“La filosofia greca esprime chiaramente l'ideologia della nascita degli esseri umani: l'uomo nasce cattivo, va condizionato, plasmato e educato per renderlo sociale, soltanto il bene che sta nella ragione può fermare la natura violenta e condurre alla convivenza”, scrive Massimo Fagioli in un suo testo sulla violenza.
La ragione, ma cosa è la ragione? La forma biologica del nostro essere? Un condizionamento derivato dall'impostazione religiosa dell'amore per il prossimo tuo? L'etica di una ratio filosofica? O la consapevolezza degli effetti, acquisiti dalla conoscenza scientifica? La valutazione dei fatti, delle prospettive che l'azione può causare, porta al calcolo del “causa-effetto” e quindi al legame stretto che unisce scienza e filosofia, dove la scienza dà conoscenza e la filosofia dà saggezza (vedi Will Durant). Oggi il mondo è un insieme di esseri viventi in preda al morbo del neoRinascimento, stesse situazioni, stessi effetti, ma negativi questa volta. La consapevolezza che il sapere, le nuove acquisizioni della scienza hanno infranto quei buchi neri di non conoscenza, hanno spinto l'uomo a ritenersi un superuomo, capace di tutto, onnipotente, creatore e distruttore, gestore e artefice delle vite altrui, imbattibile e incorruttibile, insomma siamo nell'era dell'affermazione lampante del superuomo nitchiano. La sua svagellante determinazione a fare tutto, non gli concede defaillances e rifiuti e quei rifiuti, quei no, diventano sfide verso se stesso ma sopratutto verso l'altro, il guanto bianco lanciato da afferrare per sferrare la punizione di colui che ... osa.
Quell'IO costruito dalla sovrastruttura della cultura, degli insegnamenti, degli schemi della società che nella psicoanalisi lacaniana (dettata dal grande psichiatra e psicoanalista Jaques Lacan) deve abbandonare il suo narcisismo, quella maschera che nasconde la vera struttura dell'essere umano che deve essere accessibile, analizzata, e capita. Ecco perché è necessario un attimo di riflessione, un momento storico per riunirsi e capire, dove stanno andando gli uomini, che direzione dobbiamo fargli prendere, rileggiamo insieme gli aspetti da tenere presenti, perché abbiamo capito che scienza, coscienza, religione, filosofia sono tutti strumenti di ragione. A discutere di tutto ciò, di come la non ragione generi violenza, parleranno molti studiosi in incontri a cadenza mensile ideati e proposti dal dottor Pier Giorgio Curti, intitolati La violenza... perché? a Livorno.
Pier Giorgio Curti è psicoanalista, presidente Alipsi (Associazione lacaniana italiana psicoanalisti) e docente IRPA (Istituto di ricerca psicoanalisi applicata) e intende con questo interessante calendario di incontri, rimettere al centro il problema della violenza, tra soggetto e soggetto, tra soggetto e società, tra culture e culture e ne indaga tutti i bordi possibili. Gli incontri sono 8: presso la libreria Belforte 1805 di via Roma a Livorno, venerdì 27 marzo scorso, Franco Lolli e Mario Serrano hanno affrontato il tema Le condizioni psicologiche dell'odio e della violenza; i prossimi saranno, giovedì 23 aprile alle 17,00 Angelo Villa e Stefania Bargagna analizzeranno La violenza in famiglia; mercoledì 27 maggio ore 17,00 Pier Giorgio Curti e Maria Teresa Toler parleramno di La violenza nei confronti delle differenze e il rafforzamento immaginario dell’identità; giovedì 11 giugno ore 17,00 Umberto Curi e Simone Berti affronteranno L’invenzione dell’identità e la provocazione dello straniero; giovedì 10 settembre ore 17,00 Elisabetta Zamarchi, Deborah Ricci e Maria Antonietta Monaco si confronteranno su La violenza sulle donne: quando la femminilità diventa alterità insostenibile.
Da mercoledì 21 ottobre invece, gli incontri si sposteranno presso la Sala Capraia, Camera di Commercio di Livorno dove alle ore 17,00 Massimo Recalcati (tra i più noti psicoanalisti lacaniani italiani) e Pier Giorgio Curti discuteranno su La scuola come luogo di formazione di un’etica del desiderio e costruzione del bene comune; giovedì 12 novembre ore 17,00 Elena Pulcini e l'On. Marida Bolognesi affronteranno il tema L’amore che uccide; l'ultimo incontro si svolgerà il 27 novembre alle ore 17,00 nel quale Massimo Cacciari (filosofo, politico, accademico nonché ex sindaco di Venezia) e Emanuele Rossi chiuderanno il viaggio di analisi collettiva con La violenza del Nomos. Un calendario fitto, di presenze importanti per analizzare un percorso, spiega Pier Giorgio Curti, “dove la violenza vuole essere riletta con un meccanismo a ritroso, dall'agito al pensato, là dove invece la violenza va dall'impossibilità di pensare all'agire”.