Il 27 dicembre del 2014 nella Villa Necchi- Campiglio di Milano, bene del FAI - Fondo Ambiente Italiano, è stata inaugurata la mostra Arte del Vetro oggi in Italia curata dall'artista e gallerista Jean Blanchaert e coordinata da Irina Eschenazi Focsaneanu.
Una volta entrati nella villa, viene difficile concentrarsi solo ed esclusivamente sugli oggetti della mostra. La casa in sé è una grande opera, firmata dall’architetto Piero Portaluppi nel 1935. Il genio dell’architetto si è espresso al suo massimo anche grazie a un budget che non aveva limiti. La casa è stata progettata secondo le regole della corrente razionalista, ogni dettaglio doveva essere non solo bello, ma sopratutto utile. Così quasi tutte le porte diventano scorrevoli, la casa viene dotata di ascensore, montavivande, citofoni, telefoni. Il giardino ha un campo da tennis e una piscina riscaldata. All’epoca era un lusso estremo, ora sarebbe difficile trovare un paragone.
Dopo la Seconda guerra mondiale i Necchi-Campiglio, forse per esorcizzare gli effetti del conflitto, decidono di rinnovare la casa e affidano i lavori a Tomaso Buzzi. Con il suo intervento gli interni assumono un gusto settecentesco, molto borghese e morbido, completamente opposto alle essenzialità di Portaluppi. La sua architettura resta sempre in evidenza: nel salone principale, dove erano collocati i strumenti musicali, i soffitti sono decorati con losanghe romboidali che favoriscono l’acustica. Il giardino invernale è collegato al salone e dotato di imponenti porte metalliche realizzate in alpacca che di sera si chiudono per ostacolare l'accesso di eventuali malintenzionati. Il disegno delle porte è ripreso anche sul pavimento, dove si intersecano il travertino e i marmi di Perlato Royal e Verde Patrizia. Due stanze di questa casa erano sempre riservate a due personaggi illustri, la Principessa Maria Gabriella di Savoia e il famoso scenografo della Scala Enrico d’Assia. L’ultima stanza aveva un soprannome particolare, “Camera del principe”.
Le opere dei maestri vetrai sono inseriti perfettamente nel contesto generale della villa, e posizionate ovunque: nei vari salotti, bagni e corridoi, mescolati con gli oggetti personali dei Necchi-Campiglio, sui letti e comodini, alcuni addirittura appesi ai soffitti. Tutto in perfetta sintonia con lo spirito della villa. Silvano Signoretto ha riprodotto in vetro l’antico affresco dipinto da Baschenis nel 1519, originario della chiesa di S. Stefano in Val di Genova, Trentino. L’opera di Signoretto che rappresenta l’Ultima Cena si intitola Vetro Cenacolo. Il maestro ha eseguito in vetro ciascun dettaglio della tavola imbandita con i tradizionali pani, pesci, bicchieri e bottiglie di vino e un agnello. Inoltre, attirano l'attenzione i numerosi gamberi rossi di fiume, solitamente assenti nei antichi dipinti, anche perché vietati dalla religione ebraica, in cui è considerato peccato mangiare crostacei. I pesci di Signoretto sono somiglianti ai pesciolini di fiume, con scaglie di color grigio-argento e riflessi dorati.
Un'altra bellissima opera in tema sono i pesci di Lucca Scacchetti. Completamente diversi da quelli di Signoretto, sono coloratissimi draghi marini, piccoli e grandi, divisi in due o tre parti. Oltre i pesci si possono osservare anche il cavallino di Alessandro Mendini e i vasi- scultura di Tadao Ando, le bottiglie di Matteo Thun e i vasi celtici di Emmanuele Babled. Ancora tante altre bellissime opere sono state messe in vendita e una parte del ricavato sarà devoluto al FAI per le sue attività.