Arsoli è un ameno comune di Roma capitale collocato a poca distanza dal confine geografico del Lazio con l’Abruzzo, perimetrato dalla catena dei monti Simbruini è posizionato a 470 metri s.l.m. e vi abitano circa 1400 persone.

La sua origine è piuttosto remota, certamente i Romani nel 296 a.C. decisero il nuovo insediamento degli Equi istallandovi un avamposto. Questo sarebbe stato il primo nucleo della futura Arsoli, chiamata così per il nome del colle in cui venne edificata (Arsula, rupe o roccia a strapiombo).

Dopo la caduta dell’Impero Romano, per la sua posizione di passaggio verso il versante abruzzese, l’area fu devastata da orde barbariche di difforme provenienza. Nell’alta Valle del fiume Aniene giunsero successivamente i discepoli di Benedetto da Norcia (480-547) che nella zona costruì ben tredici monasteri, tra questi quello di Sant’Andrea ad Arsoli.

Gli studiosi datano al 28 giugno 997 la nascita di Arsoli come comunità, perché in questa data è inserita nel documento numero 13 pubblicato nel Regesto sublacense. In tale epoca doveva esistere una sorta di monastero fortificato di pertinenza dei monaci benedettini dell'abbazia di Subiaco.

Nel XIII secolo il feudo transitò dai monaci ai Passamonti. Dopo lotte intestine all’interno della famiglia questi cedettero il paese ai nobili bolognesi Zambeccari, che dopo aver restaurato il Castello nel 1555, già abbondantemente guastato da truppe di passaggio straniere, lo cedettero nel 1574 alla potente e nobile famiglia romana dei Massimo. In particolare l'acquisto del castello fu consigliato da Filippo Neri (1515-1595), amico e confessore dei Massimo, che tutt’oggi lo detengono.

L'atto di acquisto fu stipulato dal signore di Arsoli Fabrizio Massimo ed i posteri vollero ricordare l’avvenimento con una lapide posta sulla porta d'ingresso al salone nella quale è inciso:

DIVI PHILIPPI NERI CONSILIUM
FELICITATEM DEDIT ET SERVAT

[Il consiglio del divo Filippo Neri diede ed assicurò felicità]

Fabrizio Massimo nel 1584 diede al paese uno Statuto compilato dal giureconsulto Luca Peto che si avvalse della collaborazione di un rappresentante democraticamente eletto dalla comunità. I Massimo vennero investiti nel 1686 del titolo di marchesi e nel 1826 di principi. Nel 1733 ospitarono nel castello Giacomo III d'Inghilterra; poco dopo, nel 1744, il castello venne assediato dalle truppe spagnole venendo saccheggiato parzialmente nel 1798; nel 1938 vi venne ospitato per breve tempo Umberto di Savoia, futuro re d'Italia.

Sotto il dominio degli illuminati signori Massimo nel paese si apportarono importanti migliorie, sia a livello economico che sociale. Anche il castello venne interessato da radicali mutamenti, ampliamenti e restauri, tali lavori si protrarranno fino al XIX secolo, quando il monumento subì modifiche secondo lo stile neogotico.

Il Castello Massimo

Con la sua vasta mole il complesso architettonico del Castello domina il centro storico di Arsoli, sviluppando essenzialmente tre piani, il secondo del quale “nobile”. Il castello risale al X secolo anche se, a causa dei danneggiamenti ed alle conseguenti ricostruzioni, conserva ben poco delle prime antiche strutture. Uno tra gli interventi più notevoli e risolutori fu quello apportato dall'architetto e scultore Giacomo Della Porta (1532-1602) nella seconda metà del XVI secolo. Altra grande trasformazione fu quella del 1874, avviata in occasione del III centenario del possesso di Arsoli da parte della famiglia Massimo.

L’articolata complessa architettura del castello sorge sulla parte più alta dell'abitato ed ha, per le caratteristiche del terreno, forma piuttosto irregolare. Si accede al castello per mezzo di un vasto spiazzo aperto dal quale sulla sinistra si aprono i giardini all'italiana ed il monte Belmonte dove in un lussureggiante bosco si può ammirare la statua della dea Roma rinvenuta negli scavi del Colle Quirinale, più precisamente e dagli antichi e perduti giardini di Villa Massimo a Roma. Dall'altra, per mezzo di una rampa in salita che fiancheggia la roccia e le murature, si raggiunge una piccola corte da dove, attraverso un grande portale si accede al monumento.

Superato il vestibolo, per mezzo di una rampa si perviene al piano nobile, frutto di un compromesso tra l'architettura di Giacomo Della Porta e le ricostruzioni della fine del XIX secolo, che conduce ad una lunga galleria ornata da una preziosissima raccolta d'armi con corazze, alabarde, fucili, drappi e trofei. La galleria immette nelle fastose sale affrescate da importanti pittori rinascimentali come i fratelli Federico e Taddeo Zuccari, a questi si aggiunsero nel Settecento gli affreschi del pittore romano Marco Benefial (1684-1764). Le sale sono tutte arredate con mobilio originale.

L’ampio Salone, illuminato da due vaste bifore, annovera volta e pareti affrescate nel 1749 da Marco Benefial, che presentano per lo più tematiche mitologiche. Per le finte architetture e le scene di paesaggio, il maestro si è avvalso dell’opera del crotonese Niccolò Lapiccola, detto anche Nicola (1727-1790) e del fiorentino Paolo Anesi (1697-1773). Al centro della volta la grande scena raffigura il Matrimonio tra Andromeda e Perseo alla presenza di alcune divinità, questa è l’allegoria del matrimonio celebrato nel 1715 tra Isabella Fiammetta Soderini e il marchese Filippo Massimo.

La Sala del Trono, così chiamata perché il signore vi amministrava il feudo e la giustizia, ricevendo in forma ufficiale gli ambasciatori, presenta affreschi nella volta realizzati nel 1557 da Federico e Taddeo Zuccari, questi raffigurano scene di guerra e gruppi di danzatrici e suonatrici. Alle pareti affreschi eseguiti nel 1700 da Giovanni Antonio Macci raffiguranti le Fatiche di Ercole.

Dalla Sala del Trono si accede all’Armeria nuova, allestita nel 1885 conserva armi da fuoco, cannoncini, palle da cannone, bardature per cavalli, mentre alle pareti sono esposti diversi ritratti, tra questi quelli di don Francesco Massimo, donna Eleonora Brancaccio, Maria Gabriella di Savoia Carignano. Nello stesso piano nobile si colloca la Cappella gentilizia dedicata a San Filippo Neri che annovera una splendida facciata decorata da tarsie marmoree del XIII secolo, simili ai mosaici cosmateschi del monastero di Subiaco.

Nel superiore terzo piano si trovano le stanze in cui soggiornò Giuseppe Garibaldi (1807-1882) con i suoi ufficiali. Nel seminterrato è alloggiato il deposito dell’olio e dei formaggi, il forno, la cucina e le prigioni con gli strumenti di tortura. Il Castello annovera un romantico Giardino pensile, dove zampillano fontane e sono presenti diverse varietà alberi di agrumi e fiori. L’architettura di questo giardino è quella tipica “all’italiana”, di origine tardo-rinascimentale, caratterizzato da una suddivisione geometrica degli spazi, ottenuta con l’utilizzo di siepi, alberi e specchi d’acqua anch’essi di forma geometrica. Da questo vasto spazio verde si gode di una vista sul paese e sui monti limitrofi.

I restauri in corso alle strutture murarie storiche del Castello: tecniche e procedure

Nel corso dei secoli il castello di Arsoli è stato oggetto di numerosi e successivi interventi architettonici e di restauro che hanno plasmato l'aspetto che oggi conosciamo. Nel 2021, una campagna di indagini diagnostiche sulle murature ha rivelato la necessità di nuovi lavori per salvaguardare questo gioiello architettonico. Per questo motivo è stato realizzato un progetto di restauro, redatto e diretto dall'Architetto Arianna del Luzio (Architetto Specializzato in Restauro dei Monumenti presso la Sapienza Università di Roma) e approvato dalla Soprintendenza Speciale Archeologica, Belle Arti e Paesaggio di Roma, che ha come obiettivo principale il ripristino del corretto stato di conservazione degli elementi architettonici esterni del castello, compromessi a causa di diversi fattori quali usura atmosferica, infiltrazioni di acqua, distacco di intonaco, presenza di licheni e vegetazione infestante. Ogni intervento è stato studiato per rispettare la storia e l'identità del monumento.

L’impresa responsabile dei lavori di restauro è il Gruppo Pouchain di Roma, leader nel settore restauro monumentale e artistico, tra gli innumerevoli importanti restauri effettuati ne citiamo alcuni recenti a Roma: Scalinata di Trinità dei Monti, Palazzo di Pirro, Domus Tiberiana, Fontana delle Anfore, Palazzo Massimo alle Colonne.

Nel Castello Massimo di Arsoli l'eliminazione della vegetazione infestante è stata una delle prime fasi del restauro e ha previsto il taglio di rami e la rimozione della vegetazione non aderente, seguita dall'applicazione di erbicidi sistemici a base di glifosate. Nei casi in cui le radici avevano compromesso la struttura muraria, il progetto ha previsto di adottare la tecnica della “devitalizzazione” tramite iniezioni di diserbante liquido, oppure la “mummificazione” della pianta, annegandola in malta per prevenire la marcescenza.

Le operazioni di pulitura delle superfici murarie hanno previsto l'uso di idropulitrici con acqua deionizzata e spazzole morbide e in casi più resistenti, l'applicazione di AB57 o microaeroabrasivatrice con carbonato di calcio. Per le superfici lapidee decorate si sono utilizzati impacchi di cellulosa per estrarre sali e trattamenti a base di EDTA per macchie di ossidi di ferro. La rimozione di rappezzi cementizi degradati è stata effettuata manualmente, garantendo l'integrità delle superfici adiacenti.

Le fessurazioni e i distacchi di muratura sono stati trattati con la tecnica del cuci-scuci, mentre le stuccature, le sigillature e le integrazioni delle parti di intonaco mancante, si stanno realizzando con malte compatibili con quelle originarie a base di calce naturale, pozzolana e sabbie vagliate. Per le fessurazioni profonde si stanno impiegando impasti a base di calce idraulica naturale, mentre per le crettature degli intonaci esistenti si utilizza una boiacca di grassello di calce, pozzolana nera fine e polvere di arenaria.

Per proteggere le superfici murarie, verranno scelti trattamenti localizzati piuttosto che un'applicazione estesa di protettivi, per facilitare l'evaporazione dell'acqua. Particolare attenzione verrà posta nella realizzazione di copertine per proteggere il manufatto dalle infiltrazioni e ruscellamenti, utilizzando malte specifiche. La finitura delle superfici intonacate verrà effettuata mediante scialbi pigmentati che accompagneranno le integrazioni di malta pozzolanica moderna e le superfici abrase di intonaco storico. Infine, per migliorare il deflusso delle acque meteoriche, i canali di gronda saranno bonificati e il sistema di deflusso lungo il camminamento di copertura sarà ripristinato, con l'installazione di un sotto manto impermeabile e la rimozione delle caditoie obsolete.

Il restauro del Castello di Arsoli non è solo un intervento di manutenzione, ma un viaggio nel tempo che ci permette di riscoprire la bellezza e la storia di questo monumento. Grazie al lavoro accurato e rispettoso del Gruppo Pouchain, del Progettista e Direttore dei Lavori Arianna del Luzio, dei restauratori, della lungimiranza dei Principi Massimo, della responsabile presenza del Comune di Arsoli e della relativa Pro Loco, il castello potrà continuare ad affascinare e ispirare le generazioni future.