Se si pensa ad una pittrice messicana, ad un volto che non accenna mai un sorriso e a un monociglio, Frida Kahlo è l’artista a cui stiamo pensando. Moglie infelice di Diego Rivera, muralista messicano, Frida è stata una delle più grandi interpreti del surrealismo. Nacque il 6 luglio del 1906 a Città del Messico, da padre fotografo ebraico-ungherese e madre ispanico–amerinda.
Frida Kahlo fu una pittrice dai passati tristi. A partire da quel terribile giorno del 1925 che la vide martire di un evento tragico e doloroso. Di ritorno da scuola salì su un autobus per recarsi a casa: accadde l’impensabile. Nello scontro dell’autobus contro un muro, la giovane Firda si spezzò la colonna vertebrale in tre punti, si frantumò le costole, si slogò piede e spalla e il corrimano dell’autobus le entrò nel fianco per poi uscire dalla vagina. Quell’incidente cambiò definitivamente la prospettiva di Frida sulla vita.
La pittura fu per lei l’unica forma di espressione dell’interiorità: “Dipingo me stessa perché passo molto tempo da sola e sono il soggetto che conosco meglio". A 62 anni dalla sua morte, Londra la celebra con una mostra fotografica dell’artista giapponese Ishiuchi Miyako, ospitata dal 14 maggio al 12 luglio 2015 alla Michael Hoppen Gallery.
Il passato segreto di Frida Kahlo viene rivelato dalla mostra: ai nostri occhi appare un mondo carico di lacrime e di rabbia che ci risulta difficile credere che sia stato accettato da lei stessa. Ma Frida era forte e passionale. L’incidente, i continui tradimenti del marito, il dolore per non poter avere figli e quell’aspetto a volte deriso: sono tutti elementi presenti in quella stanza, nella sua casa in Messico, divenuta ora museo. Infatti, quando Frida morì, nel 1945, Diego Rivera radunò tutti gli oggetti personali dell’artista (vestiti, accessori, scarpe...) e li fece chiudere nel bagno della loro casa, “La Casa Azul”, dando precise istruzioni di non aprire quella porta. L’ordine venne rispettato e solo quindici anni dopo la morte dell'artista quella stanza fu riscoperta.
Il guardaroba dell’artista si apre così a noi liberando da quei cassetti tutta la sofferenza e le emozioni dell’artista. Una ventata di colori e di profumi che abbracciano il pubblico, anche se stiamo parlando delle foto degli oggetti. Abiti, scarpe, persino le protesi e il busto in gesso sono presentati in un commuovente viaggio spazio temporale. 300 pezzi che ti sbattono in faccia la vita privata dell’artista, che ogni giorno combatteva il dolore della vita. Il rosso come colore di sfondo non solo rappresenta il sangue che Frida ha versato, ma è anche un colore che lei adorava e che associava nonostante tutto alla sua passione di vivere.
Il rapporto morboso e ossessivo che Frida aveva con il suo corpo era sempre presente nei suoi quadri. Un corpo immobile che sanguinava e che non era in grado di procreare. Ma, nonostante il dolore straziante, la pittrice conservava e coltivava anche un certo humour che è ben presente nei suoi quadri. Come nelle raffigurazioni di piccole scimmie (ne aveva tre in casa) che giocano arrampicandosi sulla colonna vertebrale fratturata.
Di fondamentale importanza fu il rapporto di Frida con la pittura surrealista, che le diede la spinta a farsi conoscere anche in Europa. Da qui i riferimenti a Salvator Dalì con i temi legati alla sessualità, alla paura e alla nevrosi. Una vita fatta di una spiccata immaginazione spiegata attraverso il simbolismo, la vera chiave della sua esistenza, come dimostrano i simboli e le macchie dei pennelli presenti nel suo diario personale, ritrovato anni dopo la morte e che spiegano in maniera chiara quei desideri che non è mai riuscita ad esprimere se non facendoli rivivere nella sua pittura.
Di grande importanza anche il forte senso patriottico dell’artista, che nutriva un grande amore per la sua terra e il suo folclore.
La mostra è organizzata secondo un ordine preciso, con diversi scatti che vanno dalla giovantù fino alla morte, passando attraverso ponti, leoni e macchie di ogni colore, concludendosi con la raffigurazione di un bambino, sua personificazione. Frida Kahlo morì nel 1954 a 47 anni per embolia polmonare. Fu cremata e le sue ceneri sono tuttora conservate nella Casa Azul che tanto amava. Nel suo diario poco prima di morire scrisse: “Spero che l'uscita sia gioiosa e spero di non tornare mai più“.