La sua morte ci separa. La mia morte non ci riunirà. È così; è già bello che le nostre vite abbiano potuto essere in sintonia così a lungo
Non sappiamo se possiamo definirla ''storia d'amore'' quella tra Jean-Paul Sartre e Simone De Beauvoir, “gli amanti del Café de Flore'' ma certo è che i due erano legati visceralmente l'uno all'altro, in un sodalizio amoroso ma soprattutto intellettuale, culturale e politico. Un legame indissolubile tra due personalità a quei tempi carismatiche, rivoluzionarie e anticonformiste e che, tutt'oggi, fanno ancora discutere.
Ci troviamo in Francia, in un periodo davvero difficile del Novecento europeo, in un periodo in cui spesso accade che ci si schieri a fianco di un partito condividendo idee alle volte anche diverse, vuoi per convenienza, vuoi perché la confusione era talmente grande che portare avanti il proprio ideale era una sfida contro il tempo.
Simone De Beauvoir (Parigi, 9 gennaio 1908-Parigi, 14 aprile 1986), di buona famiglia, studia alla Sorbona, viene abilitata all'insegnamento di filosofia e verso la fine degli anni venti conosce Jean-Paul Sartre, al quale resta legata per tutto il resto della sua vita. Entrambi influenzati dalle stesse idee politiche, scrivono per la stessa rivista, Le Temps Modernes insieme ad altri intellettuali dell'epoca, sposando ogni causa con uguale fervore, e partecipano attivamente a ogni forma di rivolta che li vede coinvolti in prima linea (come nel caso del Maggio Francese, evento in cui marciano assieme ai manifestanti), come individui inseriti in quel preciso contesto che alcuni esistenzialisti vogliono chiamare ''umano''.
Due facce della stessa medaglia la De Beauvoir e Sartre, due intellettuali. Da una parte, una donna concreta che mira ad arrivare al lettore attraverso la sua opera. Dall'altra, un filosofo con la “f” maiuscola fermo e concentrato sulle sue idee, intransigente e, per certi versi, più astratto. Sesso, angoscia, felicità, libertà e una politica esemplare sono i temi affrontati e i punti cardine della loro riflessione. La letteratura d'impegno politico della Beauvoir se rischiava di sembrare non sempre di facile comprensione e fruibile da chiunque, era sostenuta dal suo agire quotidiano, in difesa delle donne e in quella che è definita una vera e propria lotta contro il maschilismo radicato, in difesa della libertà individuale che ogni donna deve prendere coscienza di avere.
Simone De Beauvoir tiene famosissimi discorsi e lezioni sulla condizione della donna, crede nel riscatto, nella trasformazione della società e nelle potenzialità che risiedono nell'essere umano, a prescindere dal sesso e dal corpo. La sua opera più famosa Il secondo sesso la consacra come madre assoluta del femminismo e, in questo, sempre sostenuta dall'unica persona in grado di completarla: Jean-Paul Sartre. In un rapporto di tacito accordo e consenso, i due sembrano invincibili e inseparabili, animati dallo stesso spirito di ribellione, certi della costanza dei loro sentimenti, uniti da un filo sottile che li svincolava anche da ogni responsabilità nei confronti dei vari amanti che minavano il loro saldo equilibrio. Una coppia a confronto, dunque, che probabilmente avrebbe meritato di più e che la Francia può difendere con orgoglio, ben oltre le feroci critiche.
E non è certo sulle differenze che possiamo cogliere l'immensità di questi due grandi intellettuali che, tenendosi per mano, si sono prodigati per ''preparare l'avvenire'', bensì su una sincronia perfetta tra due anime allineate.