Scrivere nella lingua straniera, abbandonato l’orale delle lingue d’origine – il berbero delle montagne di Dahra e l’arabo delle città – scrivere, mi ha riportata alle grida, alla sorda ribellione delle donne e della mia infanzia, alla mia unica origine.
(Assia Djebar)
L'idioma berbero è una lingua antichissima appartenente al gruppo camita-semitico, di cui fanno parte anche l'ebraico, il copto, l'aramaico e l'arabo. La cosa sorprendente è che la cultura berbera è stata tramandata attraverso la sola parola. Nell'XI secolo le invasioni beduine nel Nord Africa portarono a un abbandono progressivo dell'idioma d'origine a favore di quello arabo e i caratteri tipici della scrittura, cioè il tifnagh, andarono perduti. L’iscrizione più antica del Libico, come veniva chiamato dai Romani il Berbero antico, è rappresentata dalla stele di Dougga datata al II secolo a.C., all'epoca del Re Numida Massinissa, oggi conservata al British Museum di Londra. Esistono documenti ancora più antichi, risalenti al VII secolo a.C., che sono stati scoperti sui monti dell'Atlante.
I Berberi, a partire dalla dominazione Fenicia, impararono a scrivere nella lingua dei loro colonizzatori e dopo l’invasione hilaliana dell’XI secolo, nelle zone rurali, desertiche e montuose, dove i gruppi berberofoni erano stati dispersi e frammentati dal processo di arabizzazione, il berbero parlato sopravvisse come lingua di comunicazione. Oggi non esiste una lingua berbera, esiste più che altro una struttura comune a una serie di varietà linguistiche corrispondenti alle diverse aree geografiche. Centinaia di dialetti, che il più delle volte risultano vicendevolmente incomprensibili. Gli abitanti di villaggi vicini infatti riescono a capirsi tra loro, ma sono consapevoli delle differenze fonetiche che intercorrono tra le loro parlate. Più difficile risulta la conversazione se, a separare due moderni villaggi, sono dei confini invisibili, ereditati dalle antiche confederazioni tribali, quei confini che sono stabiliti dal frequentare lo stesso mercato, lo stesso santuario, avere in comune una fonte sacra. Qui entra in gioco il mistero di una lingua tramandata solo oralmente che costituisce il vincolo di una comunità, uno slang che serve a identificare gli appartenenti e a escludere gli estranei.
Una lingua che non può essere scritta non ha futuro e per questo, nel 2001, il re del Marocco Mohammed VI ha creato a Rabat un istituto, l’IRCAM (Istituto Reale per la Cultura Amazigh), che aveva tra le proprie missioni anche quella di ricostruire i caratteri originali dell’antico idioma Berbero. Un’operazione non scontata. Bisognava partire dal tifinagh ancora utilizzato dai Tuareg cercando però dei compromessi. Il tifinagh è una scrittura rigorosamente consonantica che mal si adatta a numerosi suoni tipici dei Berberi del nord Africa ed è priva di alcuni elementi necessari a una scrittura di tipo moderno (es. i modi per segnalare la separazione tra le parole).
Già nel 1968 l’Academie Berbère di Parigi aveva cercato di ricostruire un neo-tifinagh in grado di poter essere utilizzato per tutti i dialetti, ma non si riuscì a trovare una codificazione univoca. Nel giugno del 2004 l’IRCAM è riuscito a far registrare il tifinagh (33 caratteri) tra i linguaggi del mondo ed è stato inserito nei registri ISO che ne permettono l’utilizzo nei software. Microsoft Window 8 è stato il primo sistema operativo a includere il tifinagh tra le diverse opzioni di scrittura. Il 17 giugno del 2011 il re del Marocco, Mohammad VI, ha annunciato che il "Tamazight", cioè l’idioma berbero diventava, insieme all’arabo, la lingua ufficiale del paese e in futuro sarà usato in tutte le amministrazioni. Nonostante l’operazione possa sembrare un successo, molti berberi hanno storto il naso. La scelta del Tifinagh sarebbe stata una scelta azzardata, priva di una vera ricerca accademica che non rappresenterebbe un vero alfabeto amazigh e il cui fine ultimo sarebbe solo quello di limitare la cultura Berbera. Il diritto di usare questa lingua sarebbe relegato solo a elemento di tradizione. La battaglia continua e per molti non sarà solo di parole…