Brambilla (Etixx), Foliforov (Gazprom), Nieve (Sky), Denifl (Iam), Kangert (Astana) Atapuma (Bmc), Visconti (Movistar), Dombrowski (Cannondale), Rybalkin (Gazprom) e Taaramae (Katusha). L’austriaco Denifl della IAM Cycling conquista il primo GPM della tappa, mentre alle prime rampe della Bonette è Mikel Nieve del Team SKY che prova l'allungo guadagnando subito 1’ di vantaggio. Il basco, in virtù dei punti conquistati nei GPM, strappa la maglia azzurra a Damiano Cunego. Sulla lunghissima ascesa (22,2 km al 6,7%) il primo ad aprire le schermaglie è Rafal Majka, a cui si incollano subito a ruota Chaves e Nibali. Nella successiva discesa, è la coppia Movistar Valverde-Amador ad andare davanti, mentre tra i tornanti il gruppo si sgrana. A 48,5 km dal traguardo Nieve viene ripreso dagli inseguitori. Il gruppo della maglia rosa ha un ritardo di 9'.
Sulle prime rampe del Col della Lombarda è Dombrowski (Team Cannondale) a scattare, Atapuma (BMC) Visconti (MOVISTAR), Taaramae (Team Katusha) e Kangert (Astana) non lasciano spazio e vanno a chiudere. Dietro è l'Astana ad assumere il comando delle operazioni con Jakob Fuglsang e Michele Scarponi che dettano il ritmo. Taaramae vuole la tappa e scatta in solitaria, dietro di lui Michele Scarponi imprime un'accelerata, Nibali sta bene e dà una prima scossa, ma Kruijswijk e Chaves restano sulla sua ruota.
Restano in otto nel drappello: Scarponi, Nibali (Astana), Chaves (Orica Green Edge), Kruijswijk (LottoNL), Valverde (MOVISTAR), Jungels (Etixx Quick Step), Majka (Tinkoff) e Uran (Team Cannondale). Kangert rallenta per aspettare Scarponi e Nibali, come aveva fatto il marchigiano il giorno precedente, poi sotto lo striscione che segnala -15 Km all'arrivo Vincenzo Nibali costruisce il suo trionfo pedalata dopo pedalata, guadagnando secondi su secondi trasportato dall'entusiasmo e dall'incitamento della folla numerosissima sulla strada. Chavez non riesce a rispondere, al GPM Nibali ha 56” di vantaggio e continua a guadagnare, la discesa è impeccabile, e le rampe successive verso Sant'Anna sono il viale verso lo straordinario trionfo dopo tanto sudore e tanta fatica dello “Squalo” che sbrana letteralmente gli avversari. È apoteosi in rosa per Vincenzo Nibali.
Ordine di arrivo
- Taaramae (Team Katusha)
- Atapuma (BMC) a 52''
- Dombrowski (Team Cannondale) a 1'17''
- Nieve (Team SKY) a 4'12''
- Foliforov (Gazprom) a 4'36''
- Nibali (Astana) a 6'44''
- Valverde (Movistar) a 6'57''
- Uran (Cannondale)
- Visconti (Movistar) a 7'47''
- Majka (Tinkoff) a 8'06''
- Chaves (Orica Green Edge)a 8'20''
Classifica generale
- Nibali (Astana)
- Chaves (Orica) a 52''
- Valverde (Movistar) a 1'17''
- Kruijswijk (LottoNL) a 1'50''
- Majka (Tinkoff) a 4'37''
- Jungels (Etixx Quick Step)) a 8'31''.