Le artiste e gli artisti a Ravenna sono talmente tante e tanti, e sempre in movimento, che a volte è necessario raccoglierli in gruppi. Mi ricordano ceste di fragole e lamponi. In questo caso le ceste diventano cassette di legno, quelle di una volta, che ormai sono diventate una rarità e le fragole e i lamponi diventano mele. Mele rosse. Scrivendo del percorso creativo che ha caratterizzato l'evento Ravenna, ritratti di donne ho già accennato a questo gruppo: sono infatti le persone che con la loro creatività hanno costruito, insieme a me, il lavoro. L'opera il 4 marzo ha preso il volo. Noi siamo rimaste a prenderci applausi e complimenti e quelle belle parole che toccano e percuotono la nostra anima. Viviamo così la condizione della crescita nell'atto irripetibile della creazione. Certo si può fare sempre meglio, è necessario provare e riprovare, cambiare qualche dettaglio. Ma sempre di dettagli si tratta, la sostanza, la fatale, essenziale qualità dell'opera è stata del tutto espressa, l'abbiamo condivisa con tante altre persone, ed è rimasta in noi. Non la dimentichiamo a meno che non ci accada di dimenticare noi stesse. Attraversando la memoria di grandi vite di donne abbiamo tentato di dare risposta a quella cosa che continua a interrogarci e che possiamo tradurre nel desiderio di dare qualcosa di nuovo pensando in questo momento a ciò che è il senso arcaico delle lontananze. In altre parole: tradizione e rivoluzione. Tutte noi e Gigi abbiamo messo in campo la nostra creatività fatta di "prodigio" e di "lavoro". Il "noi" contiene tante unicità che si confrontano e si mettono in relazione. Ecco i territori di alcune singole personalità.
Valeria Nonni
La civiltà del dono esiste ancora.
È trascorso meno di un anno da quando Giovanna mi regalò il libro sulla toponomastica al femminile prodotto dall’amministrazione comunale di Ravenna Strada alle donne. Da quel dono è nato l’evento Ravenna, ritratti di donne. Giovanna e io ci incontrammo per fare qualche commento su uno spettacolo, rappresentato al Mama’s, incentrato su vite di donne importanti sul piano nazionale e internazionale. Mi disse che lo spettacolo le aveva suggerito l’idea di un lavoro sulle donne della nostra città. Non solo e non tanto le donne importanti, conosciute, bensì quelle che non passano alla storia, ma che con la loro tenacia la storia la costruiscono. Forse è proprio così che tante cose iniziano! Da quel giorno ad oggi è passato il tempo di una gestazione: questo dono è passato dalle mani di Giovanna, alle mie mani, che a loro volta lo hanno passato alle mani di Mariella… E Mariella si è messa al lavoro. Nelle sue notti bianche, ha ridato vita a donne ravennati; con l’immaginazione e con le sue parole ce le ha poi ridonate. Piano piano, il lavoro pensato, pazientemente costruito, ha preso forma in uno spazio prezioso come il Mama’s Club. Un piccolo gruppo di donne e un uomo, nei sentieri di un palco che c’è e non c’è, ridanno voce corpo ed evocano suoni di storie cariche di potente umanità. Dimenticavo. Oltre che rendere possibile questo lavoro, ne sono anche la fotografa.
Monica Marcucci
Ho iniziato a studiare danza a 4 anni a Faenza dopo che la mia mamma mi ha portato ad assistere al saggio della scuola di danza classica della città. L'essere in un palco a teatro mi emozionò e mi immaginai di essere sul palcoscenico insieme alle bambine che vedevo. Le lezioni di danza erano dure ma per fortuna accompagnate da una pianista e questo mi dava benessere. A casa mi sfogavo creando le mie danze su musiche anche sinfoniche (!) ossia quello che trovavo fra i dischi dei miei. La danza è sempre stata fin dall'infanzia il mio spazio intoccabile. Fino ai 28 anni mi sono formata principalmente nella danza classica poi il mio essere ha preteso che cominciassi a sperimentare diversi modi di muovermi. Ho incontrato la persona giusta in Teri Weikel come formatrice e in seguito come collaboratrice. Con lei ho lavorato a progetti che duravano anche 2 o 3 anni. Quello che più mi diede soddisfazione fu l'interpretazione di una sonata di Bartok senza la musica di Bartok ma con l'improvvisazione musicale di Antonello Salis. O anche l'ultima performance dove ho capito di aver veramente ballato, non solo danzato: eravamo in tre danzatrici e ci siamo divertite insieme ai tre musicisti che erano sul palco con noi. Con la musica dal vivo la danza diventa più viva, ma la danza può vivere anche senza la musica. I momenti della creazione, della ricerca, sono quelli che mi appagano di più come quando trovo un solo, semplice gesto.
Cristiana Zama
La mia passione per la danza è sbocciata all'improvviso. Avevo dieci anni e mi diedero un volantino che annunciava l'apertura di una scuola nel mio paese. Di slancio lo portai a mia madre. Se penso a tutte le madri pavoneggianti per le figlie che vanno a danza… La mia rispose di no. Non so ancora oggi perché. Mi salvò un dottore. Venne a scuola per le visite mediche e mi comunicò che avevo i piedi piatti. Uno shock. Mi sentivo come se avessi una mancanza rispetto agli altri, una sciocchezza, lo so. Ma quando mi consigliò di fare danza per risolvere il problema, fu un colpo al cuore, di gioia. La danza è stata la mia compagna di vita. Dovunque ho abitato o viaggiato, ho sempre cercato la possibilità di fare delle lezioni. Anche ora nelle mille difficoltà della vita quotidiana con il lavoro, la famiglia, l'età che avanza. Ho sempre saputo di non avere un grande talento e mi sono spesso sentita inadeguata, ma al contempo volevo danzare. Difficile spiegare ciò che si sente dentro. È una sfida per il corpo e un piacere per l'anima. La danza fa parte di me e danzerò fino alla fine.
Gianluigi Tartaull
"Io sono Silvana...". Il lavoro parte da queste mie parole e Mariella sostiene che "la fatale essenziale qualità" del lavoro sta tutta in queste mie parole perché dette da un uomo privo di travestimenti femminili. L'uomo sono io e sono allenato a condividere la mia vita con le donne (una moglie, due figlie e quattro nipotine). Qui però desidero parlare dell'esperienza vissuta nelle prove di questo evento teatrale. Sono solo, attorno a me si muove un mondo femminile che ogni tanto fa scintille. Avverto "come dei fiammetti". Il mio è un percorso sul filo del rasoio. Ho la sensazione anzi la certezza che nelle relazioni le donne scendano in profondità, mettano molto impegno nella discussione e nella ricerca della perfezione a volte arrivano allo scontro. Fanno scintille, appunto. Ho diversi punti di vista da tenere sotto controllo: la ricerca dei suoni insieme a Federica, i tempi da condividere con le azioni coreografiche, e le vite che sto leggendo: "Io sono Argia, sono Isotta, sono Giorgina, sono Medea, sono Cordula, sono Augusta, sono Gabriella, sono la Peppa e la Maria, sono Lina, sono Giuliana Anicia, sono Cristina... ". Mi faccio così testimone di un universo femminile in rivolta. Mi piace dare voce a queste donne che hanno realizzato i loro desideri, le loro passioni e spesso hanno aiutato "gli ultimi del mondo".
Federica Maglioni
Mentre Selina ascoltava il soggetto del lavoro di Mariella ha avuto una visione. La visione mi riguardava. Il primo incontro è avvenuto nella "fucina" di Gigi. Nel gruppo Gigi e io siamo le menti musicali. Non ci conoscevamo ed è stato lui all'inizio a tracciare il percorso. Ha avuto la gentilezza di sperimentare. Siamo partiti alla ricerca dei suoni nell'ambiente. Seguendo il testo abbiamo costruito la partitura e il filo conduttore è stata la bicicletta che abbiamo utilizzato come strumento. Attraverso il suono evoco lo spirito di donne che si sono poste fuori dal quadro degli stereotipi e delle costrizioni sociali. Molte di loro hanno curato e alleviato il dolore altrui con determinazione, coraggio e passione. La musica, in stato di libertà, con il suo sguardo interiore arriva nei loro corpi vivi come un balsamo. Con la presa degli antichi sciamani la musica si prende cura delle loro vite: contraccambia. Per me è un onore mettere il mio lavoro a disposizione del mondo femminile quando scombina regole e ruoli precostituiti.
Selina Bassini e Paola Barbaro in una prova
Il gesto ampio, le braccia che conquistano lo spazio, lo sguardo che vede il lavoro come deve essere realizzato. Selina ha il dono di vedere oltre. Ha grande creatività nel dirigere spettacoli, azioni, performance, all'aperto, nei teatri, nei luoghi non deputati. Ovunque. Creerebbe azioni anche nei treni come altre artiste e artisti già fanno. L'ho vista e la vedo in azione; lei conversa con qualsiasi spazio. Dal suo corpo emana autorevolezza, professionalità e competenza. Non si ferma all'azione coreografica ma vede l'opera nel suo insieme e quindi è una regista alla quale non sfugge nulla: dalle luci, al suono, alla voce, alle azioni e infine alla disposizione delle sedie. Ha a che fare con persone preparate alle quali chiede ad ognuna il massimo della concentrazione, della creatività e della professionalità come sta facendo ora con Paola.
Paola in questo momento è impegnata nel realizzare la rivolta di Giorgina Danesi che da ragioniera, nel 1952, si diploma in Ostetricia per aiutare psicologicamente e umanamente le donne quando mettono al mondo il mondo. Paola è una bella donna dagli occhi verdi e dai capelli rosso tiziano. È spesso sorridente e Selina le consiglia la figura dell'albero. Un albero "nella condizione della crescita, nell'atto irripetibile del germogliare". E Paola rappresenta tutto questo con movimenti a volte accoglienti, a volte tesi verso l'alto, in una "fuga dal tronco a proprio rischio e pericolo".
Letizia Tozzi
Mariella diverso tempo fa mi ha chiesto di realizzare in ceramica la prima pagina del codice miniato fatto realizzare nel Vl sec. da Giuliana Anicia, pronipote di Galla Placidia. Pensava già allora di riportare alla luce, con il suo lavoro, questa grande mecenate. Mariella avvertiva che un'opera di grandi dimensioni realizzata con la ceramica, risultasse un richiamo potente. Come al solito ho provato quell'attacco di panico che spesso ci rende fragili di fronte all'ignoto. In me convivono due stati d'animo: l'uno sicuro di farcela e l'altro sicuro del contrario. La realizzazione poi è risultata molto più semplice di quello che pensavo. Mi sono ritrovata nei segni di antiche scritture, nella sintesi della forma e nella presa spaziale. E quando il lavoro fatto diventa parte di te è davvero meraviglioso... peccato che sia finito... Quasi quasi lo spacco e ricomincio da capo.
La replica dello spettacolo Ravenna, ritratti di donne è in programmazione al Mama’s Club in via S. Mama 75 a Ravenna, il 3 Aprile 2016 alle 21,30.
Leggi anche la Prima parte: http://wsimag.com/it/spettacoli/19673-ravenna-citta-di-artiste-e-artisti