L'agricoltura urbana sta emergendo come una soluzione innovativa ed efficace per i problemi legati alla sicurezza alimentare, alla sostenibilità e all'innovazione sociale nelle aree urbane. Con l'aumento della popolazione urbana e la diminuzione delle aree agricole disponibili, l'agricoltura urbana offre una strategia promettente per migliorare l'accesso a cibo fresco e nutriente, ridurre l'impronta ecologica delle città e coinvolgere le comunità in pratiche agricole sostenibili.

Uno dei principali vantaggi dell'agricoltura urbana è la sua capacità di trasformare spazi inutilizzati o sottoutilizzati, come tetti, balconi, parcheggi e terreni incolti, in aree produttive per la coltivazione di frutta, verdura e erbe aromatiche. Questo non solo contribuisce alla biodiversità urbana e al verde cittadino, ma promuove anche la resilienza alimentare locale, riducendo la dipendenza da fonti di cibo distanti e potenzialmente vulnerabili.

L'agricoltura urbana può assumere varie forme, dalla coltivazione domestica in piccola scala fino a progetti comunitari e imprenditoriali più ampi, che impiegano tecniche innovative come l'idroponica, l'acquaponica e l'agricoltura verticale. Queste tecnologie permettono una produzione efficiente in termini di spazio e risorse, minimizzando l'uso di acqua, fertilizzanti e pesticidi e, in alcuni casi, eliminando completamente il bisogno di terreno agricolo.

Inoltre, l'agricoltura urbana ha un impatto sociale significativo. Coinvolge le comunità nella produzione di cibo, migliora la conoscenza e l'apprezzamento per l'agricoltura, rafforza il legame tra le persone e il cibo che consumano e promuove stili di vita più sani. I progetti di agricoltura urbana possono anche fornire opportunità di lavoro e formazione, specialmente per i giovani e per le comunità marginalizzate, contribuendo allo sviluppo economico locale.

Diverse città in tutto il mondo stanno riconoscendo il valore dell'agricoltura urbana e stanno implementando politiche per supportarne lo sviluppo. Queste includono la fornitura di spazi comunali per orti urbani, incentivi per l'agricoltura sui tetti, e il supporto a iniziative di agricoltura comunitaria. Alcune città hanno anche iniziato a integrare l'agricoltura urbana nei loro piani di adattamento ai cambiamenti climatici, riconoscendo il suo potenziale per migliorare l'assorbimento di CO2, ridurre le isole di calore urbano e gestire le acque piovane.

Nonostante le sfide, come la contaminazione del suolo urbano, la disponibilità limitata di spazio e la necessità di competenze specifiche, l'agricoltura urbana continua a crescere, alimentata da un crescente interesse per la sostenibilità, la sicurezza alimentare e la qualità della vita nelle città. Man mano che le tecnologie e le pratiche si evolvono, l'agricoltura urbana è destinata a giocare un ruolo sempre più importante nel modellare il futuro delle nostre città, rendendole più verdi, resilienti e inclusive.

L'articolo Gli orti urbani di Fabrizio Fasanella, pubblicato sulla rivista Nature Cities, affronta l'interessante tema dell'agricoltura urbana, evidenziandone i benefici ma anche le sfide ambientali. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l'agricoltura urbana presenta un'impronta carbonica superiore a quella dell'agricoltura tradizionale, a causa dell'uso intensivo di risorse in contesti urbani. Tuttavia, Fasanella sottolinea l'importanza culturale e il potenziale di tali pratiche per abbassare le temperature in città e contribuire alla sostenibilità ambientale, educando i cittadini all'importanza della produzione alimentare locale e sostenibile.

Nonostante le emissioni elevate, l'articolo mette in luce come l'orticoltura urbana non debba essere demonizzata, ma incentivata e innovata per ridurre l'impatto ambientale attraverso l'uso di materiali più ecologici e pratiche sostenibili. Emerge, quindi, la necessità di un cambio di prospettiva che veda l'agricoltura urbana non solo come un'attività ricreativa o educativa, ma come un vero e proprio strumento di innovazione sociale e ambientale, capace di rafforzare il tessuto comunitario e di promuovere un modello di consumo più consapevole e vicino ai ritmi della natura.

Il movimento Ubuntu Urban Food si immerge profondamente nella filosofia di Ubuntu per trasformare i sistemi alimentari, promuovendo un approccio inclusivo che armonizza le prospettive globali e locali e sottolinea l'importanza dell'innovazione radicata nel territorio. Questa iniziativa globale sottolinea la necessità di unire forze sia dalle radici (bottom-up) che dalle cime (top-down) della società, per rafforzare la collaborazione attraverso il sistema alimentare e oltre.

Attingendo all'antica saggezza africana dell'Ubuntu, che predica l'interdipendenza e il collettivismo umano, il movimento cerca di instaurare un dialogo inclusivo che accoglie molteplici voci e prospettive per navigare le complessità dei sistemi alimentari contemporanei. Attraverso storie di successo e casi di studio, Ubuntu Urban Food dimostra come l'innovazione a livello locale e l'empowerment delle comunità di base possano effettivamente contribuire a sicurezza alimentare, sostenibilità e inclusione sociale.

Il movimento porta alla luce progetti trasformativi come Producers Direct, Mama's Kitchen, Garda Pangan e MA'O Organic Farms, evidenziando il potenziale dell'innovazione territoriale e della collaborazione nel creare sistemi alimentari più giusti e sostenibili. Queste iniziative sottolineano il valore dell'empowerment agricolo, delle pratiche alimentari responsabili, della riduzione dello spreco alimentare e del sostegno alla leadership indigena e giovanile.

Ubuntu Urban Food invoca un cambiamento radicale nel modo in cui pensiamo e agiamo riguardo alla produzione e al consumo alimentare, promuovendo un modello di sviluppo che valorizzi le conoscenze locali e incoraggi un dialogo aperto tra tutti gli stakeholder. Il movimento si pone come una fonte d'ispirazione per future iniziative di leadership nel campo della trasformazione dei sistemi alimentari, guidate dai principi dell'Ubuntu e del rispetto reciproco, sottolineando l'urgenza di un'azione collaborativa e inclusiva per affrontare le sfide globali.

In Uganda, l'agricoltura urbana sta guadagnando sempre più riconoscimento come soluzione innovativa per promuovere la sostenibilità e l'autosufficienza alimentare nelle aree urbane. La Kwagala Farm, nella città di Kampala, si propone come modello di fattoria urbana, ispirando persone di tutte le età ad abbracciare questa pratica. La fattoria si concentra sulla coltivazione di frutta e verdura e sulla trasformazione dei prodotti per il mercato, oltre a offrire formazione su come coltivare colture domestiche per il consumo familiare e la vendita del surplus.

Un altro progetto notevole è il Vertical and Micro Gardening (VMG), nato nel 2014 dall'iniziativa di Paul Matovu. VMG mira a fornire agli abitanti delle città strumenti per diventare più autosufficienti. Attraverso quattro anni di ricerca e sviluppo, hanno creato il Vertical Farm 1.0, una soluzione di agricoltura verticale integrata in legno, la prima del suo genere in Uganda. Questa struttura consente alle famiglie urbane di coltivare 200 piante in soli 3 metri quadrati, promuovendo la consumazione di cibo sano e biologico e offrendo l'opportunità di avviare microimprese agroalimentari.

Donne e gruppi comunitari sono al centro di molte di queste iniziative, con organizzazioni come Women Smiles Uganda che sviluppano soluzioni di agricoltura verticale accessibili. Queste iniziative non solo migliorano la sicurezza alimentare, ma offrono anche formazione sull'agricoltura urbana, sulla produzione di fertilizzanti organici e su come massimizzare i rendimenti in spazi ristretti.

A Dakar, il progetto The Rooftop mira a promuovere la sicurezza alimentare e lo sviluppo comunitario attraverso l'installazione di giardini sui tetti. Questa iniziativa non solo mira a migliorare l'accesso al cibo nelle aree urbane, ma cerca anche di rafforzare i legami comunitari e promuovere lo sviluppo sostenibile.

L'agricoltura sui tetti, come esplorato nel documento Rooftop Agriculture - a climate change perspective, elaborato da Marielle Dubbeling e Edouard Massonneau per la RUAF Foundation, rappresenta una pratica innovativa e sostenibile volta alla produzione di alimenti freschi (verdure, erbe, frutti, fiori edibili e talvolta piccoli animali) sui tetti per il consumo locale. Questo tipo di agricoltura combina produzione alimentare e sostenibilità ecologica, offrendo vantaggi quali la riduzione del deflusso delle acque piovane, benefici termici come la potenziale riduzione del fabbisogno di riscaldamento e raffreddamento (risultando in minori emissioni), miglioramento della biodiversità, valore estetico migliorato e qualità dell'aria. Si distingue per l'utilizzo spesso di metodi di coltivazione in contenitori o "tavoli", sistemi idroponici, e talvolta il terreno basato sulla produzione diretta in letti poco profondi.

Ci sono tre tipi principali di tetti verdi produttivi identificati:

  • Tetti agricoli verdi o tetti verdi direttamente produttivi, dove le colture crescono direttamente in letti poco profondi in un mezzo di coltivazione basato sul suolo.
  • Giardini in contenitori sui tetti, che prevedono la coltivazione di verdure, erbe, frutti e fiori in vasi, contenitori o letti rialzati contenenti un mezzo di coltivazione basato sul suolo.
  • Sistemi idroponici sui tetti, che implicano la coltivazione di piante utilizzando soluzioni nutrienti a base d'acqua al posto del suolo.

L'agricoltura sui tetti può essere posizionata su case individuali, edifici istituzionali e uffici, tetti di ristoranti e serve sia per il consumo domestico che per l'uso di prodotti freschi nei ristoranti o nelle cucine istituzionali o per la produzione commerciale. L'obiettivo è massimizzare sia la produzione alimentare che il potenziale di generazione di reddito per ridurre la vulnerabilità alle carenze alimentari/aumento dei prezzi degli alimenti e cambiamenti nel reddito, diversificare le fonti di reddito (aumentando così la resilienza dei produttori) e consentire ulteriori investimenti (ad esempio, in tecnologie per la raccolta dell'acqua piovana).

Questo approccio non solo mira a combattere l'insicurezza alimentare ma contribuisce anche alla mitigazione e all'adattamento ai cambiamenti climatici, promuovendo la biodiversità, riducendo il deflusso delle acque piovane e migliorando la qualità dell'aria attraverso la cattura di particelle inquinanti e la produzione di ossigeno. Inoltre, l'agricoltura sui tetti può ridurre significativamente il cosiddetto "effetto isola di calore" urbano, contribuendo a diminuire le temperature nelle aree urbane densamente costruite.

A Parigi esiste un'iniziativa pionieristica, nel cuore della capitale francese, dove la più grande fattoria urbana sul tetto del mondo ha iniziato a produrre frutti, verdure e erbe aromatiche. Situata in cima a un padiglione espositivo nel 15° arrondissement, questa fattoria utilizza tecniche di agricoltura verticale e aeroponica per coltivare le piante senza suolo, sospese in aria, con le radici alimentate da una soluzione di acqua arricchita con nutrienti minerali.

Pascal Hardy, ingegnere e consulente per lo sviluppo sostenibile, è la mente dietro questo progetto, che si estende su una superficie di 14.000 metri quadrati. L'agricoltura praticata qui è descritta come pulita, produttiva e sostenibile, capace di contribuire alla resilienza delle grandi città. Nonostante le dimensioni ridotte rispetto alla vastità delle necessità alimentari urbane, l'iniziativa mira a coprire una percentuale significativa del consumo locale attraverso una produzione iper-locale.

La fattoria produce una vasta gamma di ortaggi, con il team di agricoltori urbani che già raccoglie quantità significative di lattughe e fragole. I prodotti sono destinati sia ai residenti locali, attraverso ordini online, sia a strutture come hotel, ristoranti e mense aziendali, promuovendo un modello di consumo a "chilometro zero".

Oltre al suo impatto diretto sulla fornitura alimentare urbana, il progetto serve anche come vetrina per la società di Hardy, Agripolis, che propone di esportare il modello di fattoria urbana senza suolo in altre parti del mondo. L'iniziativa evidenzia i benefici di questo approccio agricolo, come la riduzione dell'uso dei pesticidi, il minor trasporto necessario e l'uso efficiente dello spazio e delle risorse idriche, offrendo un modello replicabile che combina sostenibilità e innovazione.

Il progetto ProGIreg, sostenuto dall'Unione Europea tramite il programma Horizon 2020, mira a rivoluzionare l'approccio all'agricoltura urbana coinvolgendo cittadini e comunità nella rigenerazione delle aree urbane post-industriali attraverso soluzioni basate sulla natura (NBS). Torino, con il distretto di Mirafiori Sud, rappresenta l'unico esempio italiano di questa innovativa iniziativa, dove vengono testate sette tipologie di NBS, tra cui nuovi suoli rigenerati, orti comunitari e scolastici, sistemi di acquaponica, tetti e pareti verdi, e corridoi verdi accessibili. Questi interventi mirano a migliorare la salute e la qualità della vita, riducendo la vulnerabilità climatica e apportando benefici economici tangibili per cittadini e imprese.

Parallelamente, l'Impresa Sociale Agricola Grow-up, attiva nel cuore di Torino, concretizza la visione di un'agricoltura multifunzionale all'interno della città, promuovendo l'educazione e la pratica dell'agricoltura sostenibile. Attraverso progetti come Edufarm e l'adozione di tecniche innovative quali l'acquaponica, Grow-up si impegna per un cambiamento verso modalità di produzione e consumo responsabili, sostenendo inclusione sociale e lavorativa. L'agricoltura urbana, quindi, diventa un ponte tra tradizione e innovazione, capace di rigenerare il tessuto urbano e sociale di Torino.

Concludendo, le città possano trasformarsi in ecosistemi viventi e sostenibili. Questi progetti non solo dimostrano il potenziale dell'agricoltura urbana nel rispondere alle sfide contemporanee di sicurezza alimentare, cambiamenti climatici e coesione sociale, ma aprono anche la strada a un futuro in cui le comunità sono al centro della rigenerazione urbana, lavorando insieme per un ambiente più sano, resiliente e inclusivo. La scommessa per il futuro sarà quindi quella di replicare e adattare questi modelli di successo in altri contesti urbani, promuovendo un'agricoltura che sia allo stesso tempo radicata nel territorio e aperta all'innovazione.