Attraversiamo un’epoca di decadenza che sta mettendo sempre più in evidenza i pericoli del materialismo. Da quando l’essere umano si è allontanato dalla sua sfera spirituale, dal suo centro interiore, dalla ‘scintilla divina’ che giace nel suo profondo, dalla sua vera missione in questa terra, per rincorrere consumo, potere e successo, per coltivare illusioni su illusioni, sembra che la società si sia popolata sempre più di uomini e donne ipnotizzati, come se fossero saliti su un treno ad alta velocità senza una precisa destinazione che li sospinge tutto il tempo in una dimensione irreale e che per giunta non hanno nemmeno scelto.
L’essere umano ‘dormiente’ è facilmente preda, infatti, di istanze che provengono dall’esterno, dalla programmazione mediatica, dalla propaganda e anche dal mondo sottile.
Per non essere assoggettato a questi numerosi impulsi del mondo esteriore e non essere incessantemente attraversato da un’infinità di pensieri, da una serie di automatismi psicoemotivi estranei a se stesso, occorre che l’uomo si scuota dal suo torpore.
Come afferma Aurum nel suo libro La lampada della comprensione, la Mente nello stato di oscurità «è una schiava incatenata, dolorosa ed ipnotizzata testimone dello stato di tenebra nel quale è costretta» e quindi «può essere manipolata a piacimento». L’uomo moderno non ha coscienza, perché è governato dal meccanismo dei ‘pensieri associativi automatici’ generanti ‘autoipnosi’, insomma, è «un uomo che dorme, sebbene si creda sveglio».
Un uomo risvegliato, invece, è capace di compiere azioni che gli appartengono in profondità, perché quello che fa è davvero quello che vuole fare, quello che dice è proprio quello che vuole dire: si tratta, infatti, di un essere umano presente a se stesso, sincero, creativo, co-creatore della realtà.
Per potersi risvegliare, pertanto, secondo Aurum, l’uomo deve purificare la mente e il sistema psichico generale attraverso una «costante osservazione di sé nella vita quotidiana, al fine di bloccare il flusso psicoemotivo automatico e non essere un semplice reagente chimico, che produce un output automatico laddove viene inserito un determinato input. È necessario osservare se stessi spietatamente, scorgersi costantemente nella “ruota degli input-output automatici”, e rompere tale ruota attraverso la Presenza» fino a raggiungere uno «stato coscienziale di partecipato distacco (…) con Presenza costante e allo stesso tempo Imperturbabile Quiete».
Ma come è possibile lo sviluppo di questo stato di Presenza?
Aurum sostiene che si ci sia un mezzo pratico per effettuare un processo di rettificazione orizzontale, un metodo per rettificare se stessi; si tratta di un forma mentis, di un’attitudine costante che consenta di vivere rettamente; per vivere rettamente occorre pensare e agire rettamente.
Possiamo arrivare a questo obiettivo attraverso degli schemi che ci aiutano nel percorso della rettitudine, regolando la nostra condotta di vita sia interiore che esteriore: vivere cioè secondo le ‘Virtù Cardinali’ proposte nel Fedro di Platone, - il dialogo che presenta anche il Mito del carro e dell'auriga (che descrive la relazione esistente tra l'anima razionale e le altre due facoltà dell'anima, quella irascibile e quella concupiscente) - che sono le quattro seguenti:
- sapienza (σοφία);
- giustizia (δικαιοσύνη);
- fortezza (ἀνδρεία);
- temperanza (σωφροσύνη).
La ‘Sapienza’ (che per i cattolici è diventata la prudenza), si può apprendere nelle scuole iniziatiche tradizionali di conoscenza che ancora esistono e attraverso una serie di testi tradizionali dove è sopravvissuta la conoscenza integrale, come Le Enneadi di Plotino (che fece la propria opera filosofica a Roma), come Il Tao Te Ching «Libro della Via e della Virtù», il testo cinese fondamentale della tradizione taoista attribuito a Lao Tzu; come il Vivekacūḍāmaṇi «Il grande gioiello della discriminazione», il trattato filosofico-spirituale indiano attribuito al filosofo Śaṅkara; come la Bhagavadgītā, il testo sacro dell'Induismo dove il dio Kṛṣṇa, la Persona Suprema, parla in prima persona rivelando ai lettori la sua dottrina completa; ecc.
L’uomo deve ricercare in questo modo la Vera Conoscenza, la capacità di distinguere il bene dal male e l'utile dal dannoso, per migliorare se stesso come essere nuovo, comprendendo la struttura dell’Uomo, dell’Universo e oltre (Il Mondo degli Archetipi), nonché di cominciare a comprendere che esiste un Assoluto, ossia Dio.
Mentre la Sapienza è intellettuale, la Giustizia è un cammino più pratico. Praticare la ‘Giustizia’, significa dare a ognuno quel che merita: infatti non significa dare a tutti uguale, ma dare a ciascuno e a qualsiasi cosa ciò che merita, mantenendo la propria indiscutibile posizione, in mezzo alla tormenta della più totale immoralità e ingiustizia, che si svolge fuori di noi ma anche tenendo fuori di noi i pensieri corrotti dell’immoralità. Giustizia è anche avere rispetto e amore per noi stessi e per gli altri, secondo la massima ebraica:
«Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te».
Insomma: amati, rispettati, segui la Legge Cosmica Universale, il Dharma!
La terza Virtù Cardinale da applicare è la ‘Fortezza’: naturalmente queste Virtù vanno applicate tutte insieme, non possono prescindere l’una dall’altra, quindi l’uomo deve essere in grado di applicare anche la ‘Fortezza’, ossia quella facoltà, quello sforzo, che, nelle difficoltà immense che si incontrano nella vita, ci consente di rimanere fermi e costanti, perseveranti, nel nostro cammino di perfezionamento, di miglioramento, senza farci travolgere quindi dalle avversità, senza deprimerci, andando avanti a ogni costo, opponendoci con forza ai nostri pensieri più bassi, senza che prevalgano su di noi, quindi, elementi come viltà, pigrizia, paura e ingiustizia.
Nel contempo bisogna anche applicare la quarta Virtù, ossia la ‘Temperanza’, una virtù simile alla Fortezza, per regolare la nostra condotta di vita interiore ed esterna, ma che si rivolge soprattutto ai piaceri sensibili.
Possiamo essere ‘Temperanti’ quando riusciamo a governare l’attrazione istintiva, meccanica, nei confronti dei piaceri materiali che ci fa perdere il controllo: dobbiamo essere capaci di moderare come vogliamo la schiavitù verso i piaceri materiali. Questo non significa cancellare completamente questi piaceri: tutte le passioni più basse, le più grandi cattiverie, i comportamenti più ignobili, come rabbia, lussuria, violenza, vendetta. Dobbiamo prenderne piuttosto il controllo: il piacere del buon mangiare, per esempio, deve restare, ma evitando abbuffate indegne che poi ci possono far vivere con il senso di colpa per aver esagerato.
Le 4 Virtù Cardinali, pertanto, devono essere come 4 Stelle Fisse nel Cielo Interiore – come le intendeva Dante – accese nel nostro Firmamento tutte insieme, applicandole incessantemente nella nostra vita. In ogni singola situazione della nostra vita, nella relazione con il nostro mondo interiore, la nostra psiche, e col nostro cosmo esterno, dobbiamo applicare le 4 Virtù Cardinali in modo da poter controllare noi stessi, in modo da essere forti e stabili come un giunco di bambù (insomma contemporaneamente stabile e flessibile). Saremmo in grado, in questo modo, di passare dal mondo della circonferenza dove siamo ipnotizzati incessantemente, al centro della circonferenza dove potremmo essere veramente uomini.
Dopo aver raggiunto questo stato, potremmo anche effettuare un lavoro di ‘rettificazione verticale’ di elevazione cioè verso l’alto, ma le 4 Virtù Cardinali devono sempre continuare a guidare la nostra esistenza, per non perdere questa condizione di rettitudine. È un lavoro duro che si raggiunge lentamente minuto dopo minuto: questa ‘Presenza Mentale’ pian piano aumenta nel tempo fino a diventare costante e naturale, senza sforzi.
Quando siamo Presenti a noi stessi, possiamo davvero godere della vita, cominciare a creare la nostra realtà liberamente, fino a diventare co-creatori, facendo emergere la ‘scintilla divina’ che abbiamo dentro di noi.
La rettificazione orizzontale consente all’uomo ‘bestia’ di ritornare a essere uomo vero, a una umanità disumanizzata di virare verso un comportamento più umano; basta una massa critica di individui che fanno filtrare luce individualmente che si illumina una parte dell’Umanità anche collettivamente: un piccolo gruppo può portare questa illuminazione anche nel resto del mondo.
L’iniziato Aurum suggerisce anche l’«applicazione di tecniche psicofisiche di agevolazione della calma mentale e del raffinamento coscienziale», come per esempio la “meditazione del grande respiro” e parecchie altre.
Inoltre, attraverso il Mito del carro e dell'auriga - che serve a spiegare la teoria platonica della reminiscenza dell'anima che durante la reincarnazione conserva ricordi vissuti nel corso della sua vita precedente - si descrive proprio la Virtù della Temperanza, che consente il dominio dell'anima razionale su quella concupiscente e irascibile.
Narra di una biga condotta da un abile auriga, che personifica la parte razionale dell'anima (logistikòn).
La ‘ragione’ dell’auriga conduce la biga tenendo le briglie di due cavalli, uno bianco e uno nero: il primo rappresenta la parte dell'anima dotata di sentimenti di carattere spirituale (thymoeidès), e si dirige verso il mondo delle Idee; il secondo rappresenta la parte dell'anima concupiscibile (epithymetikòn) e si dirige verso il mondo sensibile.
La ‘ragione’ deve guidare queste opposte tendenze andando verso l'Iperuranio, il luogo metafisico a forma di anfiteatro dove risiedono le "Idee", perché l’anima deve contemplare il più possibile l'Iperuranio e assorbirne la Sapienza delle Idee.
La Sapienza dell’auriga-ragione deve tenere a bada il cavallo nero e sollecitare quello bianco affinché possa trascorrere più tempo possibile prima di "precipitare" nella reincarnazione. Se si precipita troppo presto nella vita terrena, si rinasce ignoranti, mentre chi contempla a lungo l'Iperuranio rinasce saggio come i filosofi.
Oggi il cavallo nero è molto più veloce nella corsa e il povero cavallo bianco arranca, l’auriga corre dietro a quello nero e l’Iperuranio con le sue sapienti Idee è sempre più distante dagli uomini, tanto che regnano ignoranza, saccenza e inconsapevolezza.
E forse non sarebbe sbagliato che anche noi diventassimo Sapienti, Giusti, Forti e Temperanti attraverso la pratica dell’Osservazione di Sé per salvare noi stessi e l’Umanità intera.