In occasione del ciclo di eventi La Primavera di Milano la Fondazione delle Stelline in collaborazione con l'archivio Emilio Scanavino ha organizzato la mostra dal titolo Nascenza dedicata all'artista ligure, a cura di Elisabetta Longoni. L'esposizione ha fatto conoscere una serie di lavori poco noti al pubblico, realizzati da Scanavino nella decade degli anni '60.
Quella per cui è riconosciuto l'artista ligure è un'arte informale con forti accenti espressionisti. Il periodo in cui l'artista si riconosce maggiormente nel movimento informale si può collocare tra la fine degli anni '50 e il 1966. La natura è in assoluto il soggetto predominante nella sua pittura. Ma la natura non viene rappresentata sotto forma descrittiva o narrativa: l'artista utilizza come strumento di espressione i suoi dettagli più marginali, insignificanti, come la crepa di un muro, una finestra o una porta.
Nella pittura di Scanavino sono poche le forme che si alternano, infatti la ripetizione del gesto è intrisa in tutti i suoi lavori, e questa avviene in maniera non premeditata, per lo più attraverso improvvisazione. Tra i simboli più forti utilizzati dall'artista, l'intreccio, il groviglio, è lo schema che si ripete in maniera più ossessiva, quasi rabbiosa e assume un significato centrale nella sua poetica.
Oltre alla serie di disegni in cui si alternano un ritmo di pieni e vuoti, la mostra alla Fondazione Stelline ha presentato un'esposizione di 17 sculture realizzate sia in terracotta che in bronzo, offrendo una rilettura del lavoro di Scanavino che dà rilievo agli aspetti più sperimentali delle opere. I lavori esposti rivelano un approccio diverso che si discosta dalla ricerca per l'Informale, e svelano un aspetto più intimo, misterioso, legato alla terra d'origine rievocato anche attraverso l'uso delle ceramiche di Albissola.
Vita e morte per Scanavino si scambiano spesso i ruoli in un gioco psicanalitico, accentuando la dimensione metamorfica naturale delle cose. Tra le sculture in terracotta esposte nella struttura milanese, ricordiamo Le uova mai schiuse di Hiroshima realizzate nel 1969. L'uovo è il nucleo da cui origina la vita e dall'altra la bomba che lo distrugge. Il richiamo al simbolo bellico non è casuale, infatti nel 1942 l'artista fu chiamato al servizio militare. Questa mostra ha permesso di esplorare in profondità il percorso artistico dell'artista, svelando passaggi chiave del suo pensiero che portano a interpretarlo come un precursore di forme ancora oggi attuali.