Con Gerardo Lamattina entra in campo il corpo nelle sue diverse o possibili vite: oltre a tutte quelle conosciute, quelle sconosciute. Gli ho chiesto di raccontarmi la sua storia - ma anche la sua preistoria - per comprendere le ragioni dei suoi percorsi nel campo dell'arte che sono tante e intricate a volte come labirinti. A volte, in queste vie ci siamo incontrati. Insieme a Monica Francia, sua compagna, e ad altre artiste e artisti, rappresenta ai miei occhi il "dopodomani" del fare arte. Come al solito ho interpretato le sue parole e spero di non essere andata fuori tema.
Dimenticavo. Gerardo non ha mai fumato, ha il dono di una bellezza gentile, è vegetariano e ha una grande cura del proprio corpo che poi ha messo a dura prova nelle sue sperimentazioni estreme. La storia della sua Teddy Bear Company pare dica: "Che fare di un tempo senza eccesso?"
... *Ah, sono sempre gelosa del corpo: così celebrato! ... È dell'umana commedia che sono gelosa. L'anima non è mai amata quanto il corpo, al massimo - lodata. Il corpo è amato da mille anime... *
( Da una lettera di Marina Cvetaeva a Rainer Maria Rilke)
Gerardo
Il mio paese è in provincia di Salerno e si chiama Pertosa. In quel luogo ero un alieno. A mia mamma chiedevano se ero un bambino o una bambina. Credo abbia origine di qui il disagio di questo mio corpo. Mia mamma mi chiamava "milordino" e così per molto tempo ho atteso che prendesse forma il mio regno, forse ho attraversato tanti territori alla sua ricerca.
Ho iniziato a fare teatro a 15 anni. Il mio esordio è avvenuto in abiti femminili. Ero talmente carino che si innamorò di me un ragazzo credendo davvero che fossi una ragazza. A 18 anni mi sono iscritto al DAMS in Discipline dello Spettacolo. Nell'esame di dizione l'insegnante mi disse che ero un fiore prezioso in un campo di erbacce. Ecco di nuovo, insieme, due personalità ben distinte in un corpo solo. Sempre alla ricerca del mio Logos ho compiuto un'altra virata. Ho lasciato gli studi a Bologna, me ne sono andato a Roma e per un anno e mezzo ho cercato di fare l'attore "protagonista". Un'andata e ritorno.
Ritorno a Bologna, mi sono laureato, ho conosciuto Monica e insieme a lei mi sono trasferito a Ravenna. Monica è ballerina di danza contemporanea e coreografa e nonostante queste discipline ascoltino e sentano il corpo e lo traducano in anima, io le guardavo con sospetto. Avvertivo una creatività, per me, ancora astratta. La seguivo ma ricercavo un rischio e una libertà maggiore. Ricordo lo spettacolo Collera incollata al cuore. Eravamo cinque ballerini che seguivano con molta ironia una ritualità tutta maschile e ognuno di noi seguiva la propria fisicità.
Nel 1993 ho fondato la prima compagnia di teatro da discoteca. Una sera ho accompagnato Monica al Cocoricò di Riccione per un incontro di lavoro: lei è rimasta disgustata dall'ambiente, io ne sono rimasto folgorato. Mi sono detto che quello era il luogo perfetto per fare azioni, per mettere questo mio corpo sempre a disagio in situazioni estreme. Finalmente ero libero di realizzare performance fuori da quei luoghi dove l'azione necessita di un apparato esterno forte, precostituito - il teatro o altri spazi simili dove un pubblico addomesticato vede ciò che dall'esterno gli viene ordinato di vedere. Ha così inizio la storia della Teddy Bear Company (T.B.C.).
Dicevamo ridendo: "Azioni non da cubo ma da incubo". Grande successo. I nostri corpi, senza reti di protezione, raggiungevano una forma di meditazione altissima. Desidero ricordare il lavoro realizzato con Luigi De Angelis. Il riferimento pittorico era l'Innocenzo X di Francis Bacon: un corpo nudo su uno scranno di ferro con la tiara, il palio da vescovo al collo e al fianco un gufo impagliato. Mie le mani che divaricavano la bocca di Luigi. Le persone entravano - una alla volta - e tra le loro reazioni e noi si creava sia lotta che complicità.
Sempre alla ricerca del mio territorio nel 1996 ho iniziato a realizzare film. Il primo cortometraggio Boccaperta, come regista, attore e autore. Non era il regno del "milordino" ma qui sono riuscito a dare corpo al mio inconscio un po' schizofrenico. Ci sono stati premi e riconoscimenti della critica per "lo spessore semantico e lo sviluppo assolutamente non tradizionale; “visionario e folgorante" oppure "espressione molto terapeutica e molto danzata". Tra il primo cortometraggio e il primo lungometraggio sono trascorsi 20 anni.
Ed eccomi arrivato al Cimitero azzurro. L'idea del film nasce dal desiderio profondo di raccontare una storia, allo stesso tempo realistica e metaforica. Inoltre provo un interesse particolare per quelle persone che riescono a dare alla loro vita una virata profonda per rientrare così in se stessi ed è il percorso che, nel film, compie Rosario il protagonista. Un altro tema del film, quello del viaggio in una Romania che ricorda il mio paese, mi riporta nel luogo di quell'origine che è ancora ben radicata nella mia persona. È un film autarchico per scelta e vocazione, ma anche perché dopo la vana ricerca di un produttore, durata quasi 5 anni, ero già stanco del cinema “ufficiale” e ho deciso di produrlo da solo con il sostegno di amiche e amici. Un friendfunding al posto del solito crowdfunding.
Cimitero Azzurro - Un Film di Gerardo Lamattina - Teaser 2 from medialabstore.it on Vimeo.