Stiamo vivendo un periodo storico molto particolare, che da un punto di vista psicologico segna un ribaltamento di condizioni consolidate, un’autentica inversione di ruoli dagli effetti non facilmente prevedibili.
Quella che verrà affrontata in questa sede è la descrizione e la possibile interpretazione di tale fenomeno, con particolare attenzione al ruolo e alla relazione tra le generazioni: gli anziani, l’età di mezzo, i giovani. Si evidenziano profonde e laceranti crisi all’interno delle diverse generazioni, così come nei due sessi. Il quadro può applicarsi alla situazione sociale e politica italiana, ma può anche essere letto in chiave globale, se declinato tenendo in considerazione il tema ambientale.
Vediamo tre generazioni:
• Gli anziani, possiamo dire “i nonni”: preoccupati della crisi, ma soprattutto della negazione del fisiologico processo di invecchiamento, e in ultimo della morte, diremmo che “non mollano”, ossia detengono il controllo di situazioni familiari, impedendone di fatto, pur involontariamente, gli sviluppi. Gestiscono i nipoti secondo parametri pedagogici propri, spesso opposti a quelli utilizzati per crescere i loro figli, detengono il controllo del capitale familiare, sopperiscono in parte o in toto alle difficoltà che affrontano le generazioni “di mezzo”.
• Gli adulti, diremmo “i genitori”: presi dalla negazione del processo fisiologico di crescita-adultizzazione, di fatto non si considerano adulti, replicando in tal modo la stessa posizione dei loro genitori, e non differenziandosi da essi. Rispetto all’assunzione di responsabilità, essi si sentono deboli e per questo “non crescono”, rimanendo al contempo vincolati ai loro genitori e inadeguati a ricoprire un ruolo autorevole nei confronti dei propri figli.
• I giovani, “i figli”: cresciuti nell’impossibilità di confrontarsi con la rinuncia e la frustrazione, adesso sono quelli che più vedono gli effetti della crisi, e – in maniera diversa dalla generazione del ’68 – stanno facendo corpo per l’assunzione di una modalità diversa. Visto che i genitori si pongono come bambini non cresciuti, i figli si oppongono in maniera morale, come a dire “noi non siamo come voi, noi siamo cresciuti più di voi”.
E di fatto gli unici che effettivamente hanno il futuro davanti sono i figli, mentre gli altri negano di invecchiare. Il ruolo del padre è quello di accettare la vita, di proteggere, di segnare il limite, di trasmettere valori, e poi quello di farsi da parte e lasciare lo spazio libero per i figli. Gli anziani oggi non cedono il posto, gli adulti non segnano nessun limite e non trasmettono valori, per cui i giovani devono far da soli, devono cercarsi dei valori, devono vedere loro stessi i limiti, devono farsi spazio in un mondo dove quelli che li precedono non fanno spazio spontaneamente, non hanno lasciato spazi e fondi per la scuola, le pensioni, la sanità… insomma per permettere loro di vivere e di crescere.
Rispetto ai sessi:
• Gli uomini sono quelli che più vivono la crisi, che è una crisi del ruolo paterno, maschile, una crisi del valore della protezione e del limite. Adesso sono rabbiosi, presi dal panico, adesso uccidono le loro donne, quando queste non li vogliono più o quando rendono evidente la loro crisi.
• Le donne sono altrettanto, se non di più, responsabili, in quanto hanno cavalcato l’onda del controllo di sé, del corpo, della coppia, della sessualità, della gestione dell’appagamento. Adesso, davanti al defilarsi del ruolo di padre, tocca a loro avere l’autorevolezza di educare i figli, con un carico che sarebbe eccessivo anche in una situazione di serenità e di agiatezza economica.
Il discorso economico e ambientale – anche su larga scala – ha lo stesso significato di depauperamento morale e materiale dei beni. A un’assenza di morale si deve infatti riferire il dramma ambientale e sanitario attuale. Davanti a un ambiente devastato, anche la malattia – che per molti versi è oggi sempre di più una malattia a etiologia ambientale – è parte di un sistema economico, per cui a un boom di guarigione e di salute seguirebbe teoricamente un abbassamento del PIL. Tutto ciò che genera denaro deve aumentare, e aumentare senza fine. E la malattia oggi genera denaro, mantiene un complesso e costoso sistema di cura sintomatologica, sostiene ed è sostenuta dalle case farmaceutiche, che non trarrebbero un così grande vantaggio se si affrontasse la malattia da un punto di vista etiopatogenetico.
La posizione francescana, dove la morale, il rispetto, l’amore, il valore del “prendere a prestito” e la restitutio ad integrum nel mondo è oggi quella che emerge, che – nell’assurdità della posizione degli adulti e degli anziani – esce allo scoperto, perché non può più essere negato che:
• la vita sulla terra ha un inizio, un progredire e una fine
• la crescita non può essere costante
• l’incoerenza nei non-valori e la negazione della morte ha un prezzo, che viene passato all’ultima generazione.
Ultima generazione
che si ribellerà
come Francesco si era tolto tutti i vestiti,
generando stupore e paura nei grandi
con la forza dell’essenza e della semplicità.
Il sistema di assenza valoriale e la logica di mercato dove tutto ha un prezzo, dove tutto si può comprare, e dove il bisogno viene anticipato prima ancora che compaia è giunto al termine. I valori nuovi stanno emergendo e scompagineranno lo pseudo-ordine che abbiamo costituito:
• il rispetto, dell’altro, di se stessi e del pianeta
• la limpidezza, che è trasparenza dell’animo, passaggio diretto e non filtrato tra il sentire dell’anima e il parlare e l’agire
• l’essenzialità, che è assenza di fronzoli, di inutili orpelli che appesantiscono il vivere
• la responsabilità, che è presa di coscienza del proprio ruolo all’interno della società: del proprio ruolo nel processo educativo, nel comportamento verso gli altri, nel mantenimento di una condizione di salute, nell’orientamento del mercato decidendo come acquistare beni e servizi, e così via.
Ciascuno è responsabile di quello che fa e che decide di portare a termine, della strada che sceglie e di come la porta avanti, di come conduce la vita e di come lascia il segno sulla terra. I nuovi valori, che in realtà sono valori antichi, stanno prendendo piede all’interno di una società che ancora non è in grado di accoglierli, stanno partendo dalle generazioni nuove e dalle nuove coscienze. Per risultare pronta, la società attuale dovrebbe fare un cambio di programma, e in particolare le generazioni più avanti negli anni dovrebbero cedere il passo a chi viene dopo. Per l’età di mezzo, ciò equivale a crescere, ad assumere una posizione adulta e responsabile, in modo da lasciare uno spazio libero per lo sviluppo personale dell’infanzia.
Ed è proprio la responsabilità la chiave di volta di questo processo di sviluppo. La responsabilità è ripartita su più livelli:
• la responsabilità di accettare un normale e fisiologico processo di evoluzione e di cambiamento fisico
• la capacità di prendere in mano la propria situazione e di assumersene in toto i benefici e i doveri, in modo da non creare inadeguatezze e incongrue sovrapposizioni di ruolo
• la forza di giocarsi in maniera piena e consapevole il proprio spazio nel mondo, dal lavoro alla famiglia alle relazioni sociali alla politica.