Il manoscritto Hortus amoenissimus…di Franciscus De Geest è conservato nella Biblioteca Nazionale Centrale di Roma nel Fondo Varia (291), istituito al momento della nascita della Biblioteca nel 1876, con manoscritti comprensivi di quelli >.

Ma precedentemente a chi appartenva questo codice così affascinante e di misteriosa provenienza?
Gli studi condotti in occasione della realizzazione del suo facsimile, hanno permesso di attribuirlo con certezza alla Biblioteca Valenti Gonzaga, e con moltissima probabilità alla Biblioteca del cardinale Sivio Valenti Gonzaga.

Si è potuto attribuire con sicurezza l’appartenenza del De Geest alla collezione Valenti Gonzaga grazie ad un esemplare di un catalogo a stampa della Biblioteca del cardinale Giuseppe Renato Imperiali (1651-1737), conservato alla Nazionale di Roma, con ex libris Valenti Gonzaga, ma interfoliato con altro catalogo manoscritto, sul cui verso di una carta è segnalato il nome e l’opera di Franciscus de Geest, come manoscritto e con la sua antica segnatura: >. Il manoscritto è stato poi individuato in un altro catalogo manoscritto della biblioteca Valenti, ora nella Curia Generalizia della Compagnia di Gesù, e riconducibile a Luigi Valenti Gonzaga (1725-1808), nipote ed erede di Silvio:Catalogus Aloysii Valenti Gonzaga, Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalis, secundum auctorum cognomina ordine alphabetico dispositus.1790, dove è riportato il De Geest con la stessa dizione del catalogo della Nazionale.

Sono noti gli interessi di Silvio per le scienze naturali, e l’ipotesi dell’appartenenza dell’ Hortus alla sua collezione trova un ulteriore supporto plausibile nell’incarico del cardinale quale nunzio apostolico a Bruxelles tra il 1732 e il 1736, quando raccolse molte opere d’arte e manoscritti, stando anche al Giornale de’ letterati del 1745 : >. L’interesse per i temi scientifici, compresa la botanica, si coglie anche nell’organizzazione e sistemazione del giardino della sua villa edificata nei pressi di Porta Pia a Roma e adornata con piante esotiche e rare, tra cui il primo ananas piantato a Roma. D’altronde il cardinale fu anche Segretario di stato di Benedetto XIV, Prospero Lambertini, pontefice aperto alla dimensione culturale e a cui si deve la riorganizzazione dell’orto botanico di Roma, la grande riforma dell’Università La Sapienza con l’istituzione di nuove cattedre scientifiche ed in particolare delle due cattedre di botanica teorica e pratica e di matematica superiore e di chimica, volute dallo stesso Valenti.

Il manoscritto Hortus amoenissimus è quindi appartenuto con sicurezza alla Biblioteca Valenti Gonzaga, anche se mancano purtroppo nel Varia 291 tracce di antiche segnature, di eventuali ex libris Valenti Gonzaga, persi molto probabilmente a causa di un pessimo intervento di restauro realizzato nel 1956 dal legatore Raffaele Regoli.

Il manoscritto, confluito insieme alla ricchissima biblioteca, alla Biblioteca della Casa Professa del Gesù, per volontà espressa di Silvio e rispettata dal nipote Luigi, confluì poi, a seguito della Legge sulla soppressione delle Corporazioni Religiose del 1873, alla Nazionale di Roma ed inserito in quel Fondo Varia dove molti manoscritti, privi di incerte provenienze, furono collocati in attesa di future più certe attribuzione come felicemente è avvenuto per il Varia 291.

Testo di Margherita Breccia-Fratadocchi
Roma, Biblioteca Nazionale

In collaborazione con: www.abocamuseum.it