Manuela Maroli compie atti poetici e si dedica a vari studi e alla sua personale ricerca nella Performance Art. Nel 2014 fonda a Torino Svergin_Arte, collettivo volto a creare nuove realtà di aggregazione ed espressione artistica e nuovi orizzonti artistici/poetici. Definisce il processo di creazione “Travolgente e bruciante meraviglia, eccitazione psico-fisica, estasi, catarsi, liberazione.” È una creatura che vive del proprio fuoco, che si mantiene alla propria temperatura, anche se questa non si accorda con il clima collettivo.
“In India il saggio siede nella neve dell’Himalaya e, sciogliendola con il calore del corpo si crea un suo spazio, il limite che diventa accoglimento”. (James Hillman)
Manuela, chi sei?
Sono un'artista multidisciplinare (poesia, arti visive e performative), sono una giovane donna che vuole gridare con le sue Opere che questo vecchio mondo è da distruggere e un nuovo mondo è da creare.
Come sei approdata all’arte, e in che modo l’arte ti si è presentata?
A quindici anni iniziai ad appassionarmi alla letteratura, discostandomi dalla Chiesa e dalla religione e iniziai a interessarmi alle antiche civiltà, alle culture precolombiane e preincaiche. Vidi delle sculture che rappresentavano la vita sessuale di quelle civiltà (Mochica/Chimù - pre¬incaiche), mi sentii sollevata nel comprendere che i miei turbamenti erano frutto di un retaggio culturale millenario che volevo scollarmi di dosso e capii che l'Arte era la mia salvezza. Mi appassionai alla Body Art iniziando a perforarmi, a sedici anni iniziai a scrivere poesie, a ventuno scoprii la filosofia, a ventitré anni ero la Body piercer più affermata di Torino, a trenta (anno della mia RiNascita) iniziai a creare atti poetici; tutta la mia ricerca è confluita poi nelle arti visive e performative.
Perché l’arte è importante per te?
Vivo d'Arte dall'età di diciannove anni, non potrei né saprei fare altro nella vita. L'arte mi permette di superarmi e di liberarmi dai limiti imposti dalla società, mi permette di Vivere.
Cosa, in questo momento della tua vita, attrae la tua attenzione e cosa riesce ad avere un effetto tale da influenzare te e la tua ricerca artistica?
Tutto ciò che tocca il mio cuore. Nell'ultimo anno ho avuto la fortuna di conoscere i testi del Prof. Marino Centrone, filosofo e docente di Filosofia della Scienza all'Università Aldo Moro di Bari dal 1980, vero e proprio gigante del pensiero. Il primo che ho letto, La conoscenza in una società libera mi ha sconvolta e mi ha ispirata a creare la performance Ode al ribelle, ode ai ribelli. Devo molto alla sua ricerca, i suoi testi sono di stimolo e ispirazione e con il collettivo Svergin_Arte sto condividendo i reading dei suoi testi. La filosofia è molto importante nella mia ricerca e nella mia vita. Nella mia ricerca artistica sono stata influenzata in particolare dalla filosofia di Hakim Bey e da amici scrittori e filosofi, in particolare da Ilaria Palomba e Claudio Marucchi, entità profondamente libere e filosoficamente potenti.
Attraverso quale dei cinque sensi entri in relazione con il mondo, e quale utilizzi più frequentemente, più volentieri e con più familiarità quando lavori?
Da piccola rischiai di diventare sorda a causa di una brutta otite che mi perforò i timpani. Fu un'esperienza atroce e dolorosissima, sono felice di poter sentire il rumore del mondo, motivo per cui amo la musica in maniera viscerale. Nelle mie opere privilegio la vista, il tatto e l'udito, spesso mi faccio accompagnare dalla musica, grida e registrazioni vocali. Il tatto, il contatto con i partecipanti poi, è fondamentale.
Il tuo lavoro nasce dall’impulso che segue a un’idea o a una necessità? C’è un filo conduttore che ti porta a tessere la trama delle tue performance?
Entrambe, idee e necessità. La poesia (in azione) e la filosofia nelle mie Opere si fondono insieme a un misticismo libertario, questo è il “filo conduttore”, nonché la chiave per interpretare le mie Opere.
Quanto peso hanno la pianificazione e la ricerca e quanto è imputabile, invece, all’imprevedibilità nei tuoi progetti artistici?
La ricerca è fondamentale, c'è uno studio notevole dietro alle mie azioni, tuttavia, quando creo non pianifico quasi nulla, butto giù la trama a grandi linee e durante le azioni lascio fluire e fiammeggiare la totale improvvisazione.
Che approccio hai con la materia per arrivare agli aspetti contenutistici e concettuali delle tue performance?
Amo la decontestualizzazione nell'Arte. I palloncini sono presenti in tutte le mie performance a partire da E tu splendi, invece (2013), azione performativa ispirata da Lettere Luterane di Pier Paolo Pasolini. Da lì i palloncini sono una sorta di “marchio di riconoscimento”. I palloncini vengono quindi decontestualizzati e simboleggiano idee, pensieri, emozioni.
Intimità, Consapevolezza, Tempo, Luogo, Mutamento... che accezione hanno per te e nella tua ricerca artistica?
Stare nudi di fronte agli altri è stare nudi prima di tutto davanti a se stessi, essere consapevoli vuol dire svegliarsi, rendersi conto dei propri limiti per poterli superare. “Sarò in ogni luogo, senza tempo”, cito un mio frammento poetico del 2003 dalla poesia L'Urlo. L'anarchia ontologica si “serve” dell'arte per provocare cambiamento.
Quali sono le motivazioni, i condizionamenti, i limiti e le conseguenze di essere un’artista oggi?
Le mie opere danno vita a qualcosa che sfugge prepotentemente dalle definizioni, infatti il termine Performance Art oggi inizia a starmi stretto perché sto notando che alcuni “artisti” che ripugnavano l'arte performativa vi approdano con operazioni di marketing pianificate solamente per ottenere visibilità, ingigantire il loro Ego e gonfiare il loro portafogli. Tutto ciò mi discosta profondamente e mi allontana da questo modo di vivere e sentire la Performance Art poiché non appartengono né alla mia Essenza né alla mia ricerca. Vivo la Performance Art in maniera del tutto Sacra, non mi stancherò mai di dirlo.
Qual è la visione alla base delle tue intenzioni e delle tue azioni nel contesto artistico contemporaneo?
Una visione potentemente libertaria, che è alla base di tutta la mia poetica. Faccio arte pro-vita e con questo mi sembra di aver detto veramente tutto.
A che cosa può aprirsi il mondo attraverso l’arte?
Il mondo attraverso l'Arte potrebbe aprirsi all'alterità e al cambiamento.
Quanto può essere utile oggi a un artista esporre in un determinato contesto? E quanto può essere utile il loro passaggio al contesto che li accoglie?”
Non credo sia importante il contesto, credo sia molto importante invece l'onestà intellettuale e quanto cuore un'Artista riesca a mettere nelle sue Opere, se ciò avviene, il contesto che li accoglie ne percepisce la Bellezza e trae un grande beneficio.
Quali delle tue performance ci proporresti come punti di snodo nel tuo percorso?
Me.Lo.Dia, per me, una vera e propria distruzione creativa, mi spogliai nuda e iniziai a leggere poesie davanti a un pubblico sbalordito, scandalizzato ma molto rispettoso, attento e coinvolto. Mi sentii pervadere da un grande senso di liberazione, i partecipanti apprezzarono e al termine ci fu un grande applauso spontaneo e io capii che ero riuscita a trasmettere il grande messaggio di libertà che quella performance significava.
The wounded child, a Roma, nel marzo 2014 per la presentazione del saggio di Ilaria Palomba Io sono un'opera d'Arte – viaggio nel mondo della performance art. Esperienza meravigliosa; Ilaria è una colonna portante nella mia Vita e nella mia ricerca artistica, è la mia Musa assoluta e insostituibile.
La cooperazione nella performance Cover the girl con il performance artist e artista concettuale Rahman Hak-Hagir, nel suo progetto Under_Cover lo scorso maggio a Milano, durante Contemporary Nour, evento creato in collaborazione con Spazio Nour. Da lì ho fatto una pausa di riflessione, ho maturato le mie idee e ideato nuove performance live che spero di riuscire a proporre entro quest'anno. Abbiamo creato il collettivo internazionale AN army of Artists, nato dalla sinergia tra The Other Society (il collettivo internazionale fondato da Rahman Hak-Hagir) e Svergin_Arte.
In che senso il fatto di essere donna ha determinato la tua vita? Che destino possono aspettarsi le nostre sorelle più giovani e in che direzione bisogna orientarle?
Essere donna non ha mai inciso nella mia vita, ho sempre fatto tutto ciò che ho voluto, senza condizionamenti né limiti di alcun tipo. Credo che la mia bisessualità sia stata determinante nella mia visione libertaria: ho sempre avuto un carattere molto maschile, nonostante la mia irruente femminilità. Le donne mi rimproveravano di essere troppo libera e gli uomini dicevano che non ero facile da gestire! A ogni modo odio le discriminazioni e odio profondamente i discorsi sessisti. Le giovani donne come i giovani uomini devono essere educati nel rispetto delle differenze, non solo tra i sessi.
C’è un momento o un’esperienza alla quale colleghi quella sensazione intensa che fa dire “Io sono viva!”?
Per me la Vita coincide con la libertà. Mi sento viva quando sono libera di pensare, di agire, di amare, di lottare e di creare, di gioire e di godere della Bellezza della Vita.
Manuela, dubiti mai di te stessa?
Spesso. Dubito soprattutto di non essere abbastanza forte a sopportare le brutture della società contemporanea, società che ripudio con tutto il mio Essere.
Come sai che sei un’artista?
Metto la mia intera vita e il mio intero cuore nelle mie Opere.
Qual è il desiderio del tuo cuore?
Che i giovani abbiano un futuro e possano avere una Vita degna di esser vissuta.
Dai la risposta alla domanda che volevi io ti facessi...
Svergin_Arte è un puro atto d'amore, frutto di anni di ricerca artistica, è un messaggio di Arte in azione: “potere all'immaginazione e alla creatività”. Chiedo a tutti coloro che ne varcheranno le porte di non calpestare il mio Sogno, rispettare la mia ricerca e non distruggere la Bellezza che in essa straborda.
Manuela Maroli nasce a Torino nel 1982 e vive a San Benedetto del Tronto.