Brera, per chi vive a Milano è luogo mitico di trasgressione e trasformazione. Dalla sua origine religiosa medievale con un convento degli Umiliati divenne in seguito una cittadella della cultura con Accademia di Belle Arti, Pinacoteca, Biblioteca, Osservatorio Astronomico e Orto Botanico. Poi, nell’800, ecco la frequentazione degli scapigliati e il pullulare di case di piacere di cui sono rimaste ancora le ammiccanti decorazioni liberty. Infine, negli anni '70 del '900 l’ultimo sussulto trasgressivo come culla della contestazione freak.
Oggi c’è una statua che è come il simbolo della magnificenza del passato e dei problemi del presente, per scoprirla basta una visita al cortile del palazzo di Brera: nel mezzo giace supino il bronzo di Napoleone, il grande imperatore, protetto da una tecnologica teca-sala operatoria dove si cura dalle ferite inferte dallo smog ambrosiano. Tutti i milanesi si augurano che possa tornare sano ed eretto, anche come augurio di resurrezione morale, per la fatidica inaugurazione dell’Expo 2015, nata sotto cattivi auspici e impantanata ancor oggi in una sequela di scandali.
Il quartiere di Brera, tassello insostituibile dell’identità ambrosiana, ora è anche scintillante vetrina di empori di alta moda e di locali di tendenza, ultime eredità della “Milano da bere”, ma dietro questa maschera appariscente, qual è il vero volto della Brera 2014? L'abbiamo chiesto a Sergio Baroni, che dalla natia Romagna ha scelto di vivere qui e di mettere a frutto le sue conoscenze di arte e antiquariato aprendo una galleria in via Madonnina, proprio nel cuore di Brera.
Brera, dagli Umiliati ai movimenti freak ha sempre avuto una sua identità. E oggi?
Brera, come tu stesso suggerisci, ha sempre avuto un’identità in evoluzione e così anche oggi. Passeggiando per il quartiere si può ripercorrere la storia artistica e culturale di Milano. Le chiese presenti comprendono tutti gli ordini religiosi, abbracciando un arco di tempo che va dal IV-V secolo al XIX. Storia religiosa e storia laica si intrecciano nel Palazzo simbolo del quartiere: il Palazzo di Brera, che comprende la Pinacoteca, la biblioteca Braidense, l’Accademia di Belle Arti e l’Osservatorio astronomico e le cui vicissitudini testimoniano lo spirito di trasformazione che caratterizza l’area. Da proprietà degli Umiliati nel Trecento passò ai Gesuiti nel Seicento e, nel XVIII secolo, allo Stato austriaco, infine a Napoleone, subendo nei vari passaggi modifiche e ristrutturazioni, oltre a cambiare la propria funzione: da convento a sede di istituzioni culturali e museali. Anzi, fu tra i primi musei pubblici italiani, proprio per volere di Napoleone. Il palazzo inoltre fa onore all’origine del suo nome – brera deriva da braida, ortaglia – mantenendo l’orto botanico custodito al suo interno, oggi proprietà dell’Università di Milano, che se ne prende cura e che in origine era orto e frutteto degli Umiliati.
Una storia importante per la città di Milano, quella di Brera, che passa anche attraverso la vivacità artistica degli Anni '50 e '60 e sulla quale si innesta, senza snaturarla, la trasformazione ancora in atto ai giorni nostri, accogliendo il design e la moda. Basti pensare al Brera Design District in occasione del Salone del Mobile. Se prima l’unica zona del Fuorisalone era quella di Tortona, oggi sta venendo sempre più alla ribalta Brera, assieme a Ventura Lambrate, con grande afflusso di pubblico ed eventi di qualità. A ciò si aggiunga che le grandi maison che dettano il gusto in fatto di moda e di design amano sempre più ritagliarsi un presidio in Brera. La moda a Brera è diversa da quella del quadrilatero che fa capo a Montenapoleone: qui il carattere bohémien del quartiere richiede un’eleganza più discreta e sobria, linee giovani e casual. Le origini e lo spirito di Brera, a mio parere, sono sempre riconoscibili anche in questo processo di trasformazione, facendone uno dei quartieri più caratteristici della città che ancora mantiene le sue tradizioni.
Dietro la maschera di vetrine scintillanti e negozi lussuosi, quali problemi di fondo si nascondono?
Come dicevo, il quartiere è a tutt'oggi vivace e infatti non perde la sua vitalità al calare della sera, anzi. A differenza delle zone che vivono esclusivamente sullo shopping, a Brera quando le luci dei negozi si spengono, si accendono quelle dei locali, dai bar per l’aperitivo, ai ristorantini, ai locali notturni. Non va dimenticato che è da tempo una zona pedonale, oggi ancora più fruibile grazie alla recente pedonalizzazione dell’area Castello, che ne fa un unico grande spazio adatto a visite e passeggiate. Amata da sempre dal pubblico giovane di studenti e artisti, Brera è oggi particolarmente apprezzata anche dai turisti. Certo, non è più la Montmartre milanese dei ritrovi degli artisti del dopoguerra, ma il suo adattarsi allo spirito più modaiolo e l’apertura di nuovi negozi, bar e locali non ne ha cancellato lo spirito originale. La zona si è senz’altro raffinata, lo si può notare anche dai prezzi degli appartamenti fino a quelli dei generi di necessità; ma il carattere rimane pur sempre informale e di un’eleganza sobria. Eleganza che infatti non intimidisce cartomanti e artisti di strada che da sempre frequentano il quartiere e che ancora oggi sono presenti con i loro banchetti, tra vicoli e piazzette, di giorno e di sera.
Il quartiere, con i suoi musei, i suoi palazzi, le sue chiese è sempre stato uno dei fulcri culturali della città: cosa è rimasto di questo suo aspetto?
Brera rimane sempre uno dei centri culturali milanesi, benché in trasformazione, come già sottolineato. I suoi edifici storici e i monumenti sono spesso sede di eventi. Ricordo, all’ultimo Fuorisalone, che il bellissimo chiostro di San Simpliciano, sede del successore di Sant’Ambrogio, il vescovo Simpliciano, è stato teatro dell’evento Light e motion di Barovier e Toso; a mio parere una delle iniziative più sorprendenti della settimana del design. Un esempio, questo, della trasformazione di cui parlo: le strutture antiche a disposizione della cultura in accezione moderna, il design e la moda. Senza però dimenticare la cultura in senso classico: gli stessi edifici continuano a ospitare, come in passato, conferenze stampa, presentazioni di libri, vernissage e anteprime di mostre che si tengono anche in altre città, come nel caso de Lo splendore dell’affresco, in corso attualmente a Ravenna. E proprio per questo spirito che coniuga tradizione e innovazione, Brera si adatta bene alle contaminazioni di generi. Non a caso è spesso scelta per iniziative particolari, come è stato per la due giorni dedicata alla bellezza promossa dal magazine D La Repubblica. Il concetto di bellezza è stato raccontato, interpretato e discusso il 10 e l’11 maggio scorsi a Palazzo Brera con un programma ricco di incontri, che hanno visto la partecipazione di noti personaggi dello spettacolo e della cultura, e di eventi, fra cui una mostra fotografica, la proiezione di un film, un concerto. Il tutto arricchito da un percorso in alcuni negozi della zona con prodotti di una nota casa del settore cosmetico.
Vieni dalla Romagna padana: quale impatto ha avuto per te questo quartiere e perché l'hai scelto per la tua attività?
Ancora prima di aprire l’attività, ho scelto Brera per abitarci, perché mi piaceva il suo carattere vivace e popolare. Carattere che fortunatamente, come dicevo, ha mantenuto: quando si esce di casa, si incontrano persone che si conoscono da decenni. Ci si saluta, ci si dà il buongiorno, si chiacchiera nei negozietti, si prende un caffè… così come si faceva una volta in tutti i quartieri di Milano, ma che in gran parte non si fa più. Qui invece c’è ancora una comunicazione che dà un senso di comunità e di appartenenza. Trovandomi a mio agio, ho deciso di aprirvi un ufficio di consulenza antiquariale, ampliandolo in seguito con l’apertura della galleria di oggetti d’arte e di arte decorativa.
Brera è anche il quartiere degli artisti e delle gallerie: tu ne hai fondato e ne gestisci una: qual è il livello medio della ricerca e dell'offerta artistiche?
Oltre a Brera, vi sono altre zone in cui si concentrano negozi di arte e di antiquariato: Montenapoleone, via Santa Marta, via Pisacane e i Navigli, ognuna delle quali con una propria specializzazione nei diversi generi. L’offerta di Brera è varia, ma si distingue per la qualità piuttosto alta e il pubblico se ne accorge subito. Basta una breve visita per capirlo. E gli appassionati d’arte o i collezionisti lo sanno, così come gli stessi commercianti stranieri. Quanto già detto sul carattere del quartiere, vale anche per il settore antiquario e possiamo sintetizzare la qualità dell’offerta con le seguenti parole: raffinatezza, eleganza, ricercatezza, internazionalità.
Oltre che essere un esperto di antiquariato, ti occupi dell'organizzazione di mostre anche di autori contemporanei: parlaci della tua prossima esposizione.
Faccio una premessa importante: noto che oggi c’è una separazione netta tra antico e arte contemporanea, dovuta a un cambiamento di gusto nei giovani, orientati alla modernità, alla tecnologia, al design e di conseguenza interessati ad arredi contemporanei. A tale proposito voglio ricordare un grande critico d’arte come Hugh Honour, il quale sottolinea l’importanza del dialogo e dello scambio fra le diverse generazioni di artisti, facendo presente che tutti i grandi maestri, anche i più innovatori e rivoluzionari, hanno sempre guardato all’antichità e ai secoli passati. E’ un fatto culturale: conoscere ciò che è stato per poterlo rielaborare. Oggi invece c’è chi ama il contemporaneo e rifiuta la conoscenza del passato. Con questa mostra, in una galleria dedicata all’antico come la mia, assieme ad amici e collaboratori che condividono il mio stesso sentire, ho voluto mettere in evidenza la continuità e la contiguità tra passato, moderno e contemporaneo; come in un’affascinante casa, in cui la cultura raffinata e la conoscenza devono saper abbinare il design con oggetti d’arte antichi. La mostra, che si intitola Il volto e la maschera e che si tiene da giugno a settembre, offre una panoramica di volti e maschere del Novecento italiano, scolpiti nei più vari materiali - terracotta, ceramica, gesso, bronzo, cera - o dipinti e disegnati. Il tutto interpretato in una chiave psicanalitica, oltre che artistica. Anche in questo caso, la trasformazione di una galleria di antiquariato che si apre al moderno e al contemporaneo, si apre al cambiamento e alla trasformazione, senza rinnegare le origini. Proprio come Brera.