Chi voglia inebriarsi di storia della musica, di arte e di religione troverà ineguagliabile la Galleria dell'Accademia, a Firenze in via Ricasoli, in questo periodo arricchita con una mostra che dura fino all'11 ottobre, dedicata a San Francesco. Un nome destinato ad attrarre i devoti del mondo in visita all'Expo.
E' il museo italiano col numero di visitatori più alto dopo gli Uffizi. Deve il nome Galleria al progetto del granduca Pietro Leopoldo di Lorena, di rifondare l'Accademia di Belle Arti, dall'antica Accademia delle Arti del Disegno di Cosimo I de' Medici. Al nuovo ente, deputato all'insegnamento dell'arte, venne affiancata questa Galleria, contenente dipinti, gessi disegni e modelli vari, in originale o riproduzioni, destinati alla formazione artistica degli studenti attraverso la conoscenza, lo studio e l'imitazione delle opere d'arte. Conosciuta da sempre per la sua dotazione di ben sette sculture di Michelangelo, fra cui il celeberrimo David, ha accresciuto in questi ultimi anni il suo appeal grazie a illuminate direzioni che hanno saldato cronologicamente le varie parti del patrimonio artistico in dotazione alla Galleria, creando un percorso continuo di arte fiorentina dal XIII al XIX secolo. A questo si sono aggiunte le icone russe settecentesche della collezione Lorenese e, dal 1996, gli strumenti musicali antichi di proprietà dell'attiguo Conservatorio Luigi Cherubini. Uno di questi strumenti e la Mostra meritano un approfondimento per l'unicità della loro portata culturale.
Viola medicea, la star del ViolaFest
Il Museo fiorentino, nella collezione del Dipartimento degli Strumenti Musicali, conserva una viola tenore costruita da Antonio Stradivari nel 1690 a Cremona, come parte integrante di un quintetto destinato ad essere donato al Gran Principe Ferdinando de' Medici, figlio di Cosimo III, appassionato di musica. E' in onore di questo strumento unico che nel marzo scorso l’edizione 2015 del Viola Fest ha scelto questa sede. Tre giornate di attività ed eventi: concerti, masterclass, tavole rotonde, incontri ed esposizioni di strumenti che la Galleria dell'Accademia si è spartita con la sede centrale del Conservatorio Cherubini e con l’Accademia delle Belle Arti di Firenze.
A inaugurare il Viola Fest le note di questa pregevole viola tenore, senza dubbio lo strumento più importante della collezione granducale. Per costruirla furono scelti materiali di qualità eccezionale dal punto di vista estetico e acustico. La tavola armonica è in due parti di abete rosso e il fondo è in due parti di acero a taglio radiale, con forte marezzatura stretta e perpendicolare alla commettitura. Oltre all’ottimo stato di conservazione, questo è l’unico strumento di Stradivari che conserva in ogni sua parte la struttura e l’aspetto originale, compreso il ponticello decorato a inchiostro dallo stesso Stradivari e il manico. Di fondamentale importanza per la conoscenza dello stile del primo periodo stradivariano, è uno fra i migliori strumenti cremonesi ancora esistenti. Non ci sono notizie dell’utilizzo della “Viola Medicea” in pubblico da almeno un paio di secoli. Non essendo strumento solista, il suo utilizzo aveva senso solo nel contesto di un quintetto dove eseguiva la parte centrale dell’armonia. Ma il quintetto mediceo iniziò a smembrarsi verso la fine del 1700. Ciò spiega la gioia malcelata, unita a una sorta di tenera apprensione con cui un esperto del calibro di Bruno Giuranna l'ha suonata (dopo due secoli!) al Dipartimento degli Strumenti Musicali di fronte ai giornalisti di un'affollata conferenza stampa di lancio del Viola Fest.
L’arte di Francesco. Capolavori d’arte e terre d’Asia dal XIII al XV secolo
Una mostra che mette in luce la potenza del messaggio ecclesiale al tempo del Santo, noto ai più come una figura umile. Con questa bellissima mostra, resa possibile dalla collaborazione della Galleria dell'Accademia con l’Ordine dei Frati Minori, e ideata della Commissio Sinica della Pontificia Università Antonianum di Roma, si assiste a una sorta di "Riscatto Storico" del Poverello di Assisi, pur non negandone il rifiuto della ricchezza. Seguiamo la vita del Santo nella narrazione che ne fa il codice miscellaneo, un'opera che ricostruisce gli eventi corredandoli con disegni acquerellati che presentano, nel rapporto con il testo, una vivace indipendenza. Ad esempio, la didascalia sotto al disegno del Santo che dorme a poppa di una piccola barca a vela, dice che “Francesco, per diffondere la fede cristiana, attraversò il mare e si recò nelle terre degli infedeli”. Il testo relativo afferma invece che il movente del viaggio era la sua aspirazione al martirio.
Si pone in evidenza, in queste sale, che una straordinaria attività evangelizzatrice fu portata avanti dai francescani in Asia, dalla Terra Santa alla Cina. Oggetti di eccezionale importanza storica e incomparabile suggestione la rievocano con efficacia. Si trattava di missioni guidate da francescani di alto rango, in gran parte legati pontifici, desiderosi forse di emulare le gesta del loro Padre fondatore, “ad Tartaros” per rimediare alla separazione delle chiese orientali, per offrire “al re e al popolo tartaro” i benefici spirituali della dottrina cristiana, per frenare le ulteriori aggressioni mongole ai danni delle cristianità e tentare di contenere con un’alleanza l’irruenza mussulmana in Terra Santa. La ricchezza e varietà delle tradizioni religiose dell’Asia oltre la Terra Santa, fino alla Cina, praticate da tutte le comunità cristiane siro-orientali o nestoriane sono documentate in mostra da un nucleo di Croci nestoriane in bronzo fuso, risalenti al periodo della dinastia Yuan (1272-1368), legate alla coeva presenza francescana in Cina. Sono un prestito dell'University Museum and Art Gallery di Hong Kong. Molto raramente è dato poter vedere una quantità così grande di eventi storici concretizzati in oggetti rari provenienti da mondi lontani e misteriosi.
Proposito di questa mostra è anche documentare i massimi livelli qualitativi della produzione artistica di diretta matrice francescana (pittura, scultura, arti suntuarie) dal Duecento al Quattrocento. Vi compare ad esempio l'opera di Giunta di Capitino, il primo pittore ufficiale dell’Ordine francescano, che estese la sua influenza nella prima metà del Duecento in vaste aree dell’Italia centrale e fino in Emilia. Il grandissimo artista, il primo pittore "nazionale" della storia dell’arte italiana, ricoprì il ruolo d’interprete della spiritualità francescana che poi sarà assolto da altre due altissime personalità, Cimabue e Giotto. Di particolare interesse si rivela la sezione che ospita alcune fra le più antiche immagini devozionali del santo di Assisi, che tramandano gli episodi più famosi della sua agiografia. E' mostrata qui una panoramica delle diverse tecniche artistiche e delle varie tipologie morfologiche usate: dalle piccole tavole per la devozione privata ai dossali destinati agli altari delle maggiori chiese dell’Ordine, fino ai grandiosi complessi d’altare. La Galleria dell’Accademia ha messo in questa mostra il ciclo, in dotazione della sua vasta e celebre raccolta di pittura antica, di ventidue formelle quadrilobate raffiguranti le storie parallele di Cristo e di San Francesco, l’Alter Christus, opera di Taddeo Gaddi, provenienti dalla sacrestia della basilica francescana di Santa Croce a Firenze. E' in esposizione anche una delle due formelle dell'Alte Pinakothek di Monaco di Baviera, quella con la Prova del fuoco davanti al sultano, che faceva parte dello stesso complesso, ed è stata riunita ad esso per la prima volta. Una mostra questa che si apre a mondi lontani e diversi, riproponendo il tema dell’incontro, così caro a papa Francesco.