Se si chiede a Enrico Benetta di riassumere in una frase il suo pensiero artistico la risposta è questa: “Rendere visibile l'invisibile attraverso la costruzione dello spazio con il carattere tipografico Bodoni che viene reso contemporaneo attraverso il mio stile e i miei materiali anche se in alcune opere il carattere può sfumare”. E il suo tratto distintivo scorre nelle sue tele e nelle sue installazioni, con forza e nello stesso tempo con leggerezza in un connubio di arte e poesia che affascina e incanta gli spettatori. La mostra più recente dell'artista, nato a Montebelluna (Treviso), 37 anni fa, s'intitola Dandelion ed è una grandiosa opera site specific, scandita attraverso una miriade di sculture allestite negli spazi interni ed esterni di Palazzo Bomben di Treviso con il patrocinio della Fondazione Benetton Studi Ricerche.
Come metodo di lavoro Enrico Benetta si lascia ispirare dai luoghi e dagli spazi, attraversa e studia minuziosamente gli ambienti, la storia, respira le atmosfere e se ne appropria e poi, arricchito di tutta la bellezza che ha assorbito, traduce il proprio pensiero artistico in vere e proprie opere. È stato così anche per Dandelion?
Dandelion è la traduzione dall'inglese del fiore che in italiano si chiama tarassaco (o soffione) e tutto il concetto della mostra parte da lì. I pistilli bianchi raccolti a palla che, per tradizione, si fanno volare con un soffio, sono stati reinterpretati con i caratteri tipografici Bodoni in questo materiale nuovo che si chiama acciaio mirror e l'idea è che tutto quello che sta attorno si rifletta all'interno della forma tipografica bodoniana. Nuvole di semi sparsi attraverso il vento a livello concettuale che si sono posati nel giardino della Fondazione per poi entrare in tutte le stanze dando vita (dal seme) a delle opere d'arte che sono specifiche proprio del luogo. Il concetto, tradotto in scultura, percorre tutti gli spazi interni.
Può descriverci il concetto delle opere accompagnandoci in una visita virtuale alla mostra?
Le prime ali IniziAli (Installazione acciaio mirror e cor-ten) esprimono l'idea che quando s'inizia il percorso si indossano le ali della fantasia in modo che accompagnino in tutto il volo di questa mostra. Sono ali lucenti che permettono di percorrere la mostra con una nuova direzione. Anche l'illuminazione è studiata ad hoc in modo che l'ombra possa enfatizzare ancora di più le opere stesse. Il gruppo Capoversi sono nove scale (in acciaio cor-ten). Li ho intitolati Capoversi perché ogni scala rappresenta in qualche modo un capoverso, quindi il classico punto e a capo. Ogni frase scomposta percorre queste scale creando l'idea di pensieri sospesi. Sulla parete invece ci sono sei tele Horizon (tecnica mista, 270x270 cm), un omaggio al cielo, alla terra, al fuoco, al sogno, all'acqua e all'aria. Nella sala successiva ci sono le tre scale (acciaio mirror e cor-ten) dove le lettere sono cadute completamente e rimangono solo le ali e il titolo è Tribattito. Poi c'è la gabbia enorme con l'ala sospesa dentro dal titolo Volere volare (acciaio mirror e cor-ten). L'idea nasce dall'osservazione. Sul soffitto di quella stanza c'è un affresco e rappresenta una porzione di cielo. Io ho creato una fusione tra il cielo e lo specchiarsi. La gabbia non è vista nella sua normale accezione e non ha nessun significato negativo. Ma è un luogo dove ritrovare la propria forza, la propria indipendenza, la propria voglia di volare libero. Un luogo dove rigenerarsi, ritrovarsi in questo specchio d'acqua, in questo specchio di riflesso che diventa spazio di riflessione. Tutti hanno acclamato la sala con l'arco. In quella sala ci sono tre affreschi che rappresentano delle scene di caccia. L'installazione s'intitola Scena di caccia (acciaio cor-ten, mirror e inox). In tutti e tre gli affreschi sono dipinti l'arco e le frecce. Io ho reso fisico quello che in realtà era già raffigurato pittoricamente negli affreschi. Due enormi totem in ferro sono posizionati nella parete dove l'affresco non era stato dipinto perché la sala è rimasta incompiuta. E così ho reinterpretato l'affresco attraverso una visione contemporanea di una scena di caccia. Tutta la mostra è comunque una reinterpretazione contemporanea degli spazi di Palazzo Bomben.
Quali sono i prossimi appuntamenti artistici per Enrico Benetta?
Con la Galleria Russo è in preparazione una mostra collettiva a Istanbul. Ed è in corso e fino al 25 novembre l'esposizione SublimAzioni nell'Abbazia sconsacrata di San Gregorio a Venezia a due passi dalla Basilica della Salute dove in un dialogo stretto con Venezia rendo omaggio all'acqua con un'opera d'arte. Ho realizzato un'installazione con gocce lucenti in acciaio mirror sospese tra cielo e terra. Sono gocce come poesie di luce, gocce che rappresentano uno stato dell'anima, né liquido né gassoso.
Per maggiori informazioni:
Self portrait. Multiplo di sette, Antiga edizioni, un'antologia dei lavori di Enrico Benetta dal 2007 ad oggi.