Il sale della terra è un inno poetico dedicato all’uomo, dalla genesi ai giorni nostri, dalla meraviglia all'orrore delle sue gesta. La trama scorre sullo schermo nello sguardo intenso di Sebastiao Salgado, fotografo brasiliano che ha scavato a fondo l'esistenza dietro le quinte dell’obiettivo fotografico. Da economista affermato a fotografo sociale, Salgado riflette il corso della vita sulle sue fotografie, che osservano il dolce e l'amaro del nostro pianeta e della storia stessa dell'essere umano tra guerre, carestie e catastrofi ambientali. Il tono forte di Sebastiao accompagna il film per tutta la sua durata, sussurrando all'orecchio dello spettatore la trama della sua vita che si intreccia con la storia dell’umanità, in uno spettacolo di luci e contrasti in bianco e nero. Le immagini si accavallano sullo schermo e prendono vita sulle note chiare del racconto, nel bagliore degli scatti che riflettono un secolo di storia.
Il capolavoro di Wim Wenders ha inizio con le immagini di una miniera in Brasile: un immenso, avido formicaio umano che cerca la propria fortuna tra la polvere e il vento. Operai, laureati, giovani e anziani uniti nella caccia alla ricchezza che non lascia tregua, una sfida all’ultima goccia d’oro che accomuna tutti senza distinzione. Gli sguardi fieri dei ritratti di Salgado accompagnano la sua voce narrante, mentre la fatica ed il sudore scorrono lenti sugli arti forti, senza età. La vertigine, il peso umano che si innalza dal fondo della gigantesca cava d’oro e si arrampica a mano nuda sulle pareti di terreno, la follia, il gesto eroico: tutto questo racchiuso in uno scatto che non è una semplice fotografia, ma una poesia, un romanzo, un documento storico. Da qui, dal basso di questa miniera, lo snodo verso un universo fotografico che risale in punta di piedi la storia dell’uomo nelle sue forme più atroci. Laggiù inizia il viaggio sulla vita di Sebastiao, spinto dall’esigenza di raccontare l’irraccontabile, un viaggio di colpe e d’espiazione, tra l’orrore umano e le meraviglie della natura. Al centro: il fotografo e osservatore, colui che “disegna con la luce”, che posa la macchina fotografica e piange.
Due forme d’arte visive, la fotografia e il video documentario, si incrociano e si abbracciano tra le pagine più violente della storia dell’uomo: carestie, migrazioni di massa, genocidi. Il racconto e l’immagine si fondono per completare il quadro perfetto, dove la voce del fotografo si fa strada tra i suoi scatti e noi impariamo a conoscerlo, gli stringiamo la mano con affetto e stiamo ad ascoltare. I suoi occhi ci guardano e ci attraversano, puntano lo sguardo verso il bianco e nero delle sue fotografie. Commentano, lasciano commentare. Il respiro di Sebastiao, il timbro della sua voce e il volto vissuto diventano componenti essenziali dei suoi scatti. Il sale della terra è un dialogo senza tempo. Un mormorio di voci che tessono le fila della vita, del rapporto padre e figlio, della fotografia, del fotografo, di noi, spettatori. Un inno poetico, un quadro, un disegno illuminato.
Il sale della terra (The Salt of the Earth), 2014, diretto da Juliano Ribeiro Salgado e Wim Wenders.