A Weimar, nel 1919, Walter Gropius fonda la scuola di design Bauhaus, con l’obiettivo di creare un nuovo tipo di essere umano in grado di reimmaginare il mondo materiale ritrovando l’unità assoluta dell’arte. Ciò, partendo dalle origini e rifuggendo dalla devastazione e rottura di ogni legame causato dalla Prima Guerra Mondiale. La visione del Bauhaus integra arte e manifattura assieme a tecniche industriali moderne, trascendendo metodi educativi tradizionali e favoreggiando un approccio olistico che comprenda costruzioni pratiche e design dal visual accattivante.
Il concetto di unione artistica viene spiegato da Gropius nella Proclamazione del Bauhaus, il quale enuclea il concetto di una corporazione artigianale utopistica che agisca con l’obiettivo di unire architettura, scultura e pittura in un’unica espressione creativa. Tuttavia, questo obiettivo può essere conseguito solo con la cancellazione di qualsiasi separazione che si era affermata tra artisti e artigiani, conseguito combinando i due talenti per ottenere un senso di architettura unificata per riportare alla luce ciò che era stato precedentemente perso.
La trasversalità del Bauhaus lo rende ben più di una scuola di design, è bensì un vero e proprio paradigma culturale, che comprende arte, design ed educazione, tramite tecniche avanguardistiche di insegnamento. A tal proposito, il curriculum accademico del Bauhaus seguiva una struttura complessa, tripartita. Il programma accademico veniva inaugurato con il vorkurs, il corso base, preliminare di sei mesi, inizializzato da Johannes Itten, che si concentrava su due aspetti fondamentali del design, in particolare sulle proprietà contrastanti di forme, colori e materiali. Tra gli insegnanti del corso preliminare vi erano Paul Klee e Wassily Kandinskij. Successivamente, agli studenti erano offerti due corsi intermediari dalla durata di tre anni ciascuno, il formlehre, il quale si concentrava sulle questioni relative alle forme e il werklehre, che era invece un workshop pratico orientato alle attività tecniche e sviluppo di skills pratiche.
Questi due corsi erano designati al fine di enfatizzare il funzionalismo, basandosi sull’importanza intrinseca e versatilità delle forme semplici, concetto assolutamente trasversale nelle materie di architettura e design moderni. La terza componente era invece caratterizzata da corsi più specialistici quali costruzione di edifici, fondamenta di design architettonico, ingegneria, tutti con un’enfasi sulla lavorazione artigianale individuale, al fine di ricercare quel significato intrinseco andato perso durante l’età moderna e che il Bauhaus si ripromette di riportare in vigore. Ancora, chiave d’insegnamento era l’approccio pedagogico che promuovesse creatività individuale e fomentasse un senso di comunità, elidendo tendenze competitive.
Questo metodo di insegnamento avanguardista consiste nel modellare una specifica forma mentis nello studente, il quale, venendo formato sulle proprietà e funzioni dei materiali, riesce ad innalzarli ritrovandovi un’anima artistica, facendo coesistere il funzionale, il semplice e le forme belle negli oggetti e spazi quotidiani. Dunque, trovando soluzioni che fossero esteticamente piacevoli e commercialmente sostenibili. Questo nuovo paradigma culturale cala il Bauhaus in un’isola di libertà ed esplorazione continua, di nuovi concetti e nuovi elementi, di ricerca ininterrotta di una sinestesia tra arte e tecnologia, dove il connubio tra spiritualità e funzionalità dei prodotti potesse soddisfare i nuovi bisogni incorrisposti della società. La missione del Bauhaus consiste, in termini ultimi, nel creare una struttura sociale nuova, attraverso lo sforzo collettivo di artisti ed artigiani.
Haus am Horn
Esempi pratici degli insegnamenti del Bauhaus si ritrovano nell’esposizione di Weimar del 1923 sulla casa prototipo “Haus am Horn” realizzata da Georg Muche. Haus am Horn è un prototipo di abitazione che rappresenta perfettamente il processo di cambiamento della mentalità del design affrontato dal Bauhaus. Fedele alla ratio dell’istituzione, la mostra era stata concettualizzata nelle vesti di una vera e propria abitazione, anziché prevedere una galleria di oggetti ed immagini disposti tradizionalmente, come in una galleria. Haus am Horn è l’archetipo di abitazione a buon mercato che potesse essere costruita velocemente ed in massa, senza essere troppo costosa. La sua importanza consiste nell’uso di molteplici tecniche di costruzione sperimentali che illustrano l’incrementale focus sul funzionalismo come visto nel curriculum accademico.
Di spiccata tradizione Bauhaus sono innanzitutto la pianta, quadrangolare, e la disposizione delle camere ad anello attorno al salotto, il quale è assolutamente centrale. Ogni spazio è stato designato con una specifica intenzione, e a tal proposito unicamente specializzato cosicché non possa essere usato per nessun altro proposito. Data la posizione assolutamente centrale del salotto, questo è illuminato grazie ad aperture a lucernario, le quali slanciano l’architettura della stanza verso l’alto e la rendono visibile dall’esterno. La maggiore altezza della stanza, combinata con la più ampia superficie calpestabile rispetto alle altre stanze, rendono la living room la zona più grande e di maggior respiro. Tuttavia, quello di dedicare più spazio alla zona salotto non è un concetto nuovo. È, infatti, una tendenza molto ricorrente anche nell’architettura razionalista, per la quale la zona soggiorno è il cuore assoluto dell’abitazione, perno attorno al quale tutta l’architettura dell’edificio si sviluppa.
Il celebre architetto Frank Lloyd Wright è un discepolo di questa teoria, come si può consultare in molti dei suoi progetti, uno tra i più importanti, La Casa sulla Cascata del 1939. In aggiunta, altra tecnica innovativa del Bauhaus consiste nello spogliare tutte le stanze da interni che non rispondono a funzioni strettamente necessarie per la conduzione dell’attività per la quale la stanza è stata designata. Esempio pratico ne è la cucina, che viene ridotta di dimensione ed è fornita solamente di piani ed utensili strettamente necessari per la preparazione dei cibi, al fine di ottimizzare i tempi.
Hans am Horn vuole essere un modello di casa riproducibile di massa e a basso costo, concettualizzato appositamente per la situazione storica della Germania post-guerra. Oltre a massimizzare funzionalità, il prototipo risponde alla necessità di riduzione dei costi. A tal proposito, mura e soffitto sono stati costruiti su blocchi di cemento, con un nucleo di scarti metallici, una tipologia di muratura leggera. Circa il sistema di isolamento e il pavimento della cucina, sono stati scelti materiali alternativi che a parità di rendimento, perché sono soluzioni impopolari o non pesantemente tassate, avevano un costo straordinariamente inferiore rispetto ai materiali usati tradizionalmente.
Insomma, tutto a Hans am Horn è stato scelto per offrire la soluzione ottimale in termini di minimizzazione dei costi e massimizzazione della resa, per rispondere al meglio alle necessità della società tedesca contemporanea.
Come nel prototipo appena analizzato, la produzione Bauhaus è organica, si sviluppa su un vasto ventaglio di tecniche. Ripugna ogni inflessibilità e promuove libertà e creatività individuale. Il risultato di tutto questo concettualismo erano spesso edifici utopici, designati per le persone, nati dalla forte ed estensiva collaborazione di tutti gli ordini studenteschi. Architetti, pittori e scultori collaboravano per trovare una soluzione armonica condivisa da tutti i membri dell’istituto, a prescindere dal campo di studio.
La missione finale di tutta l’arte è l’edificio! L’ornamentazione dell’edificio corrispondeva precedentemente allo scopo principale dell’arte visuale, ed era propriamente considerata una parte essenziale rispetto alla totalità dell’edificio. Ad oggi vive in compiaciuto isolamento, dal quale possono essere salvati unicamente grazie agli sforzi significativi e cooperativi di tutti gli artigiani. Architetti, pittori e scultori devono imparare una nuova maniera di osservare ed apprendere il carattere composito dell’edificio, sia nella sua totalità che nelle sue singole parti. Il loro lavoro ritornerà dunque ad essere imbevuto dello spirito dell’architettura, andato perso nell’arte da salotto[…].
Manifesto della Staatliche Bauhaus a Weimar. Scrive Walter Gropius, nel 1919.
Dopo la guerra, nella società artistica del Bauhaus, viene fatta tabula rasa di qualsiasi preconcetto e costrutto mentale associato ad ordini artistici. Ciò, al fine di creare un’unità nella diversità nell’arte, che potesse essere perpetuata anche nell’esistenza umana ed indirizzata ad un amore ed interesse rinnovato per il bene comune.
[…] quindi lasciateci creare una nuova corporazione di artigiani, libera dalla pretenziosa divisione di classe, tentativo di innalzare un’orgogliosa barriera tra artigiani ed artisti! Lasciateci sforzare, concepire e creare nuovi edifici per un futuro che comprenderà l’unione di tutte le discipline, architettura e scultura e pittura, e che si innalzerà verso il cielo dalle milioni di mani di artigiani come un chiaro simbolo di un nuovo credo che verrà.
Manifesto della Staatliche Bauhaus a Weimar. Scrive Walter Gropius, nel 1919.
Euristicamente, la ricerca del Bauhaus si colloca su un gradino spirituale elevato in quanto ambisce a ridare forma e significato alla manifattura moderna, che nel diciannovesimo secolo sembra aver perso anima, e si temeva che avrebbe avuto una ricaduta pesante sugli equilibri della società contemporanea. Nello specifico, l’obiettivo del Bauhaus consiste nel creare oggetti dall’utilità pratica senza sacrificare l’anima artistica. Tale anima artistica pulsa e vive, anche grazie alla compresenza di più stili artistici, in virtù dell’annullamento della gerarchia artistica. Architettura ed interior design, attività tessile e lavorazione del legno sono posizionati sullo stesso piano di scultura e pittura. Infatti, i prodotti di design ed architettonici nel Bauhaus sono anzitutto opere d’arte. Tuttavia, nonostante la meticolosa pianificazione e teorizzazione concettuale, l’intento di Gropius di promuovere l’unione delle arti si rivela presto finanziariamente impraticabile. Egli, quindi, reindirizza gli obiettivi del Bauhaus, promuovendo il design per la produzione di massa. È a questo punto che si viene ad affermare lo slogan della scuola “Arte nell’Industria”.
Il Bauhaus privilegia materiali semplici ma simbolici come vetro e metallo, dandovi una forma funzionale, puntando a modernità e semplicità, rivitalizzando i concetti del movimento Arts & Crafts in chiave industriale (Periton, 1996). Un approccio rivoluzionario che, tuttavia, si è dovuto interfacciare con problematiche pratiche strettamente legate alla lavorazione di questi nuovi materiali, come il controllo della temperatura. Le tecniche ed i concetti del Bauhaus provengono da numerosi movimenti artistici precedenti all’istituto, tra i quali, oltre all’Arts & Crafts, l’Art Nouveau e le interpretazioni internazionali di Jugendstil e Secessione Viennese. Da questi movimenti, il Bauhaus recepisce una nuova interpretazione e lavorazione viva e dinamica di materiali per natura freddi e statici. La loro particolarità si ritrova nell’acuta distinzione tra arti figurative ed applicate, ed opera col fine di riunire creatività e manifattura. La preminente influenza di questi movimenti nel Bauhaus si identifica nel primo periodo della scuola, negli anni nei quali preminente era il medievalismo romantico del Bauhaus nelle vesti di corporazione artigiana (The ArtStory).
Nel 1925, in seguito a complicazioni derivate dalla situazione politica in Germania, l’istituto viene trasferito da Weimar a Dessau. L’essenza del Bauhaus si dispiega appieno a partire dall’architettura dell’edificio, appositamente progettato. L’edificio è intriso dell’essenza della scuola, dai materiali usati, alla compenetrazione dei corpi architettonici, all’uso del colore e dalla sterilità e complessità della struttura architettonica. Elementi chiave dell’architettura modernista sono l’intelaiatura in acciaio, facciate continue in vetro ed una pianta asimmetrica, qui specificatamente a girandola. La particolarità del Bauhaus si rivede nell’accezione utilitaristica degli spazi e materiali: Gropius dispone aule ed uffici sulla base delle qualità architettoniche dell’edificio, al fine di massimizzarne l’efficienza. Questo approccio vincente sarebbe stato consistentemente ripreso in movimenti artistici ed architettonici futuri.
Nel 1928, alla direzione di Gropius succede quella di Hannes Meyer, il quale nonostante da una parte abbia mantenuto l’enfasi su un design riproducibile su massa, d’altra parte si è promosso per l’eliminazione di componenti curricolari ai suoi occhi troppo formali. Ha inoltre esaltato la funzione sociale di architettura e design, stressando ulteriormente l’attenzione per bene pubblico piuttosto che lusso privato. Tuttavia, la carriera di Meyer come direttore del Bauhaus ha avuto vita breve a causa delle continue pressioni dell’ala destra del governo, in continua crescita e sempre più potente.
A Meyer segue il celebre Ludwig Mies van der Rohe nel 1930, il quale rivoluziona per la seconda volta il curriculum scolastico, dando eccezionale peso all’architettura e neutralizzando l’indirizzo politico della scuola (Naylor, 1986). Mies van der Rohe è uno spiccato rappresentante dell’architettura funzionalista più tardi associata, come Gropius, all’International Style, direzione che, negli anni, aveva preso il Bauhaus. Col tempo, l’istituzione scolastica e mentale del Bauhaus subisce severi cambiamenti a causa dell’incombenza storica. Successivamente, data la situazione politica sempre più instabile, Mies è costretto a rilocare per la terza e ultima volta la sede del Bauhaus, questa volta a Berlino, nel medesimo anno della sua nomina come direttore scolastico, prima della chiusura definitiva della scuola nel 1933. Negli anni di Berlino, tuttavia, il Bauhaus aveva già accusato perdite importanti in termini di risorse umane e di risorse tangibili, indirizzandosi verso una dissoluzione progressiva.
La diffusione capillare in tempo presente dell’istituzione del Bauhaus deriva dal fatto che, durante la Seconda Guerra Mondiale, per scampare dalle persecuzioni naziste, il corpo docenti è emigrato oltreoceano, andando a profetizzare il messaggio del Bauhaus presso le istituzioni universitarie più celebri ai pari di Harvard e Yale.
Nel 1937 Moholy-Nagy, precedentemente collaboratore del Bauhaus, fonda il Nuovo Bauhaus a Chicago, e la storia continua, rendendo il Bauhaus un’istituzione ed uno stile architettonico e di design assolutamente attuale anche in tempi presenti