Nel 2014 la Biennale di Architettura di Venezia esprime la parte della vita dell' uomo che osserva la sua natura edificativa manifesta: Fundamentals.
In tale contesto la “possibilità” è l'elemento posto in gioco dal Padiglione Albania con il tema Potential Monuments of Unrealised Futures e dai suoi curatori: Jonida Turani e Stefano Rabolli Pansera (Beyond Entropy).
La possibilità che è insita nello sviluppo di un'idea e nel suo divenire.
La possibilità che l'idea non prenda mai definitiva definizione e che si esprima in un tempo al condizionale.
La possibilità che di tutto il suo espresso vi sia l'assente: potenziale che urla in uno spazio infinito.
La possibilità che la potenzialità sia la linea d'orizzonte e dunque il suo stesso scopo.
L'inversione del senso profondo di “quanto” è nella vita, per esprimere il “quando”, attraverso il moto transitorio dell'irraggiungibile di un tempo indefinito.
Il metro ha due parametri di misura, il “quanto” ed il “quando”, nel mezzo si esprime il “POTENZIALE”.
Un potenziale orizzontalizzato ed appesantito dal peso del marmo, da Adrian Paci, nel video THE COLUMN, del 2013 e fluidificato dalla mano dell'uomo, modellante il minerale nell'orizzonte tra cielo e mare. Esprimendo null'altra collocazione se non quella del viaggio tra l'attrito dell'acqua (marea), il suono roboante del metallo di una chiglia (la nave cantiere) che la fende e cavalca e lo slancio di un accompagnamento (l'onda) riluttante ad includere il contenente ed il mai capitato, ma realizzato, contenuto (la colonna), sempre capitolato dal flusso marino, come i marmorizzati corpi che vi lavorano (operai).
Un potenziale verticalizzato dal fare dell'ego, attraverso i contrafforti turriti del profitto, ritratto dai dipinti di matrice neocostruttivista di Edi Hila nella serie PENTHOUSE.
Siti abitativi che nella loro immagine di edificati si riedificano nell'inarrivabile vertigine di basamenti claustrofobici, quanto cromaticamente neutrali, ad esprimere alterità e stasi socio-emotiva, colonne del conservatorismo.
Matrice visionaria dell'immobilismo che si applica alla progressione onanistica (altezza=supremazia=isolamento=alterità) più che alla realizzazione di un'apertura trasversale trascendente Narciso.
Una sorta di postura di Ordine Corinzio, del sito abitativo, da un'altezza uniformemente impenetrabile.
Unica formazione architettonicamente tangibile, del padiglione Albania, è la colonna, sdraiata in postura privativa della sua funzione e aperta al luogo dell'immaginazione.
In questo contesto il “potenziale” è l'attore protagonista di quel “fil di moto” che cinematograficamente parla, attraverso il piano americano, di possibilità espressiva.
L'inquadratura non è mai a pieno, manca la visione d'insieme di un compiuto per l'uomo ed in favore di esso.
Il raccordo col presente e col domani resta “potenziale”.
Così è il montaggio di una regia incompiuta che ha il suo codice espressivo nella “modernità”, intesa come affermazione dello stato-nazione e applicazione della razionalità che non contempla la modifica del corso delle cose, la loro irrealizzabilità.
È in questo spazio che si disegna un ruolo per l'Arte e l'ineffabile è colore, struttura e materia, in favore di un'altra modernità suggerita da Baudelaire:
“il transitorio, il fuggitivo, il contingente, la metà dell’arte, la cui altra metà è l’eterno e l’immutabile”. (Charles Baudelaire Il pittore della vita moderna, Le Figaro, 1863).
A questo principio di modernità sembra rifarsi Beyond Entropy, agenzia di ricerca di architettura urbanistica e di analisi culturale, curatrice del padiglione Albania e con essa il Primo Ministro albanese Edi Rama, il quale si fa mecenate dell'Arte per trascendere stasi e assonometria politica.
Ed ancora Baudelaire, nella dedica ad Arsène Houssaye, sulla raccolta Lo spleen de Paris, pubblicata nel 1869, scrive della libertà di non vivere di un codice, ma di farlo significante di un futuro possibile:
“Chi di noi non ha, nei suoi giorni d’ambizione, sognato il miracolo di una prosa poetica, musicale, senza il ritmo e la rima, tanto mutevole e precisa da adattarsi ai movimenti lirici dell’anima, alle oscillazioni della fantasticheria, ai soprassalti della coscienza? Questo ossessivo ideale nasce soprattutto dalle frequentazioni delle città immani, dall’intreccio dei loro smisurati rapporti”.
Così sembra esprimersi oggi l'Albania desiderosa di rinascita e con consapevole attaccamento al proprio edificato potenziale e potenziale edificativo.
Albania come potenziale colonna di una politica del tempo ritrovato, di un futuro irrealizzato, di un “quando” che non si materializza se non nell'“Ora”.
Padiglione della Repubblica dell’Albania alla XIV Mostra Internazionale di Architettura
La Biennale di Venezia
Potential Monuments of Unrealised Futures
Location: Sale d’Armi, Arsenale di Venezia
Giorni di Apertura: 7 Giugno — 23 Novembre 2014 (chiuso il Lunedì)