Oltre a ospitare più di 200 mostre ufficiali durante la Biennale, la città di Venezia si presta generosamente ai suoi visitatori, senza riserve, offrendosi come scenario per numerosi eventi collaterali e mostre parallele. Apre le porte dei suoi facoltosi palazzi signorili, normalmente chiusi al pubblico, ridà vita a piccole chiese dimenticate, sceglie vecchie rimesse per barche come scenario per esposizioni temporanee e svela nuovi scorci spesso ignoti anche agli occhi più attenti dei gondolieri.
Camminando per le calle, quasi sempre si ci imbatte in una nuova mostra, installazione o proiezione video; oppure in cerca di un luogo specifico, si finisce per addentrarsi in vicoli suggestivi e cortili di incomparabile bellezza, per poi ritrovarsi in qualche evento o vernissage e non sapere bene come si sia arrivati fin lì. La cultura e la storia che la Biennale si porta dietro, caricano di fascino e aspettative una cornice Canalettiana, infondendo fervore intellettuale, magia e nutrimento culturale ai suoi visitatori, attraverso infinite liste di eventi a cui attendere.
Fuori dai confini delle mostre in esposizione ai Giardini e all’Arsenale, padiglioni esterni e mostre collaterali riempiono le mappe e le agende di giornalisti, professionisti del mondo dell’arte, creativi e appassionati che anche per quest’edizione sono approdati in Laguna. Ripercorriamo dunque insieme alcuni eventi che hanno arricchito Venezia durante questa 52esima edizione della Biennale.
Armenity – Padiglione Nazionale della Repubblica di Armenia
Un piacevole viaggio in traghetto separa il Lido di Venezia da San Lazzaro degli Armeni, una piccola isoletta nel cuore della laguna, tanto cara al poeta Lord Byron. Su quest’isola sorge il Monastero dei Padri Armeni, un luogo mistico e suggestivo, intriso di storia e simbolo della preservazione della cultura armena. In questa splendida cornice, la curatrice Adelina Cuberyan v. Furstenberg, svizzera e d’origine armena, nonché pioniera nell’approfondimento dell’approccio multiculturale dell’arte contemporanea, ha invitato a rappresentare un nutrito gruppo di artisti contemporanei con origini armene, nipoti di quella generazione che ha vissuto e vive l’ingiustizia della diaspora. In occasione dell’anniversario del Genocidio Armeno nel 1915, il padiglione vincitore del Leone d’oro, ripercorre il concetto di Armenité, termine francese che incarna un diverso significato di identità culturale, dove non esistono più confini nazionali e territoriali, ma il senso di appartenenza continua a vivere in nome della memoria storica e della verità delle proprie origini. Ogni artista, espone nel monastero in modo indipendente e con grande discrezione, alimentando nel silenzio la riflessione e mantenendo un forte rispetto per un luogo che più di ogni altro ricorda cosa vuol dire sentirsi oggi armeni nella diaspora.
The Great Game – Iran – Calle San Giovanni
Una rimessa per barche nel Cannaregio, il quartiere vecchio di Venezia, è la cornice ideale per esporre un progetto ambizioso in grado di chiamare a collaborare più di 40 artisti provenienti da India, Pakistan, Afghanistan, Iraq, Asia Centrale e regione Curda. Tra cammelli mummificati come riferimento alla progressiva arabizzazione del paese, agli uccelli in credenza che interrogano sul fenomeno della migrazione, le opere esposte dialogando sull’identità di questo antico Paese e sul ruolo che svolge nel contesto geopolitico del Medioriente.
Paradiso Lussemburgo – Gran Ducato di Lussemburgo - Ca’ del Duca
Il termine Paradiso può suggerire alla nostra mente immaginari e significati molto diversi: dal Paradiso di Dante, al Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore, ai più moderni paradisi fiscali dove spesso spunta il nome Lussemburgo negli organi di stampa stranieri. L’artista a tutto tondo, Filip Markiewick, esplora con ironia e provocazioni allegoriche la complessa realtà del Granducato, sempre più diviso tra radici rurali e ultra modernità.
My East is your West - Palazzo Benzon
Una delle più proclamate sorprese di questa edizione, dove per la prima volta India e Pakistan, nazioni solitamente in conflitto, sono coinvolte all’interno della Biennale come un unico Paese, con l’obiettivo di raccontare la complessità di due nazioni così diverse attraverso una visione culturale comune, rappresentata dai due artisti scelti. Rashid Rana (Lahore – Pakistan), sottopone lo spettatore a diversi concept con alto livello tecnologico, tra cui un live stream che collega i visitatori con Lahore e viceversa, e Shilpa Gupta (Mumbai – India) presenta una nuova serie di lavori che spaziano da un’istallazione al video alla fotografia e riuniscono oltre quattro anni di ricerca nelle zone di confine tra India e Bangladesh, la più lunga barriera di sicurezza mondiale, attualmente in costruzione tra i due stati.
Shrine For Girls - Patricia Cronin - Chiesa di San Gallo
Dopo aver ospitato nel 2007 Bill Viola, la suggestiva chiesa di San Gallo, sconsacrata da tempo, ospita l’installazione site¬-specific dell’artista concettuale newyorkese Patricia Cronin, che da più di vent’anni lavora su temi legati alla giustizia sociale, soprattutto per questioni relative al gender. Cosa c’è di più simbolico di un tempio dunque per ricordare le donne vittime della violenza, repressione e ignoranza diffusa? Le reliquie delle giovane martiri sono commemorate dai loro abiti collocati sui tre altari: dai sari indiani, ai hijabs Nigeriani, ai grembiuli delle case Magdalene, istituti femminili per il recupero delle giovani orfane, attivi fino al 1996. Un’installazione che tra contemplazione, liturgia e preghiera, lascia un senso di impotenza nei confronti della crudeltà umana, accompagnata spesso da sentimenti di partecipazione come quello di alcune donne islamiche in visita all’installazione, che istintivamente hanno lasciato i loro veli sugli altari, in segno di solidarietà.
Città Irreale - Mario Merz - Gallerie dell’Accademia
Una città quasi surreale come lo è Venezia, rende omaggio a Mario Merz, uno degli esponenti più importanti del Movimento dell’Arte Povera, grazie a una mostra che racchiude le sue opere fondamentali sviluppate tra gli anni Sessanta e Settanta e che hanno sottoposto al mondo la sua idea poetica, radicale e innovativa. Il tema centrale è lo spazio e come questo è stato declinato nel suo percorso artistico. Tra serie di Fibonacci, strutture concettuali a igloo e fulmini neon in tazzina, si crea un dialogo ideale con alcuni capolavori di Tiziano, Tintoretto e Giorgione, grandi maestri della pittura veneta, che a lor tempo si sono confrontati con temi come la natura, la luce e il movimento, lasciando dunque un’apertura per un confronto tra teoria e forma.
Proportio - Palazzo Fortuny
Una mostra fin troppo ricca, che grazie all’intervento curatoriale di Axel Vervoordt e Daniela Ferretti, ci immerge in un viaggio nella storia, affiancando sapientemente artisti di tutti i tempi che inseguono e si interrogano su un tema comune: l’equilibro e le proporzioni nelle discipline umanistiche, dall’arte alla musica, dall’architettura alla scienza. Difficile vedere raccolti nella stessa mostra opere di Botticelli, Vitruvio e Palladio affiancare nuovi canoni di interpretazione ad opera di grandi contemporanei, come Anish Kapoor e Marina Abramovich.
Land Sea - Sean Scully - Palazzo Falier
Nella splendida cornice di Palazzo Falier, sul Canal Grande, una vasta selezione di lavori del 70enne artista di origini irlandesi Sean Scully, che durante gli anni ’80 per primo rivoluzionò la pittura astratta. La mostra rende omaggio al colore, che in Venezia trova un luogo di esaltazione naturale. Alcuni dipinti selezionati, sembrano ricordare in chiave astratta il rinfrangere delle onde contro i mattoni della città. Ancora una volta il luminismo di Tintoretto, il tonalismo di Bellini e la materialità cromatica di Tiziano trovano nuova luce nell’espressionismo moderno, pur rimarcando il rigore del concettualismo contemporaneo.