Tra le piante ad uso medicinale e aromatico, la Salvia occupa un posto d’onore; definita “erba dell’immortalità,” la sua fama, rimasta intatta per millenni, oggi è avallata da solide basi farmacologiche. Il termine Salvia deriva dal latino salvus, nel significato di "salvare", alludendo alle virtù curative di questa pianta.
Nell’antiche culture egizia, greca e romana era considerata sacra e per sottolineare le sue virtù medicinali la chiamavano “erba dell’immortalità”: un dono degli dei che conferiva non solo salute fisica, ma anche saggezza e pace interiore. La sua raccolta avveniva in determinati momenti dell’anno e spesso la recisione delle foglie, al fine di garantirne la purezza, doveva essere praticata solo con lame di bronzo o d’argento. Nel Medioevo, secondo i dettami dell’antica teoria delle segnature, le sue foglie, che per forma e rugosità ricordano le fattezze della lingua, erano raccomandate per curare le affezioni della bocca (semplice coincidenza o qualcosa di più?). Trovava consensi anche come antidoto a punture d’insetti, morsi di serpente e ogni forma di veleno.
Era convinzione che le sue proprietà benefiche contribuissero a salvare non solo il corpo, ma anche l’anima; infatti, veniva considerata un potente strumento divinatorio e un talismano a protezione di persone e ambienti. Conservata in sacchetti portafortuna o bruciata, serviva ad allontanare spiriti, streghe e folletti. A tali scopi era diffusamente coltivata nei giardini dei monasteri, in modo da poterne sfruttare le infinite proprietà medicamentose e garantire un’adeguata protezione dei luoghi sacri: il suo odore, oltre a essere sgradito alle anime corrotte, aveva il potere di “scacciare il maligno”. Una manciata di foglie di Salvia lanciate sul terreno o sollevate dal vento, nella loro apparente disposizione caotica, potevano dischiudere i segreti del destino.
L'intera pianta è ricca di olio essenziale (una mescolanza di tuione, cineolo, salviolo, pinene, salvene, borneolo, canfora, acetati di linalite e di bornile), flavonoidi, acido ursolico e oleanolico, una saponina acida, resine, sostanze estrogene, tanniche e amare (picrosalvina), vitamine B1 e C. L'aroma della Salvia è penetrante (soprattutto quando la pianta cresce in ambienti, caldi e soleggiati), particolarmente gradevole e adatto a molteplici usi culinari. Insieme al Rosmarino e all'Alloro è una delle erbe aromatiche più usate nella cucina mediterranea.
Sin dall’antichità viene utilizzata per esaltare il sapore e il gusto di varie pietanze a base di verdure, legumi (soprattutto fagioli e piselli), carni, pesci e formaggi freschi. È particolarmente adatta per insaporire brodi, bolliti e il burro fuso da usare come condimento. In Inghilterra viene impiegata, insieme alla cipolla, nella preparazione del ripieno per l'oca, mentre in Germania è indispensabile per aromatizzare la zuppa di anguilla. Altrettanto noto è il suo impiego nelle ricette a base di fegato, vitello (basti pensare ai famosi “saltimbocca” preparati con fette sottili di vitello, arrotolate con il prosciutto e salvia all'interno), agnello, selvaggina e carne di maiale (soprattutto negli spiedini misti di carne e salsiccia).
Molto apprezzate, per il loro sapore pieno e gradevolmente profumato, sono le foglie di Salvia pastellate e fritte in olio extravergine di oliva (con la frittura perdono anche quella leggera nota di amaro che si avverte quando vengono consumate fresche). A fine pasto per mantenere pulita la bocca si utilizzava una foglia fresca strofinata più volte sui denti e le gengive. Un'eccellente polvere dentifricia veniva realizzata macinando foglie essiccate di Salvia insieme a del pane carbonizzato sul fuoco.
Per uso erboristico si usano le foglie e le sommità fiorite, apprezzate soprattutto per le loro proprietà stomachiche, colagoghe, emmenagoghe, antisettiche, antidrotiche, astringenti e vulnerarie. Si dimostra utile nelle disfunzioni dell’apparato gastro-intestinale, stimolando l’appetito, la digestione, la funzionalità epatica, alleviando la nausea, i gonfiori e gli spasmi intestinali (soprattutto quelli causati da tensioni nervose). Come rimedio ad azione stomatica, la Salvia risulta efficace, in forma di collutorio, nei casi d’infiammazione oro-faringea e gengiviti (un'efficace ricetta è rappresentata da un infuso di foglie di Salvia, Malva e scorze di Limone). Stimola il sistema immunitario e agisce come potente antibatterico e antifungino: la sua somministrazione è quindi consigliata negli stati influenzali, nelle infezioni dell’apparato respiratorio (faringite, laringite, tonsillite, raffreddore e sinusite) e intestinale. Applicata localmente trova impiego nella cura di ferite, piaghe, irritazioni cutanee, scottature, vaginiti e candidosi (in forma di lavanda vaginale), punture d’insetti, foruncoli e acne.
Tra i suoi principi attivi la presenza di fitoestrogeni garantisce un’azione equilibrante la funzionalità dell’apparato genitale femminile, contribuendo ad alleviare i sintomi che accompagnano alcune delicate fasi ormonali; infatti può essere somministrata nei casi di mestruazioni dolorose, irregolari (assenti, scarse o abbondanti) e di menopause caratterizzate da vampate di calore, sudorazione (spiccata azione antidrotica), decalcificazione delle ossa e cambiamenti di umore.
Nella medicina popolare, la Salvia viene raccomandata negli stati di esaurimento nervoso, depressione, emicrania, scarsa memoria, intossicazioni fisiche (azione depurativa e diuretica) e problemi cardio-circolatori. Recenti studi scientifici hanno confermato che il suo olio essenziale, somministrato a dosaggi controllati, esercita un’effettiva azione terapeutica sugli individui affetti da cardiopatie ischemiche e scompensi cardiaci. In passato, una tecnica abortiva molto frequente consisteva nell’ingerire un’abbondante quantità di decotto concentrato di Salvia, sfruttando il suo effetto stimolante sull’utero: una pratica non scevra di effetti collaterali, spesso ad esito mortale. Pertanto, mentre un normale infuso o decotto di questa pianta non causa alcun tipo di effetto collaterale, la somministrazione dell’olio essenziale, ricca di tuioni e chetoni ad azione neurotossica, deve avvenire sotto il diretto controllo di un erborista esperto o di un medico (a dosaggi elevati alcuni principi attivi contenuti in questa pianta possono esercitare una spiacevole azione neurotossica).
Tra le numerose specie selvatiche che trovano impiego alimentare e fitoterapico si segnalano Salvia sclarea, Salvia pratensis e Salvia verbenaca; tra quelle esotiche sono oggetto d’interessanti studi e applicazioni farmacologiche Salvia miltiorrhiza, Salvia divinorum e Salvia cyanea.
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