945 sono stati i giorni trascorsi dall’ultima vittoria di Lewis Hamilton. Un conteggio sempre più ravvicinato a quello di tre anni; quasi tre lunghi anni di macchine poco competitive e una preminente egemonia domenicale delle note dell’inno olandese. I dubbi e i tentennamenti sono stati molti, le critiche ancor di più. La clessidra, però, è stata rovesciata.
Il Gran Premio di Silverstone si è fatto portatore di una delle gare più emozionanti della stagione di Formula Uno. Sotto il cielo grigio e l’atmosfera fredda tipicamente inglese, il 7 luglio 2024 i tifosi in tribuna ed in ogni parte del mondo si sono accesi come i fuochi d’artificio in piena estate allo spegnimento delle luci. Una gara caratterizzata da quattro competitori per il trofeo – una contesa così non si vedeva nel pinnacolo dello sport motoristico da anni, ormai – e un tempo ancor più imprevedibile: iniziando con una pista asciutta, passando alla pioggia, ancora asciutto, ennesime gocce di pioggia, per concludere con un brillante sole ed un tracciato che ormai si stava asciugando. Le nuvole sono sparite, il cielo si è schiarito.
Il sole è tornato a splendere su Silverstone. E così è stato anche per Lewis Hamilton, trovatosi a superare per primo la linea del traguardo dopo una prestazione semplicemente strabiliante. Il pilota inglese ha saputo mantenere la testa bassa e le mani salde sul volante quando la propria monoposto sfrecciava sull’iconico circuito britannico, fino a quando non ha potuto finalmente vedere la bandiera nera e bianca volteggiare in alto, consapevole il proprio momento era arrivato.
È un ritorno a casa; la cui casa, però, non è semplicemente l’Inghilterra, ma la sensazione di un trofeo tra le proprie mani che porta il suo nome e offre lui la gloria. Lo scalino più alto del podio che, fino a non molto tempo fa, riconosceva la sua figura, e stavolta sorprende tutti, invece. Un’attesa troppo lunga, agonizzata, che ha portato con sé domande sulle proprie abilità e sul proprio futuro. È stato domandato se le scelte fatte fossero state quelle giuste; se l’idea di mollare e lasciare questo mondo, chiudendo definitivamente un’abbagliante porta aurea alle proprie spalle, fosse mai presente nella propria mente. Questa vittoria mette a tacere molte speculazioni, ma sazia soprattutto quel desiderio carnale ed agonizzante, peculiare di un vincitore.
È la vittoria numero 104 del Sire, ed è quella che, dai suoi occhi, fa finalmente sgorgare lacrime di felicità. Vediamo colui che ha sempre affermato di non aver mai sentito il bisogno di piangere dopo una vittoria abbracciare a sé il proprio padre, in un quadro commuovente di supporto che non ha mai vacillato in questi lunghi tredici anni di carriera. Hamilton sventola la bandiera dell’Union Jack, la tiene a sé e si lascia avvolgere da questa quando arriva il momento di udire l’inno della propria nazione; è passato molto tempo, ma sembra quasi che non sia mai cambiato nulla. L’oro del trofeo sembra calzargli alla perfezione, come se mai non fosse mai stato creato per altro se non per portare il nome di Lewis Hamilton.
I sorrisi dei meccanici della Mercedes, Toto Wolff a guardare fiero sotto il podio e la voce dell’ingegnere di pista, Bono, ad incitarlo nelle proprie cuffie. Sembra di esser tornati ai giorni passati, di una gloria che non sarà mai realmente dimenticata e che ha cambiato per sempre la storia dello sport. La verità, purtroppo, è dura: la consapevolezza che la lunga collaborazione tra la stella a tre punte ed il pluricampione britannico, durata ben undici anni, stia giungendo alla fine è presente nei cuori di tutti; ma forse è proprio questa consapevolezza a rendere la celebrazione ancora più commuovente e significativa. Si chiude un’amicizia nel migliore dei modi, alti sullo scalino e pieni del calore di un affetto che non potrebbe mai essere ignorato, con noncuranza.
La pioggia di champagne inonda il garage, bagna le vesti e fa bruciare gli occhi, già emozionati. È un bel modo di tornare. La folla di casa lo esalta e lo accoglie quando Lewis Hamilton scavalca i limiti e si getta tra di loro, sorretto dalle loro mani, lo sguardo rivolto verso il cielo limpido. È un po’ la rappresentazione di una lunga carriera, di un supporto che non è mai mancato al pilota Mercedes da parte dei propri tifosi. Il sole splende, e così torna a fare anche l’inglese.
Lewis Hamilton trionfa al Gran Premio di Silverstone, ed è un giorno che sicuramente rimarrà inciso nell’asfalto britannico; un’emozione da raccontare alle generazioni future. Il Re torna a casa, e trionfa sul suolo familiare. Il vincitore che torna a vincere.