Oggi intervistiamo Raffaella Rossi, direttrice del Consorzio Umbria & Francesco’s Ways
Cos'è la Via di Francesco? E quali sono le tappe?
La Via di Francesco è una via di pellegrinaggio simile come idea al Cammino di Santiago o alla Via Francigena, ovvero un percorso a tappe che ripercorre i luoghi dove ha vissuto e dove ha camminato San Francesco d’Assisi. Si compone di diciotto tappe più altre tappe relative ad alcune possibili varianti. La Via di Francesco a differenza dei più famosi percorsi di pellegrinaggio non è una Via storica, ma è un cammino inventato, benché non artificiale, in quanto tocca tutti i luoghi più importanti della Vita di San Francesco, dove è nato, vissuto, dove ha predicato, costituito comunità ancora oggi esistenti, e dove ha realmente camminato.
La via del Nord, la via del Sud e la via di Roma. Come si articolano questi tre percorsi?
Il percorso di oltre 300 km, si articola su due direttrici che hanno sempre come fulcro Assisi, la meta del pellegrinaggio, partendo da La Verna per il percorso del nord e dalla Valle Santa Reatina per il percorso del sud, e passando attraverso luoghi meravigliosi della Toscana, del Lazio e soprattutto dell’Umbria.
Ci sono anche dei percorsi in bici?
La via è percorribile oggi in tre modalità differenti, così da raggiungere tre tipi di pellegrino/turista: si può percorrere a piedi, in bicicletta e a cavallo. Il percorso generale è sempre lo stesso, vi sono solo mappe differenti e piccole diversificazioni nel tracciato.
Come funziona l’accoglienza?
L’accoglienza è di due tipi, ben descritti nella guida La Via di Francesco edita nel 2012 e che quest’anno uscirà in seconda edizione: accoglienza povera, ovvero la possibilità di dormire presso conventi o parrocchie spesso gestiti da comunità francescane o di suore, con costi irrisori o addirittura con una semplice offerta, e poi l’accoglienza specializzata fornita dal Consorzio Umbria & Francesco’s Ways; per chi invece preferisce scegliere il tipo di struttura c'è un'ampia scelta tra hotel, agriturismi, case vacanze, residenze d’epoca e case religiose d’ospitalità.
E’ vero che è stato studiato un “menù del pellegrino”?
Sì, in effetti abbiamo presentato da poco più di un mese a Milano un progetto denominato Menù del pellegrino, che è diventato un marchio registrato e che parte da uno studio storico sull’alimentazione degli antichi pellegrini per poi arrivare a creare un menù definibile in quattro aggettivi: sano, tipico, etico e buono. Questi aggettivi ben descrivono i concetti che sono dietro al menù e che fanno riferimento allo studio nutrizionale dei prodotti di questo paniere e alla loro salubrità, alla tipicità, ovvero prodotti che sono storicamente del territorio umbro (ad es. la fagiolina del Trasimeno, la lenticchia di Castelluccio, l’olio). Inoltre si parla di eticità, perché si propone un menù legato alla stagionalità e aziende produttrici che sono poco impattanti sul territorio o che utilizzano strumenti di sostenibilità ambientale. Per ultimo ma non ultimo il concetto di bontà, ovvero una serie di prodotti di elevato livello qualitativo, che riprendono un antico concetto di ospitalità, ovvero dare all’ospite il meglio che c’è in casa.
Quale attrezzatura è consigliabile per affrontare questo percorso?
Per poter affrontare il cammino consigliamo di partire organizzando il viaggio secondo la propria preparazione fisica, senza prendere mai sottogamba le difficoltà che il percorso può riservare. Il consorzio solitamente suggerisce anche le tratte più adatte secondo la tipologia di viaggiatore. Per quanto riguarda gli strumenti, suggeriamo sempre calzature comode e calzini pesanti, pantaloni lunghi e corti secondo il percorso, berretti per il sole, K-way in caso di pioggia, una lampada elettrica e sempre una borraccia piena di acqua.
E’ necessario essere allenati oppure chiunque può intraprendere questa esperienza?
I percorsi sono diversi e di diversa difficoltà, quindi noi suggeriamo a ogni turista/pellegrino il percorso più adeguato rispetto alla sua preparazione o anche alla tipologia di gruppo; una proposta per famiglie terrà conto della presenza dei bambini, così come dell’eventuale presenza di anziani o portatori di handicap.
La via di Francesco è anche un cammino spirituale, per ritrovare se stessi. Cosa ne pensi? A quale altro pellegrinaggio lo assimileresti?
La Via di Francesco è soprattutto un cammino spirituale e non soltanto religioso, assimilabile come dicevo al più famoso Cammino di Santiago, ma da questo si differenzia a mio avviso per la maggiore presenza di patrimonio storico artistico e soprattutto perché è un cammino ancora vivo, perché reso vivo dalle comunità francescane ancora presenti lungo tutta la Via. La spiritualità quindi non è solo avvertibile nei luoghi in cui Francesco ha vissuto e ha predicato, ma anche e soprattutto nelle persone e nelle comunità con le quali ancora oggi ogni pellegrino può entrare in contatto e con cui può confrontarsi.
San Francesco, un uomo e un santo al contempo. Quali sono i tratti principali di questa figura e perché a tuo avviso è diventata famosa in tutto il mondo ed è una delle più apprezzate?
San Francesco è quello forse tra i Santi più comprensibile e avvicinabile ancora oggi da chiunque nel mondo. E’ una figura religiosa ma anche spirituale, legata a tematiche molto diverse tra loro ma per questo facilmente apprezzabili da chiunque. San Francesco parla di religione, ma anche di ambiente, è un Santo vicino agli animali e a tutta la natura, ma è anche il primo a tentare il dialogo con altre culture e con altre religioni. Cosa c’è di più moderno quindi di San Francesco? Sono riscontrabili in lui e nella sua vita tutti i più importanti temi del nostro tempo e quasi dovremmo considerarlo un moderno suggeritore, prendendolo come esempio e maestro quando ci confrontiamo con alcune emergenze culturali d ambientali dell’Europa e del mondo contemporaneo.
Quali sono gli insegnamenti di Francesco che a tuo avviso dovremmo adottare in questo tempo di crisi e di smarrimento?
Credo che il nostro Papa, che non a caso ha preso il nome di Francesco, abbia voluto dare un senso a ciò che il Signore disse a San Francesco attraverso il crocifisso: "Francesco, va e ripara la mia casa che come vedi è tutta in rovina". Forse è questo il messaggio, riparare la casa, restituire al mondo i valori, non solo quelli del Cristianesimo ma quelli della nostra humanitas, ritrovando il rapporto con le cose vere, i valori di famiglia e di comunità, un rapporto equilibrato con il Creato e con le Creature, lavorare per una pace interiore e con gli altri.
San Francesco diceva “Un raggio di sole è sufficiente per spazzare via molte ombre”. E’ così?
La figura di Francesco è positiva, in ogni sua frase l’approccio sereno alle cose del mondo e dello spirito è chiaro e netto. E questo sole di cui parla non è solo quello che ci scalda durante il cammino nelle sue valli in primavera o in estate, ma è anche quello che si ritrova nell’anima dopo aver percorso la Via di Francesco recuperando il proprio equilibrio interiore ed entrando in contatto con se stessi nel modo più profondo. Soprattutto, non perdere la voglia di camminare: io, camminando ogni giorno, raggiungo uno stato di benessere e mi lascio alle spalle ogni malanno; i pensieri migliori li ho avuti mentre camminavo, e non conosco pensiero così gravoso da non poter essere lasciato alle spalle con una camminata… stando fermi si arriva sempre più vicini a sentirsi malati… Perciò basta continuare a camminare, e andrà tutto bene.
Søren Kierkegaard. Puoi farci un commento?
Ogni persona ha un suo personalissimo cammino, che è la sua vita, e quando decide di mettersi in viaggio sulla Via di Francesco così come sul Cammino di Santiago ha un suo preciso obiettivo, che nasce dal cuore e dall’anima. L’importante in entrambi i casi e finire il cammino, raggiungere la meta, è questo il senso, con i propri tempi e modi, con le proprie inquietudini e speranze, nella vita e lungo la Via, l’importante è non fermarsi, perché è nel cammino e non nella metà il vero senso del viaggio.
Per maggiori informazioni:
www.viadifrancesco.it
www.umbriafrancescosways.eu