...non ero andata a fare la missionaria, cercavo un luogo per scrivere e pescare. Volevo fare il punto della mia vita. Era il dicembre del 1997, vacanze di Natale. E’ Nosy Be, a nord ovest del Madagascar, l’isola in cui ho scelto di vivere...
Dicembre 1997. Arrivo all’aereoporto di Nosy Be.Mi guardo intorno e resto colpita dal verde che mi circonda, dall’aria calda che dolcemente mi avvolge. Lungo la strada che porta in città, osservo le piante degli Ylang Ylang. E’ per la fragranza dei suoi fiori che NosyBe viene definita l’isola dei profumi. Avvicinandomi alla città, intravedo donne dai vestiti multicolori che portano elegantemente sulla testa grosse ceste.Giriamo a destra. Ci sono ancora venti minuti di strada sterrata prima di arrivare al mio albergo, sulla spiaggia di Madirokely. Una mandria di zebù, guidata da un bambino con un bastone ci attraversa la strada. Scalzi sul ciglio, donne, uomini e bambini camminano lentamente. Le capanne sono sollevate da terra come palafitte. Arriviamo al mio albergo. Sola, sulla terrazza, vedo scivolare silenziose le piroghe dalla piccola vela latina sul calmo mare azzurro. Mi sorprende un improvviso tramonto che in pochi minuti lascia il cielo dipinto d’azzurro e arancio. Viene la sera, il cielo coperto di stelle scende fino al mare : sulla via lattea, l’enorme coda della costellazione dello Scorpione. Penso: “Questa è la mia isola!”
Giugno 1998. Ritorno a Nosy Be per cercarmi un terreno e costruirmi una casa.
Giugno 1999. Vengo a vivere a Nosy Be. Compro una grande piroga e tutte le mattine, con un marinaio del luogo, vado a pesca. Torno sempre con la piroga piena di grossi capitain. I pescatori cominciano ad apprezzarmi come “vera pescatrice”, mi considerano una di loro. Il mare mi affascina con i suoi delfini, le tartarughe marine e con le balene che passano a pochi metri dalla mia piroga. La gente del villaggio è sorridente e gentile, faccio amicizia con i primi bambini che mi vengono incontro al rientro dalla mia giornata di pesca. Regalo loro i pesci, con grande meraviglia di tutti. Mi presento: “Manina”. Subito mi dicono che è un nome malgascio. Sono meravigliata, mi spiegano che significa “nostalgia di una persona lontana”.
Cammino per il villaggio e osservo le capanne di tre metri per tre, piegate dal vento. Alcune hanno le pareti di falafa e il tetto di ravinala, altre sono costruite con dei bidoni arrugginiti. All’esterno delle capanne, una pentola per cuocere il riso. Alcuni bambini portano fascine di legno e secchi d’acqua, altri conducono gli zebù al pascolo, scalzi e con la maglietta piena di buchi.
Quando sono arrivata non esisteva “l’infanzia.” Osservavo con tristezza i bambini, anche molto piccoli, che di prima mattina, con una scopa più grande di loro, pulivano la capanna, le bambine in una tinozza lavavano i piatti e a mezzogiorno mescolavano il riso dentro una pentola sulla legna infuocata. Quasi ogni giorno vedo morire un bambino: è la malaria. Loro la chiamano semplicemente “fievre”. Comincio a curare i bambini dalla malaria, bastano tre pillole, ma loro non hanno i soldi! Anche gli adulti hanno la malaria, è una malattia endemica. Alcuni hanno la tubercolosi. Li porto all’ospedale della città, dove possono curarsi. Poche sono le persone in grado di concedersi questo lusso. Si paga la visita, si pagano le medicine. Anche prendere un taxi che ti porta in città è una grossa spesa. Così organizzo le prime visite a casa mia, con una dottoressa malgascia. Quando i pazienti diventano troppi, apro un ambulatorio dove tutti possono essere visitati e curati da un medico e un infermiere malgascio. Si pagano 20 centesimi di euro per la visita, ma i bambini e i vecchi non pagano, i medicinali sono gratuti per tutti. Ogni dispensario visita in mediai 60 persone al giorno. Alcuni bambini vanno a scuola, altri restano per strada, nel fango. Scopro che la scuola si paga e che loro non hanno i soldi. Inizialmente pago la retta scolastica a 10 bambini, poi la notizia si diffonde e altri mi chiedono di fare lo stesso per loro. Alla fine dell’anno i bambini scolarizzati sono 80, l’anno successivo 160...Quando arrivo a pagare la retta scolastica per 600 bambini, mi rendo conto che, se le scuole le costruissi io, potrebbero andarci tutti i bambini gratuitamente e senza limiti.
Nel 2001 ad AmbatoloaKa, nel mio villaggio, di fronte casa mia, costruisco la prima scuola materna per 60 bambini, di diverse etnie e religioni. L’anno succ essivo, continuo con le elementari. Anno dopo anno, dai diversi fokontani, i capi villaggio, ricevo altre richieste. Anche loro vorrebbero scolarizzare i propri bambini e quindi costruire una scuola. Queste disperate richieste di aiuto vanno dall’isola di Nosy Be fino al Madagascar. Non so dire di no! Così continuo a costruire scuole a Nosy Be, materne e poi le elementari, assecondando le loro domande.
Nel 2004 nasce un’associazione “no profit” dal nome “ I Bambini di Manina del Madagascar”. In questo modo, chiedere aiuto economico agli amici è ... più facile. Nello stesso anno lo stato malgascio riconosce l’importanza del mio operato nominandomi “Chevalier d L’Ordre de La Republique de Madagascar”. Le scuole Tsaiky Tsara si estendono in Madagascar con 7 scuole.
Nel 2005, ai bambini, ai vecchi e ai malati si sono aggiunti anche i giovani che mi chiedono un campo di basket e, ora che lo hanno avuto...sono diventati dei campioni! Coppe in quantità. In questo stesso anno, per motivi di igiene, apro due toilette pubbliche con anche un lavabo e una doccia. In questa occasione, vengono ad inaugurarle le Autorità locali e anche la Tv locale.
Nel 2006, le scuole sono 152: 100 a Nosy Be e 52 nella grande terra (Madagascar). Accolgono più di 9.000 bambini, felici di andare a scuola. Sono scuole “comunitarie” e nascono dall’impegno condiviso dalla gente dei villaggi. Io le costruisco e le mantengo, ma la proprietà è del villaggio in cui sorgono. Sono le uniche scuole a cui tutti i bambini hanno la possibiltà di accedere senza pagare iscrizione e retta scolastica. Viene anche consegnato, sia ai bimbi che ai maestri, il materiale necessario. Tutte le mie scuole si chiamano Tsaiky Tsara, cioè, BAMBINI BUONI. Il logo è un papero. E’ disegnato su ogni finestra delle aule, mentre sulle porte ci sono un bambino e una bambina con la loro cartella. Le strutture sono realizzate nello stile e con i materiali del luogo: niente “corpi estranei”, ma costruzioni in falafa. Il tetto è di ravinala o satrana e, per motivi di igiene e pulizia, il pavimento di cemento sostituisce la polverosa terra battuta. Unico lusso!
Tra professori e personale scolastico sono 180 le persone che lavorano all’interno delle scuole. Queste sono regolarmente autorizzate e riconosciute dal Cisco (Circoscrizione Scolastica), quindi dallo Stato, e seguono il programma nazionale francese-malgascio. Ogni bambino possiede un carnet con il timbro Tsaiky Tsara che gli consente di accedere gratuitamente alla visita medica. Spesso sono le maestre a far sì che il bambino venga portato al nostro ambulatorio per poter ricevere le cure adeguate. Sempre su loro richiesta, organizzo il corso di alfabetizzazione per gli adulti, nei villaggi e in città. Ad Adampy, villaggio poco distante dal mio, apro una biblioteca. Ci sono centinaia di volumi in lingua francese, dai libri di favole, con tante figure, a quelli per adulti: romanzi, libri di testo, di grammatica, storia, matematica, scienze, dizionari ed enciclopedie. Chiunque può accedere alla biblioteca. Vengono da tutta l’isola per consultare i volumi, in media una cinquantina di persone ogni settimana.
Di fronte alla biblioteca sorge la prima “Casa dei vecchi,” la maison de repos. Un altro alloggio è poco distante dalla mia casa. Ci vivono handicappati, due donne sulla sedia a rotelle e due anziani rimasti soli. Hanno un alloggio sicuro e pulito, un letto ed un pasto assicurato. Se occorre, ricevono visite mediche dal nostro medico. In totale, le due case accolgono 18 persone.
A Nosy Be non c’è l’oculista. Il mercoledì è il giorno delle visite oculistiche per presbiti, a casa mia. Oramai mi sono specializzata e con un piccolo dizionario controllo la vista. Già dall’età riesco a intuire il grado di presbiopia. Vengo ricompensata da un grande sorriso : “Ci vedo!”. Mi rendo conto che alcuni anziani che credevano di essere cechi, in realtà avevano soltanto le cataratte. Li mando ad Ambanja, primo porto del Madagascar, più vicino a Nosy Be, dove la dottoressa che viene da Antananarivo, opera la cataratta in una struttura clinica. Ora i miei amici anziani vedono perfettamente.
Con l’aiuto dei capi villaggio ho preparato una lista degli Indigenti, per dare a ciascuno 10kg di riso al mese. Recandomi personalmente nei villaggi per fare la loro conoscenza, mi rendo conto che morivano di fame molte più persone de quelle che comparivano sulla lista, così allungo la lista. Quando vengono a prendere il riso approfitto per dare loro anche qualche vestito, qualche maglietta nuova, un cappellino... . Alcuni mi chiedono di “aggiustare” le loro case. Lo faccio volentieri. Una volta eseguita la visita alla capanna, trasporto il materiale necessario fino al villaggio.
Nel 2006 per la prima volta metto piede nel carcere di Hell-Ville. Il procuratore infatti mi chiede di curare 52 detenuti affetti dalla scabbia. Dopo essermi procurata i medicinali necessari, li porto in carcere, insieme a due scatoloni di sapone, necessaio per combattere la malattia. Così scopro che nel carcere manca l’acqua e, dopo un breve sopralluogo, compro il materiale necessario per costruire tre grosse vasche di cemento e tubi per allacciarmi, col permesso del sindaco, alla rete idraulica del comune. Sono i detenuti stessi a lavorare, diretti da un mio collaboratore, cosicchè in una quindicina di giorni le vasche sono costruite e piene d’acqua. Tutti possono lavarsi, lavare la biancheria e cucinare. Vengo a sapere allora che nel carcere, per chi non ha la famiglia che porti qualcosa, c’è da mangiare solo la manioca pestata che, mangiata in grande quantità, decalcifica e porta l’ulcera. Da allora porto ogni giorno in carcere 30 kg di riso e due volte alla settimana carne, pesce, pomodori, olio, eccetera... e medicine, naturalmente! Sempre in questo anno apro un dispensario a Nosy Faly ed inizio l’allevamento di mucche e vitelli a Djabala Honko.
Nel 2007 apro ad Ambondrona la Scuola Secondaria Superiore “Comunitaria” con mensa scolastica, biblioteca e pozzo. Apro 2 pozzi in altri villaggi ed un secondo ambulatorio a Djabala Honko.Gli indigenti sono 200. Gli alunni sono 10.000.
Nel 2008 Il Presidente della Repubblica Napolitano mi conferisce l’onorificenza di “Ufficiale della Repubblica Italiana per Meriti”, con una bellissima lettera.Viene aperto il terzo dispensario (Antananamitarana) e nell’ospedale della città viene riabilititato il reparto maternità.Sempre in questo anno la distribuzione del riso viene decentralizzata: gli indigenti sono 240. Distribuzione del latte a 70 neonati, ogni lunedì. 300 circoncisioni nei nostri ambulatori. A Nosy Faly undici scuole, un ambulatorio ed un pozzo.
Nel 2009 nasce la Scuola di Agricoltura, una MFR (maison familiar rural) per 40 alunni. All’ospedale della città viene riabilitato e completato il gabinetto dentistico e riabilitato l’appartamento del chirurgo . Per la prima volta mi chiedono un corso di alfabetizzazione in città. Gli indigenti che ricevono il riso mensilmente sono 312. Nasce a Nosy Be l’Associazione malgascia Tsaiky Tsara “ AFOTSAMA” Formata dai miei più stretti collaboratori, perchè possano così, in prima persona, gestire tutte le attività finora realizzate da me.
Nel 2010 le scuole, situate a Nosy Be e in Madagascar sono più di 200 e ci lavorano più di 250 persone. I bambini scolarizzati sono circa 12.000. Assistenza sanitaria: 6 ambulatori, 3 a Nosy Be e 3 in Madagascar, con medici ed infermieri (medicine gratuite). Gli anziani e i paraplegici vivono oramai insieme in una grande casa, sempre con vitto e alloggio gratuito e personale dedicato. Gli indigenti 360. (10Kg di riso per persona ogni mese). Assistenza carcerati, organizzo un corso di alfabetizzazione in carcere. Per la nutrizione, a Nosy Be, 30 kg di riso al giorno. Carne, fagioli, eccetera...2 volte la settimana. In Madagascar, per il carcere di Ambanja, 5 sacchi di riso da 60 kg al mese.
Nel 2011 si festeggia il X anniversario delle scuole Tsaiky Tsara. C’è la posa della prima pietra per il liceo Tecnico-professionale, a Dzamanzara, con le autorità venute da Tana e dal Diego Suarez. Sono nominata “Officier”, cioè Ufficiale della Repubblica del Madagascar. Viene aperto il dispensario ad Ampassindava e una fontana pubblica, dove non si paga l’acqua!!. Costruisco ancora 5 scuole materne nel cortile della scuola pubblica di Dzamanzara. Inizia il secondo corso nella MFR.
Sono venuta a Nosy be per vivere tranquilla, leggere, scrivere ed andare a pesca. Ora non ho più il tempo di andare a pesca, ... la mia vita non è troppo tranquilla...ma ha un senso!
Per saperne di più: www.bambinidimanina.net