La tragica e improvvisa fine di Keith Emerson ci ha riportato con la mente e con il cuore a ricordi di ascolto di quando noi, ultra sessantenni di oggi, vivevamo con la passione e l'entusiasmo dei venti anni rivoluzioni musicali che ci appassionavano e ci infiammavano.
Sono i tempi delle grandi adunate di giovani intorno a idoli indimenticabili, in festival che hanno fatto la storia della musica contemporanea. Dal 26 al 30 agosto del 1970 si svolge il secondo raduno dell'Isola di Wight. Sul palco si susseguono, davanti a una folla straripante – mezzo milione di ragazzi - cantanti e band che sono entrati nella leggenda, come, solo per citarne qualcuno, gli Who, i Ten Years After, i Moody Blues, i Doors e i Jethro Tull, guidati dallo strepitoso e spettrale Jan Anderson col suo irriverente modo, che farà scuola, di suonare il flauto traverso. E ci sono, tra gli altri, Joan Baez, Leonard Cohen, Miles Davis, Donovan e Jimi Hendrix, alla sua ultima apparizione pubblica con le variazioni sul tema dell'inno inglese. In questo clima esordiscono, nella nuova formazione gli Emerson, Lake & Palmer che riscuotono un travolgente successo. “Suonammo come una tempesta – ricorderà Palmer – Il pubblico impazzì quando finimmo”. Il gruppo è nato proprio quell'anno.
Keith Emerson, che ha avuto un'esperienza straordinaria nei T-Bones e con i VIP's, con i quali negli anni Sessanta ha dato vita a un sound che miscela rock e musica classica, ed è poi stato tastierista nei Nice, incontra nel 1970 Greg Lake. Lake, cantante e chitarra basso con i King Crimson, si è già imposto come uno dei primi creatori del progressive rock. Incontro fortuito, il loro. Greg Lake racconta che al Fillmore West di San Francisco Emerson stava suonando un brano jazz al piano e lui, gli si è avvicinato e ha cominciato a improvvisare accanto a lui. Nasce, come amore a prima vista, l'intesa. Decidono di mettersi insieme e reclutano il batterista, il giovanissimo Carl Palmer, che è stato con gli Atomic Rooster. Ecco il trio Emerson, Lake & Palmer. Avrebbero voluto cooptare nel gruppo anche Jimi Hendrix che muore a settembre di quell'anno.
Il grande trionfo, però, è del 9 dicembre del 1971: data della prima esecuzione di Pictures at an Exhibition al Lyceum Theatre di Londra: una rielaborazione in chiave rock dei celebri Quadri di un'esposizione di Modest Mussorgskij, che diventa il loro cavallo di battaglia. Cento anni sono passati da quando il musicista russo, nel 1874, l'ha composta e quasi cinquanta ne sono trascorsi dalla loro innovativa trascrizione.
Il ricordo del grande virtuosismo di Keith Emerson e della sua carica di simpatia e di coinvolgimento quando è alle tastiere, è certamente, per il grande pubblico, legato alle sigle di apertura delle due serie della seguitissima trasmissione televisiva Odeon, tutto quanto fa spettacolo, messe in onda dalla RAI, nel 1976 e nel 1977, per le quali esegue, rispettivamente, il trascinante Honky Tonk Train Blues di Made Lux Lewis e l'intramontabile Maple Leaf Rag del leggendario Scott Joplin.
Ma l'opera nella quale sia Keith Emerson che Greg Lake hanno sempre creduto di più è proprio Pictures at en Exhibition. Peter Makowski, che firma le lunghe note di copertina dell'album, scrive un po' paradossalmente, e forse con una punta di eccessivo entusiasmo, che Mussorgskij con questa opera, non avrebbe mai potuto immaginare di aver creato le basi per il progressive rock più bello di tutti i tempi. Probabilmente Mussorgskij non avrebbe potuto nemmeno immaginare che la sua composizione avrebbe avuto un successo così lungo nel tempo tanto da interessare anche Maurice Ravel e Vasilij Kandinskij: una storia cominciata nel 1873. Nel 1873 muore l'architetto e pittore Viktor Hartmann. Gli amici gli dedicano, l'anno successivo, una retrospettiva di dieci disegni e dipinti ai quali Mussorgskij dedica questa composizione per solo pianoforte. Si tratta di dieci pezzi, ognuno dei quali ispirato a un quadro, alternati cinque volte al motivo della Promenade, tema musicale di raccordo tra i vari brani che rappresenta l'incedere dello spettatore nella mostra. Nel 1922 Maurice Ravel ne fa una trasposizione per orchestra, che determina l'intramontabile successo di Quadri di un'esposizione.
Qualche anno più tardi Kandinskij, che sta sperimentando i rapporti tra suono e colore e tra musica e disegno, studia l'opera di Mussorgskij e si convince che non si tratta di musica a programma sui disegni, ma di riflesso di un'esperienza visiva trasferita dalla visione al suono. Così nel 1928, ribaltando a sua volta il rapporto musica-pittura, mette in scena i Quadri di un'esposizione al teatro di Dessau, con una performance che ruota intorno ai brani musicali: quadri animati da forme geometriche, colori, linee e luci, in perfetta sintonia con la musica nell'esecuzione per pianoforte. I disegni di Kandinskij, insieme alle annotazioni di scena di Felix Klee, fratello del pittore Paul, sono conservati al Centro Pompidou di Parigi. Con questi nel 2010 la Cité de la Musique della Ville Lumiére ha ricavato uno spettacolo, recentemente riproposto a Roma nell'Aula Magna della Sapienza di Roma con Mikhail Rudy al pianoforte. Performance, questa, di grande suggestione con i disegni di Kandinskij in movimento, che può essere goduta su You Tube.
L'album di Pictures at en Exhibition, realizzato nel concerto alla City Hall di Newcastle la sera dell'8 dicembre del 1971, chiuso nell'affascinante cover realizzata da William Neal, è entrato nelle collezioni di tutti gli appassionati di progressive rock, ma anche in quelle di appassionati di musica classica. Le tastiere di Keith Emerson sono in grado di riprodurre ed esaltare tutti gli effetti dell'orchestrazione di Maurice Ravel, ma anche la monodica laconicità dell'originario pianismo, e alterna fraseggi aggressivi e travolgenti a momenti di affabile cantabilità. La chitarra di Greg Lake inserisce tra le sue distorsioni e i suoi acuti glissando, riecheggiamenti di antichi plettri di sapore addirittura settecenteschi. Le percussioni di Palmer tuonano e si scatenano nei brani più sonoramente aggressivi cui già Mussorgskij si era abbandonato. Progressive rock ispirato alla musica classica o vera e propria trascrizione musicale di un brano classico? Probabilmente l'uno e l'altra.
La storia di Quadri di un'esposizione dunque, da Mussorgskij a Emerson, Lake & Palmer, passando per Ravel e Kandinskij, probabilmente dimostra quanto siano strette e falsanti le etichette che noi siamo abituati a dare alla musica: sia essa quella di classica che quella di rock. Si tratta di musica e d'arte, delle quali fruire e sulle quali modulare le nostre emozioni e la nostra crescita culturale.