Prima della fondazione di Liternum, nel 194 a.C., il territorio era abitato da popoli autoctoni e di etnia osco-sannitica, i romani la edificarono nel contempo di Puteoli (oggi Pozzuoli) e Volturnum, come insediamento costiero sulla riva sinistra del Lago di Patria e\o Lago Patria, il più grande lago rivierasco della Campania, con una forma a cuore e un’area di 2 kmq.

La colonia fu fondata dalle autorità centrali di Roma nel 194 a.C. per difendere la costiera Domizia, dopo la seconda guerra punica. Un insediamento di circa 300 famiglie, composto da veterani della seconda guerra punica, fu stabilito, probabilmente appartenenti alle truppe del generale Publio Cornelio Scipione l'Africano.

Dopo la vittoria di Zama nel 202 a.C., che segnò la sconfitta di Annibale, Scipione divenne inviso agli esponenti politici catoniani per i suoi interessi verso la cultura greca e non solo. Deluso e amareggiato, si ritirò a vita privata nella sua villa di Literno, nota in latino come Literna Palus, in Campania, esclamando: “Ingrata patria, non avrai le mie ossa”.

Liternum raggiunse il suo apice durante il periodo dell'imperatore Domiziano, che nel 95 d.C. fece costruire la "via Domitiana" per collegare Roma a Napoli. Tuttavia, nel 455 d.C., i Visigoti guidati da Genserico devastarono la Campania, distruggendo Liternum. Gli scavi archeologici hanno portato alla luce numerosi resti della città, tra cui il Foro, unico esempio completamente conservato in Campania, la Basilica, il Capitolium, il Teatro, l'Area sacra, l'Anfiteatro e la Necropoli.

Il Foro

Era il centro della vita pubblica della città romana. Aveva una forma rettangolare orientata nord-sud ed era attraversato longitudinalmente, da sud a nord, dall'antico percorso della via Domiziana. Era quasi interamente circondato da un porticato a colonne, dove si affacciavano una serie di tabernae (negozi) e i più importanti edifici civili e religiosi della colonia: la Basilica, il Capitolium e il Teatro. Oggi di questi edifici restano alcune strutture murarie che ne delineano solo l'impianto planimetrico.

La Basilica

A sud-ovest del Foro si ergeva la Basilica, il tribunale dove i magistrati della colonia amministravano la legge. L’edificio, di circa 32 m x 23 m, aveva una pianta a una sola navata e un'aula interna decorata con semicolonne addossate alle pareti. Oggi si conserva il perimetro murario realizzato con la tecnica dell’opus reticulatum (paramento in blocchetti di tufo disposti a rombo). La Basilica è databile alla tarda età repubblicana.

Il Capitolium

A nord della Basilica, in posizione centrale e scenografica sul Foro, si trovava il Capitolium cittadino. Aveva un fronte di 17 m e un fianco di 23 m. Questo tempio maggiore della città era dedicato alla Triade Capitolina: Giove, Giunone e Minerva. Presentava una cella con fondo tripartito in tre nicchie per le statue di culto, preceduta da un portico con quattro colonne frontali (prònao tetràstilo) di ordine corinzio. Sopravvive in situ l'alto basamento del tempio (podio) in opus incertum (paramento murario in pietrame di tufo di pezzatura diversa) con ammorsature (cuciture) in opus reticulatum (blocchetti di tufo disposti a rombo) e opus latericium (paramento in mattoni di terracotta). Rimangono una sola colonna restaurata, un secondo capitello e qualche rocchio. Il Capitolium risale al 194 a.C.

Il Teatro

Sul fianco nord del Capitolium sorgeva il Teatro, costruito in epoca imperiale. La cavea (gradinata per gli spettatori), di dimensioni contenute, aveva un diametro di 40 metri e poteva ospitare circa 1.000 persone. La cavea poggiava su un basamento murario in tufo (sostruzione) ed era accessibile esternamente attraverso tre rampe di scale (vomitoria). Dell'intera gradinata della cavea rimangono solo le tracce dei due bassi gradini (proedria), accessibili direttamente dall'orchestra del teatro, dove i maggiorenti della città prendevano posto su singole sedute lignee (bisellia). Della monumentale scena del teatro (scenae frons) non rimangono che lacerti in muratura in opus vittatum (paramento regolare in blocchetti di tufo) con ricorsi in opus latericium (paramento in mattoni di terracotta).

Le Tabernae

Ai lati del Foro si aprivano una serie di tabernae (negozi e botteghe). Spesso questi locali commerciali possedevano un mezzanino che costituiva l'alloggio del bottegaio. Nelle antiche città romane, le attività commerciali rappresentavano uno degli aspetti più vivaci e fondamentali per la sussistenza materiale dei cittadini. Artigiani e commercianti formavano delle vere e proprie corporazioni capaci di esercitare la loro influenza anche durante le elezioni dei magistrati della colonia. Tra le corporazioni più importanti c’erano i fullones (lavandai), i coactiliarii (feltrai e lanaioi), i pistores (mugnai e fornai), i pomarii (fruttivendoli) e così via. Oggi alcune di queste strutture si trovano sul lato nord, dove sono presenti lacerti in muratura alla base in opus reticulatum (paramento murario in blocchetti di tufo disposti a rombo).

L’Ara di Scipione

L'unico monumento del Foro pervenutoci in buone condizioni è la cosiddetta Ara di Scipione, in pietra vulcanica. Questo piccolo monumento costituisce una sorta di cenotafio (tomba monumentale simbolica, vuota), dedicato al noto condottiero Publio Cornelio Scipione detto “l’Africano”, che sconfisse i Cartaginesi nella Seconda Guerra Punica.

La Via Domitiana

Il Foro di Liternum era attraversato da nord a sud dalla Via Domitiana. La Via Domitiana prese il nome dall’imperatore romano Domiziano, che ne promosse la costruzione nel 95 d.C. Questa grande via migliorò il collegamento tra il porto di Puteoli (Pozzuoli) ed il resto dell’impero. La Via Domitiana aveva origine dall’antica Via Appia all’altezza di Sinuessa (Mondragone) e rimase in uso fino alla sua distruzione ad opera di Alarico nel 420 d.C. In seguito, fu ricostruita nel XVI secolo sotto il Regno di Napoli.